anarchico e anticlericale Francisco Ferrer, nato nel 1859 e fucilato il 13 ottobre 1909 con la falsa accusa di essere stato a capo di un insurrezione popolare che sconvolse la città di Barcellona. In realtà i motivi che condussero il Tribunale di guerra di Barcellona alla decisione di condannare a morte Ferrer risiedevano nelle forti e diffuse pregiudiziali politiche e morali, alimentate dai settori più conservatori del mondo cattolico di allora, che vedevano nell’educatore catalano il "prototipo" del più accanito anticlericale, massone e libero pensatore. Inoltre, Ferrer era osteggiato perché all’inizio del secolo XX aveva creato un sistema alternativo di Scuole moderne e razionaliste che si contrapponevano ai modelli educativi cattolici che allora avevano una indiscussa egemonia sul sistema scolastico iberico.
è importante anche per la storia della nostra città e leggendo l’appronfondimento capirete subito il perchè.
Il centenario della morte di Ferrer è passato da meno di un mese, ma alcuni aspetti della sua storia sono seriamente attuali.
Il nostro riferimento va alla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che su istanza presentata da una cittadina italiana ha dichiarato che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni" .
Tutta la politica di Palazzo si è dimostrata prona al soglio pontificio.
Altra vicenda, a cui accennavamo sopra, riguarda invece l’iniziativa che hanno preso i membri dell’UAAR (Unione Atei, Agnostici e Razionalisti) in merito alla “pubblicità atea”, finalmente sbarcata anche a Pisa, ma non senza una spiacevole sorpresa.
Insomma i moti rivoluzionari e le sommosse anticlericali sono solo un ricordo, che è bene tener vivo, mentre l’oscurantismo clericale continua ancora oggi ad essere una realtà imperante.
UNO SCIOPERO GENERALE A PISA NELL’OTTOBRE 1909
“Chiuso per lutto mondiale”
Alla fine di luglio del 1909, a Barcellona, un’insurrezione popolare spontanea di protesta contro l’invio da parte del governo spagnolo di truppe di riservisti in Marocco per reprimere le sommosse dei mori, sfocia in quella che poi sarà ricordata come la “Semana tragica”. Il popolo padrone della piazza per alcuni giorni scatena la propria rabbia contro le autorità ecclesiastiche ritenute complici della politica colonialistica del governo.
Ferrer è un anarchico, libero pensatore e massone, nato in una cittadina della Catalogna (Allela) nel 1859, promotore di un’importante rete di Scuole moderne e razionaliste che si contrappongono in Spagna al sistema educativo dominante egemonizzato dalla Chiesa Cattolica. Per questo motivo l’educatore catalano viene più volte perseguitato e arrestato e le sue scuole chiuse.
In tutta Europa le testimonianze sui fatti di Barcellona destano indignazione e a Parigi si costituisce un “Comitato di difesa delle Vittime della repressione spagnola” che ben presto, dopo la notizia del nuovo arresto di Ferrer, viene emulato in centinaia di altre città. Anche in Toscana l’eco degli avvenimenti spagnoli colpisce il vivace mondo della sinistra, già mobilitato per le numerose iniziative anticlericali e in fermento per la notizia che alla fine di ottobre l’“odiato despota” della Russia, lo Zar Nicola II, verrà a far visita a Vittorio Emanuele III.
In un clima da “fronte unico”, lasciate da parte differenze e polemiche, nasce e si sviluppa una grande campagna a favore dell’educatore catalano che trova il consenso e la partecipazione oltre che delle sezioni della Federazione dei liberi pensatori, di tutto il movimento anarchico, dei repubblicani, dei socialisti, dei massoni e finanche dei liberali progressisti.
