Tornano a Pisa, dopo meno di un anno di assenza, i Uochi Toki, non solo uno dei più interessanti gruppi dell’hip hop italiano, ma uno dei gruppi più interessanti del panorama italiano in genere. Per l’occasione, riproponiamo l’articolo pubblicato da Aut Aut all’indomani del concerto al Caracol.
Il concept hip hop dei Uochi Toki al Caracol
gramigna | 08 Marzo, 2009 22:30
Venerdì 6 marzo è andato in scena sul palco del
Caracol il duo piemontese dei Uochi Toki. Se quando sentite parlare di
Hip Hop vi vengono in mente solo 50 cent, catene d’oro e parolacce, e
quando sentite parlare di Hip Hop italiano vi vengono in mente queste
stesse cose più le parole “imitazione” e “scimmiottamento”, il concerto
di venerdì vi avrebbe di certo sorpreso. Da anni (dal 2002 per la
precisione) il duo di Alessandria esplora le possibilità di un genere
che è tutto tranne che uniforme, portando avanti un sound lontano
anniluce dai clichè sopra menzionati. Quella dei Uochi Toki è musica
cerebrale, fatta di basi abrasive che mischiano sapientemente suoni di
videogame (sul palco spunta addirittura un nintendo ds…), basi
industrial e pezzi strumentali passando da un beat pseudo-hip-hop ad un
pezzo DooM che per esplicita dichiarazione del gruppo richiama gli Ovo.
Ma ciò che colpisce ancor di più è una cura dei testi che incanta: la
maggior parte dei presenti pende letteralmente dalle labbra di Napo,
che propone il nuovo lavoro del gruppo, Libro Audio. Quella dei Uochi
Toki, come suggerisce anche il titolo del nuovo disco, non è musica che
si balla, ma che si ascolta, anzi, si legge: Libro Audio è un concept
album fatto di « 12 tracce, 60 minuti, 36 personaggi ». Immagini,
suggestioni, atmosfere, ricordi, si incrociano e si mescolano nelle
parole che si stampano decise su ritmiche ancor più decise. Pregiudizi,
luoghi comuni, stereotipi diffusi sono i principali bersagli del
gruppo, che non si nega a tratti la libertà di predicare. La sfida si
gioca tutta sul sottile confine tra l’ironia e la pedanteria, tra la
presa in giro (in primis di se stessi) e l’arringa moralista, tra la
battuta e il sermone. Secondo il sottoscritto, il risultato è una netta
vittoria.
Jules Bonnot