Espulsioni, un charter firmato Ue

I 27 Paesi dell’Unione Europea pronti a una politica comune di rimpatri
con voli aerei. Finanziati dai contribuenti e gestiti da Frontex

Per la prima volta, per l’espulsione degli immigrati in situazione di
irregolarità, i politici del Vecchio continente hanno chiesto la
creazione di "voli di ritorno comuni", finanziati dall’Unione Europea.

Alla Commissione di Bruxelles è stato chiesto di esaminare questa
possibilità per l’inizio del 2010. I voli charter verrebbero spesati da
Frontex, l’agenzia dell’Unione incaricata della sicurezza alle
frontiere. Sono state Italia e Francia a chiedere che la questione
fosse trattata dai Ventisette. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy
si è rallegrato di tale risultato, definendolo ‘un grande progresso’ e
proponendo inoltre la creazione di guardie di frontiera europee.
Sarkozy ha chiaramente espresso la sua posizione, analoga a quella del
governo Berlusconi: "Chi non ha documenti in regola, deve essere
rimandato al proprio Paese di origine. Con dignità, certamente, ma deve
essere rimandato a casa sua". Il vicepresidente della Commissione,
Jacques Barrot, incaricato delle questioni riguardanti gli immigrati,
ha tuttavia messo in guardia contro il rischio di un eccesso di rigore:
a suo parere, l’aspetto della sicurezza va equilibrato con quello
umanitario.

Sarkozy ha già dimostrato la sua linea dura nelle politiche di
espulsione, attraverso un volo ‘comune’ gestito con la Gran Bretagna,
di 27 afgani che vivevano dal 2005 nel ‘Jungle’, un campo profughi
improvvisato fuori Calais insieme ad altre 250 immigrati. Molti di
questi sono stati rispediti "a casa loro" nonostante una casa non ce
l’avessero più, o il loro Paese non sia esattamente uno dei luoghi più
sicuri al mondo. Ma si sa, la gestione dell’asilo politico è uno dei
buchi neri di un’Europa che ha smarrito la sua tradizione di
accoglienza. Sulle 121 mila domande di asilo sottoposto all’Alto
commissariato Onu per i rifugiati nel 2008, i 27 Paesi della Ue ne
hanno accettate 4.378, contro le 60 mila degli Stati Uniti. La
situazione varia da Paese a Paese: sempre nel 2008, i 400 mila
residenti di Malta hanno accolto le domande di 1.405 rifugiati, mentre
11 milioni di greci solo a 375.

Per quanto riguarda l’attività dell’agenzia Frontex, il
vicedirettore Gil Arias Fernandez ha reso noto la settimana scorsa che
il numero dei migranti fermati alle frontiere europee, 51,600, è
diminuito nei primi sei mesi del 2009 del 17 percento rispetto all’anno
precedente. Nonostante questo, gli sbarchi in Grecia sono saliti da
9.500 a 14 mila. La Grecia sopporta il 70 percento dell’immigrazione
clandestina. L’Italia il 13 percento. La Spagna il 7 percento.

(fonte Luca galassi – Peacereporter.net)

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