Le autorità, impressionate dalla crescita delle iniziative, cercano di contenere la protesta vietando manifestazioni e comizi, come nel caso di Pisa dove l’Associazione Razionalista è costretta a convocare una prima grande manifestazione per il 10 ottobre in un teatro al chiuso. A questo appuntamento prendono parte tutti i principali esponenti dell’anarchismo toscano e delle altre forze della sinistra: sono presenti oltre al decano Faustino Sighieri, padre del deputato repubblicano Ettore, Pasquale e Zelmira Binazzi, Paolo Schicchi, Roberto ed Eugenia D’Angiò, Francesco Saverio Merlino e per i pisani Pompeo Barbieri, Priscilla Poggi e Virgilio S. Mazzoni.
Per oltre una settimana le cronache delle agitazioni “pro Ferrer – nate contro il governo spagnolo e sfociate in quello che può considerarsi l’unico caso di sciopero politico soprattutto contro la Chiesa cattolica nella lunga storia del movimento operaio italiano e internazionale – occupano le prime pagine di tutti i maggiori quotidiani nazionali. «Il Corriere della sera» per diversi giorni dedica ampio spazio alle notizie dalla Spagna e alle proteste che in tutto il mondo si sviluppano contro la condanna a morte dell’educatore catalano.
Il 12 e il 13 ottobre «Il Corriere della sera» e «La Nazione» aprono i propri giornali con questi titoli: “Comizi, tumulti e proclamazione di sciopero per la temuta esecuzione di Ferrer”, “Giornata di comizii per Ferrer” con accanto l’ultima notizia arrivata “Ferrer perduto?”, seguono la cronaca del grande comizio del 12 ottobre di Roma e i primi resoconti delle proteste in tutta Italia, Trieste e Trento comprese. Il giorno seguente alla notizia ormai certa dell’avvenuta esecuzione «Il Corriere della sera», come molti altri quotidiani nazionali, assomiglia ad un “bollettino di guerra”: da Roma a Milano, da Napoli a Torino, da Genova a Firenze e da tutte le capitali europee giungono notizie di manifestazioni, scioperi e scontri.
Pisa città “dannata”
A Pisa appena la notizia della fucilazione di Ferrer si diffonde nel tardo pomeriggio del 13 ottobre, i gruppi anarchici si riuniscono e organizzano una manifestazione non autorizzata di alcune centinaia di lavoratori che impone la chiusura dei negozi e si dirige verso l’arcivescovado al grido di “abbasso i preti, abbasso [la] Spagna e [i] gesuiti”. In piazza Garibaldi, parla Paolo Schicchi; Mazzoni invece pronuncia un breve discorso nella sede dell’“Associazione Razionalista”. La mattina del 14 ottobre, Pisa deve sembrare una città in stato d’assedio, con drappelli di cavalleggeri che percorrono la città da nord a sud, da est a ovest.
Nei giorni seguenti al 16 e 17 ottobre, mentre in tutta Italia la situazione ritorna alla normalità e le proteste si affievoliscono, il governo Giolitti si prepara ad accogliere lo Zar Nicola ii, imperatore di Russia, in visita a Vittorio Emanuele iii, in un clima di forte preoccupazione per il timore di proteste e scioperi, per altro già annunciati dal psi e dalle altre forze popolari. La visita dello Zar è breve e blindata da un eccezionale schieramento di forze armate e di polizia e avviene nella tenuta reale di Racconigi in Piemonte.
I giornali nel frattempo registrano il numero dei manifestanti arrestati – trecento soltanto a Roma – dei feriti e dei danni causati dagli “atti vandalici”. «Il Corriere della sera» “biasima” gli “eccessi della folla” e registra il ritorno della “piazza” alla normalità.
Lo sciopero per Ferrer è stato un moto spontaneo di piazza, non c’è stata direzione, ogni Camera del lavoro lo ha indetto autonomamente, i comizi hanno trovato tutte le varie parti politiche concordi e disponibili, i cortei hanno percorso le vie delle città trasportati da un impeto di indignazione e “rabbia civile”, gli eccessi, le violenze sia da parte dei manifestanti che da parte delle forze dell’ordine sono state un corollario inevitabile.
