Gli organizzatori del presidio, quelli che facevano appello ad una piazza, così come una città, libera dalla militarizzazione ed ingovernabile, hanno ovviamente alcuni giorni prima diramato il comunicato a mezzo stampa, giusto perchè le intenzioni fossero pubbliche e pubblicizzate.
I due giornali locali non hanno tardato a pubblicare, almeno stavolta. Mentre La Nazione ha pubblicato il comunicato in mezzo alle lettere, il Tirreno ha agito in maniera ben più discutibile.
Il giornalista che ha ricevuto il pezzo ha pensato bene di inventarsi un "titolone" di quelli che colpiscono. Se la scelta fosse stata per mettere maggiormente in evidenza il pezzo, sarebbe apprezzabile, ma se le intenzioni erano quelle di allarmare mettendo in evidenza un messaggio fuorviante e pericoloso, allora sarebbe da preoccuparsi e da chiedersi per chi lavorano certi giornalisti del Tirreno.
Il titolo era: "Presidio contro i carabinieri".
Tale titolo ha ovviamente allertato la questura che non ha avuto problemi nell’identificare i "pericolosi" mandanti del comunicato, visto che sempre lo stesso giornalista non ha trascurato di mettere con nome e cognome il "portavoce" del presidio.
Si passava dall’intervento del Sindaco che loda l’operato della polizia e dei carabinieri, che non solo è un bene che ormai stazionino stabilmente in piazza Vettovaglie, come se fossimo in una zona di guerra, ma confessa che addirittura la famosa proposta di blindare piazza dei Miracoli nasce proprio dall’idea di "liberare" altri agenti che invece che stare al Duomo, ormai blindato, si possono spostare nelle zone del centro.
Una città sotto assedio insomma.
Poi la parola passava ai commercianti che soprattutto per bocca della proprietaria della friggitoria di piazza Sant’Omobono, dichiarava che ai carabinieri lei gli offre caffè e cena e che spera non se ne vadano.
La realtà è che molti giovani e meno giovani, sabato sera, così come nelle ultime settimane, si sono sentiti controllati a vista come se fossero pericolosi criminali. Questo ha fatto si che molti, pur di non ritrovarsi davanti la mano militare dello Stato, hanno preferito girare alla larga da Sant’Omobono, rimanendo pur sempre nelle vicinanze. Speriamo che questo sia un segnale da registrare anche per i commercianti di quella zona.
La situazione, già tesa di per sè, grazie all’operato della stampa cittadina, si è sbloccata intorno a mezzanotte, quando una quarantina di "incappucciati" con buste di carta, hanno preso parola intorno ad un presidio che riempiva la piazza. Gli incappucciati, dichiarando di essere non identificabili e quindi mostrando la loro ribellione ai controlli imposti sulla piazza, hanno successivamente delimitato la zona dove stazionavano i carabinieri con nastro bianco e rosso.
Dal fondo del presidio si sono avvistati però anche tre persone che sembravano un po’ spaesate, estranei a quanto stava accadendo. I tre rappresentavano il comitato della cittadella per il quieto vivere, o almeno così abbiamo creduto in prima istanza, anche se in realtà uno di loro è uscito poi con un comunicato che rimanda ad una lista civica, pur essendo lui stesso appartenente anche al comitato.
Ovviamente non potevamo esimerci da spendere due paroline nei confronti di eccellenti rappresentanti di quella Pisa benestante che abita in centro e che vorrebbe la quiete e il dolce dormire.
Il confronto che si è svolto in mezzo alla mischia, con toni e parole anche molto dure, ha posto al centro della discussione più di un paio di elementi.
Prima tra tutti è uscita la frustrazione di chi abita in periferie desolate e deserte, che viene a vivere il centro dopo una settimana di lavoro o studio e vorrebbe poter frequentare tranquillamente le strade di quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della sua città, senza sentirsi sotto stretto controllo.
Se il problema è che chi abita in centro invece vuole solo dormire, qualcuno proponeva provocatoriamente di invertire le parti, che il comitato per la "cittadella ed il quieto vivere" vada a stare in periferia, dove regna la solitudine del cittadino e il silenzio opprimente, ed in centro ci vadano i migliaia di giovani o meno che non possono permettersi gli affitti da capogiro del centro storico, ma che apprezzano la vitalità e il flusso di persone.
La rabbia è stata più volte espressa sia verso il comune, che appoggia la città che vuole dormire (parole dell’assessore Eligi) giusto perchè sono i "pisani doc." del centro storico, che votano e "fanno opinione" sui giornali, non certo i 30.000 studenti fuori sede che vorrebbero una città meno blindata e più viva, ma nemmeno i precari pisani che scappano dal centro e vivono sempre più in periferia, tra i casermoni in cemento ed ex quartieri ridotti a dormitorio.