Torino: gli spazi sociali irrompono al Torino Film Festival

Torino. Il pubblico è di quelli da grandi occasioni: cl sono la presidente della Regione Bresso, gli assessori alla Cultura Alfieri
e Oliva, la giurata Maya Sansa, il regista Davide Ferrario, l’assessore
Bairati, il presidente della Rai Paolo Garimberti, quello di Sai
Fondiaria Fausto Marchionni. Tutto è pronto per la proiezione del film che aprirà il Torino Film Festival, «Nowhere Boy» di Sam Taylor Wood. Ma intorno alle 20.30 un centinaio di occupanti dei centri sociali teorinesi, al grido di "giù le mani dalle occupazioni", tenta di entrare nel teatro. Pronta la risposta della Polizia, che in un primo momento è riuscita a bloccare il gruppo, provocando non poca tensione. Ben presto tuttavia una folta delegazione del gruppo riesce ad entrare, esporre gli striscioni e leggere un comunicato accolto dagli applausi di molti spettatori presenti. Sembra non aver gradito l’iniziativa il sindaco Chiamparino che, avvertito della presenza dei manifestanti, ha pensato bene di disertare la serata.

Di seguito, il comunicato letto.

J. Bonnot

 

Giù le mani dagli spazi occupati!

Nelle ultime settimane stiamo assistendo a prese di posizione da
parte di tutti i partiti politici (in perfetto accordo bipartisan tra
destra e sinistra) per sgomberare i centri sociali e le case occupate
di Torino.
Dai partiti razzisti come la Lega, passando per il Pdl e arrivando fino
al sindaco Chiamparino, la voce è una sola: “Sgomberare gli spazi
occupati!” Quasi come se questi spazi fossero “un problema” per questa
nostra città e non invece, come crediamo, una sua peculiarità e
ricchezza. La frase di Chiamparino: “sono il peggior nemico dei centri
sociali” è esemplare per capire il ruolo di capro espiatorio che questi
spazi dovrebbero rappresentare per il beneficio esclusivo della casta
politica istituzionale. Una politica fallimentare e volta solo alla
creazione di eventi mediatici, sempre pronta a farsi bella davanti ad
una cittadinanza di cui non vengono nemmeno concepiti i bisogni
concreti ed urgenti.

I centri sociali e le case occupate sono spazi
liberati da logiche di mercificazione e profitto. Spazi non omologati e
non omologabili in cui si vive una socialità altra, frutto
dell’autogestione, dell’autorganizzazione e della cooperazione
collettiva.
In decenni di presenza gli spazi occupati hanno contribuito ad un
arricchimento sociale e culturale della nostra città, liberando spazi
attraversati da migliaia e migliaia di giovani, rappresentando un punto
di riferimento alternativo alle logiche di mercato. Migliaia di
percorsi di vita si sono intrecciati negli spazi occupati, condividendo
idee, partecipando collettivamente alle decisioni, creando insomma uno
spazio all’interno della società non basato su profitto e alienazione.

Non sono solo le mura dei posti occupati che sono
sotto attacco, ma la nostra capacità di essere incisivi nei processi di
trasformazione dell’esistente, di stare dentro i movimenti sociali e di
creare una socialità altra, non fondata su rapporti economici o
gerarchici, ma fatta di condivisione e partecipazione. In un momento in
cui la crisi economica e politica pesa su tutti gli aspetti della
società, case occupate e centri sociali rappresentano un modello
alternativo di vita, di socialità; un modello alternativo di far
politica, partendo dal basso, cercando risposte a bisogni e desideri
comuni. Questa forza collettiva non è rappresentabile, sopratutto non
da una casta di politici corrotti che hanno di mira soltanto la loro
riproduzione di casta e il mantenimento dei loro privilegi.
Interessati, insomma, alla solo gestione e alla ripetizione sempre
uguale del presente con tutto il suo squallore. Alla poltrona dei
politicanti contrapponiamo la volontà di cambiamento che nasce dalle
esigenze collettive e che si afferma con la forza dei movimenti sociali.

Poco ha da dire il caro podestà Chiamparino. Non
sarà di certo lui ad annientare decenni di esperienze di lotta nei
territori e quella enorme ricchezza in termini di produzione di
conflitto e criticità che queste esperienze portano con sé.
Sgomberateci pure: non sarà qualche edificio sequestrato o murato a
fermarci; anzi sarà un’occasione in più che ci viene offerta per farci
sentire e per far sentire quello che abbiamo da dire, pienamente consci
della nostra forza, del radicamento e dell’internità che abbiamo nelle
lotte sociali. Gli sgomberi saranno solo l’ennesimo sbaglio di palazzo,
regalando a noi ancora una volta più forza e più determinazione.
Chiamparino si occupi d’altro, non provi a toccare gli spazi occupati!

E poi, da dove verrebbero i soldi per la
“riqualifica” degli spazi occupati? Perché non vengono usati per
sistemare le centinaia di spazi vuoti o abbandonati che esistono città?
Perché non si utilizzano per far fronte ai dissesti di una crisi che
tra poco getterà sul lastrico centinaia di famiglie, a cassa
integrazione terminata? Perché non si preoccupano di trovare un tetto a
migranti e italiani che non ce la fanno più a sostenere un affitto?
Crediamo che una volta di più la Politica sia interessata ad attaccare
spazi liberi e liberati con la sola finalità di difendere se stessa da
chi gli oppone criticità.

Anche se sono tante le differenze che in questi anni
ci hanno contraddistinto, saremo tutti uniti, centri sociali e case
occupate, a difendere insieme ogni attacco contro questi spazi comuni,
collettivi, liberati.

20 anni di storia non si cancellano con un colpo di spugna!

 

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