Il ricordo di Ferrer a Pisa e in Toscana
La storia di Ferrer diventa, così, il simbolo della battaglia anticlericale e come tale viene in più occasioni richiamata. L’immagine del martire del libero pensiero che sacrifica la propria vita per un’idea di libertà e progresso attraversa le “comunità sovversive e popolari” di ogni città, paese e sobborgo più sperduto della Toscana. Già dalle prime settimane seguenti la fucilazione, dopo lo sciopero e i tumulti di protesta, le associazioni popolari si fanno promotrici di progetti per monumenti e lapidi a “ricordo imperituro” dell’educatore libertario.
de la regione e de la scienza
fu il delitto capitale
di Francisco Ferrer
nel cospetto di coloro
che in nome di dio e del re
lo vollero morto.
Ma la sua ultima voce
coperse il fragor de’ fucili
destò gli echi del mondo
e sommosse l’anima,
o forte Spagna giovane,
del popolo tuo cavaliere.
I razionalisti e i liberi pensatori pisani
ne l’anniversairo del sacrificio
XIII ottobre MCMX
Q.M.P.
Alla ripresa del corteo “i vessilliferi di tutti i sodalizi seguiti da tutto il popolo passarono abbassando i loro labari dinanzi al ricordo marmoreo del martire e deponendovi le corone votive”. Dopo un lungo percorso per via S. Martino, ponte di Mezzo e lungarno Mediceo la manifestazione si conclude in piazza S. Silvestro dove parlano per gli anarchici Gino Del Guasta e per i socialisti Francesco Saverio Merlino. Il giornalista de «L’Avvenire anarchico» chiude la propria cronaca con le seguenti parole: "Nessun incidente, salvo un molto espressivo unanime rovesciamento di bandiere dinanzi al viceconsolato Argentino, al Palazzo del deputato dei clerico-moderati pisani G.B. Queirolo ed alla chiesa di S. Matteo, l’unica incontrata lungo il percorso". La lapide inaugurata nel 1910 a Pisa venne poi rimossa e distrutta dai fascisti negli anni Venti.
Una coda delle manifestazioni commemorative in Toscana nell’ottobre 1910 rimane a Santa Croce sull’Arno ed è anche una testimonianza delle tensioni sociali esistenti all’epoca tra il mondo laico e “sovversivo” e il mondo cattolico. Nella cittadina sulle rive dell’Arno, dopo che Francesco Saverio Merlino ha tenuto una conferenza commemorativa “pro Ferrer” il 13 ottobre, il 19 gli anarchici organizzano uno sciopero generale contro una processione religiosa. Le autorità preoccupate per il rischio di incidenti fanno accorrere in città il 3° Battaglione del 29° Reggimento di Fanteria seguito da 150 carabinieri e 70 poliziotti. “Lo sciopero proseguì ordinatissimo fino al termine delle feste religiose, e fu così completo, che il paese rimase al buio essendo stata lasciata inoperosa persino l’officina elettrica”, così concludeva “Doctor Mefisto”, alias Virgilio S. Mazzoni, il suo articolo su «L’Avvenire anarchico» dal titolo altisonante La guerra a S.ta Croce sull’Arno.
Negli anni seguenti il ricordo di Ferrer diventa parte del rituale laico della cultura sovversiva di tutta la Toscana. La persistenza e il radicamento del “mito” dell’educatore, anche dopo diversi anni, nelle classi subalterne toscane, sono testimoniati paradossalmente anche dalla perseveranza con cui i fascisti al potere, dopo il 1922, si affrettano, abbandonando il loro primitivo anticlericalismo, a rimuovere e tempestivamente distruggere ogni monumento o lapide in suo ricordo. Per il fascismo Ferrer è il rappresentante di quel mondo “sovversivo” ormai equiparato in toto al “bolscevismo”, estraneo alla tradizione “nazionale e cristiana” dell’Italia e, dunque, da “estirpare” dal territorio nazionale.
