“Pax Americana” in Honduras. E la Resistenza?

Mel Zelaya e Roberto Micheletti raggiungono un accordo sotto l’egida statunitense che forse già domani potrebbe riportare al governo il presidente legittimo che gestirà il processo elettorale del 29 novembre viziato dal golpe del 28 giugno. Intanto anche ieri la repressione ha disperso con violenza un’enorme manifestazione popolare.

Oltre 20.000 persone si erano radunate intorno alla Facoltà di Pedagogia per dimostrare quanto intollerabilmente viva è la Resistenza al golpe in Honduras.
La notizia della grande politica è quella che c’è l’accordo.

Facendo passare anche una scoria della politica del passato come Roberto Micheletti come un grande statista, il vice di Hillary Clinton per l’Emisfero Occidentale Thomas Shannon, solo accompagnato dal vice segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani, ha convinto il presidente deposto Mel Zelaya.

Questo sarà un “Re di Maggio” per appena un mese, di qui alle elezioni del 29 novembre, rimesso a cavallo dal Congresso che lo aveva deposto. Sarà un “Re di Maggio” ma il bicchiere è anche mezzo pieno perché non saranno i golpisti ad umiliare direttamente il processo elettorale.
La forma è salva ma la sostanza democratica resta calpestata.

Con gli ultimi dettagli, il voto del Congresso e non della Corte Suprema a decidere il ritorno di Zelaya, cadono le pregiudiziali al non riconoscimento del voto del prossimo novembre da parte dei paesi dell’OSA e dovrebbero cadere anche quelle dei due candidati espressione della Resistenza contro il colpo di Stato, Carlos H. Reyes e Cesar Ham.

Da tempo sono già in campagna elettorale i quatto candidati golpisti (un ossimoro, i candidati a elezioni democratiche che hanno appoggiato il golpe), Porfirio Lobo Sosa, del Partido Nacional, Elvin Santos, del Partido Liberal, Bernard Martínez, del Partido Innovación y Unidad e Felícito Ávila, della Democracia Cristiana.
Finisce così apparentemente a tarallucci e vino un colpo di stato durato quattro mesi.

Un colpo di stato che solo nelle grandi città (nessuno sa cosa è successo davvero nell’interno) ha causato almeno 24 morti ammazzati, centinaia di persone ferite da colpi di arma da fuoco o percossi selvaggiamente, almeno 3000 detenzioni illegali, centinaia di torturati e alcune decine di persone le sorti delle quali sono tuttora sconosciute. Sono desaparecidos la situazione dei quali dovrà immediatamente essere risolta da Zelaya.

Quella del “Re di Maggio” Zelaya sarà una breve “primavera camporista” a meno che le elezioni non diano la straordinaria del tutto improbabile sorpresa di un’elezione di Carlos H. Reyes alla presidenza. Forse il primo passo sarà l’avere per la prima volta la forza per far nascere un partito vero che si opponga alle oligarchie che hanno sempre dominato il paese e che con il golpe hanno sconfitto il cambiamento pacifico possibile con l’Assemblea Costituente.

Ma in Honduras, un paese dove nessuno, né i golpisti né la CIA, aveva previsto che potesse sorgere una Resistenza indomabile, che in mesi di lotta ha messo fianco a fianco centinaia di migliaia di persone, ha tessuto alleanze, fratellanze e sorellanze, leggende, martiri, reti elettroniche e non, oggi tutto è possibile.

di Gennaro Carotenuto, 30 Ottobre 2009, http://www.gennarocarotenuto.it/

 

Articoli correlati:

Honduras: dittatura, coprifuoco, resistenza.


28 Settembre, 2009

Questa voce è stata pubblicata in Dal Mondo. Contrassegna il permalink.