Il referendum dei metalmeccanici e l’accordo capestro.

Riceviamo e pubblichiamo:
La porcata del nuovo “contratto nazionale” (!) dei metalmeccanici (che Cisl, Uil e padroni di Federmeccanica hanno firmato il 15 ottobre) sta per passare all’archivio storico delle spudoratezze sindacali con l’assemblea nazionale del 6 novembre a Bergamo, dove i “delegati” (!) dei due sindacati-vergogna saranno costretti a inchinare servilmente la testa e a dire SÌ al volere dei loro capoccia e del padronato che li manovra come burattini.

Eppure, dal 15 ottobre stesso fino al 23 (giornata di sciopero generale dei sindacati di base, che anche in Magna ha raccolto consensi significativi), l’opposizione operaia a quella specie di “accordo” separato è stata intensa, rabbiosa e diffusa in tutt’Italia. Ma Cisl e Uil sono talmente compromesse e in combutta coi padroni e col governo (coi quali il 22 gennaio hanno stretto un generale patto antioperaio), che hanno chiuso ogni tipo di ascolto dei lavoratori e vanno avanti come panzer sulla strada dell’abbattimento di quel poco che resta della democrazia sindacale.

A Bergamo sarà spudoratamente approvata un’intesa che, insieme ad altre “ciliegine”,
1)fa passare da 2 a 3 anni la durata del contratto nazionale;
2)prevede aumenti salariali in 3 rate (1/1/2010, 1/1/2011, 1/1/2012), che in tutto per il 5° livello significheranno mensilmente 110 euro lordi (73,50 netti) nel 2012, quando l’inflazione se ne sarà già mangiati di fatto la metà, mentre la 1a rata nel 2010 sarà di 28 euro lordi (19 netti): una provocazione e un’offesa al bisogno economico delle famiglie e alla dignità operaia. Figuriamoci cosa succede per il 2°-3°-4° livello! In compenso, il 7° livello avrà aumenti superiori di più del 100% a quelli del 1° livello;
3)peggiora, rispetto al contratto in vigore, il diritto individuale volontario al part-time e la prospettiva di assunzione a tempo indeterminato per i lavoratori precari;
4)fa diventare la contrattazione in azienda una barzelletta in cui a ridere saranno solo i padroni, perché sarà basata esclusivamente sull’efficienza aziendale e potrà anche prevedere il peggioramento delle condizioni fissate dal contratto nazionale;
5)imbalsama le vertenze aziendali, nel senso che introduce una serie di procedure finalizzate a congelarle, a impedire che sfocino in azioni di lotta, a toglierle dalle mani della RSU per metterle in quelle dei sindacati territoriali.

La Fiom/Cgil ha deciso di contrastare quest’intesa, programmando una manifestazione a Bergamo il 6 novembre e 4 ore di sciopero articolato tra il 9 e il 13 novembre.
Il COBAS, che sarà presente in queste scadenze, ritiene al tempo stesso che, senza perdere troppe ore di salario, mai utile come di questi tempi, occorre che gli scioperi siano attuati con forme che facciano molto più male ai padroni che agli operai e che rendano visibile la lotta, facendola diventare un punto di riferimento utile anche per altri settori di lavoratori alle prese con la crisi economica e sociale e coinvolgendo in particolare le aziende della propria zona industriale, in cui ci sono più difficoltà a prendere autonomamente l’iniziativa sindacale.

E bisogna anche dire che, per rovesciare la logica perfida che ha ispirato l’ “accordo” separato, non solo si deve indire il referendum per sotterrarlo sotto una montagna di NO, ma è anche necessario rivendicare:
forti aumenti salariali uguali per tutti e riduzione delle tasse su salari e tredicesime;
indennità di cassa integrazione che duri quanto sarà necessario, che sia estesa a tutte le aziende in crisi e che non sia la miseria attuale;
blocco dei licenziamenti;
tutela intransigente della salute e dell’integrità fisica sul posto di lavoro;
rispetto integrale del diritto di sciopero.

COBAS Lavoro Privato.

 

 

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