Nel secondo dopoguerra in alcune città come Santa Croce sull’Arno e Piombino vengono nuovamente intitolate le strade mentre a Rosignano Marittimo, Campiglia Marittima e Carrara vengono ricollocati i monumenti e le lapidi rimossi precedentemente. A Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto, nell’atrio del palazzo comunale accanto alle lapidi ricollocate subito dopo la fine della guerra, che ricordano il filosofo Giordano Bruno e il passaggio di Pietro Gori, avvenuto il 5 ottobre 1901, fa bella mostra di se un marmo con inciso il seguente messaggio: “I lavoratori di questa terra / vollero ricordato / FRANCISCO FERRER / nato il 13 gennaio 1859 / ucciso il 13 ottobre 1909 / dalla implacabilità del dogma /. Egli sognava / una bontà semplice e un’armonia sociale / e le consacrò coi fatti / nelle prime e nelle ultime ore. Alla lapide di Monterotondo Marittimo segue quella di Montecatini Val di Cecina, in provincia di Pisa, ricollocata l’8 settembre 1947 insieme, ovviamente, a quella a Giordano Bruno. L’iniziativa che coinvolge l’intera comunità, le autorità parlano di circa millecinquecento cittadini presenti, è l’occasione anche per inaugurare le bandiere delle sezioni comunista, socialista e del gruppo femminile comunista, al comizio finale per gli anarchici parla l’individualista Enzo Martucci.
A Roccatederighi, paesino di minatori della Maremma grossetana e frazione di Roccastrada popolata da qualche centinaio di “anime”, nell’estate del 1948 è ricollocato il busto di Ferrer scolpito dallo scultore grossetano Ivo Pacini. La cerimonia d’inaugurazione è semplice ma carica di significati, l’oratore della giornata, Riccardo Sacconi, – militante della vecchia guardia assai conosciuto in tutta la Maremma per aver guidato per tanti anni la cdl di Piombino – di fronte al popolo di Roccatederighi e al locale gruppo anarchico, riconsegna alla comunità il monumento che ancora oggi fa bella mostra di se all’ingresso della vecchia porta medievale della rocca castellana a ricordo di un uomo che è stato per le classi subalterne di tutto il mondo il simbolo delle aspirazioni alla libertà e alla giustizia sociale.
Il monumento inaugurato la prima volta il 14 settembre del 1914 per iniziativa di un comitato popolare e del locale gruppo anarchico, grazie ad una pubblica sottoscrizione. , venne danneggiato dai fascisti nel 1924 e allora mani “anonime” lo salvarono e lo nascosero per più di vent’anni negli scantinati della scuola elementare.
L’ultimo ricordo di Ferrer viene posto a Volterra il 13 ottobre 1969 sulla facciata del Palazzo Fattorini – vicino alla piazza monumentale dei Priori prospiciente il palazzo vescovile – vicino alla targa di bronzo raffigurante il filosofo Giordano Bruno. L’inaugurazione della targa è l’occasione per ribadire il legame antico fra la città di Volterra, ed in particolare la sua parte libertaria ed anticlericale, e il “martire” spagnolo. Infatti, la targa è la copia esatta di quella inaugurata nell’ottobre del 1910 in occasione del primo anniversario dell’esecuzione di Ferrer e distrutta successivamente negli anni Venti dalle squadracce fasciste.
Per chi ne volesse sapere di più può consultare il volume
CONTRO LA CHIESA, I moti pro Ferrer del 1909 in Italia, a cura di Maurizio ANTONIOLI in collaborazione con Jorge TORRE SANTOS e Andrea DILEMMI, Pisa, BFS edizioni, 2009.
Il volume comprende interventi di P. Gabriel e J. Avilés Farré sul caso Ferrer in Spagna, M. Antonioli per il caso Ferrer-Nakens del 1906, G. Aragno sulle proteste a Napoli, F. Bertolucci per la Toscana, A. Dilemmi per il Veneto, S. Fedele e N. Musarra per la Sicilia, R. Giulianelli per le Marche, A. Luparini per la Romagna, P. Juso per Roma, A. Mameli per La Spezia, E. Puglielli per l’Abruzzo, J. Torre Santos per Milano e M. Ortalli sulla posizione della Chiesa.