Inizialmente avevano aderito alla protesta le carceri di Patrasso, Korydallos, Ioannina, Komotini, Gravena, Maladrino e Tebe. Oggi, però, secondo l’organizzazione non governativa, Iniziativa per i diritti dei prigionieri, sono almeno venti le prigioni che hanno deciso di attuare lo sciopero della fame e nei prossimi giorni tutti i trentacinque istituti penitenziari della Grecia potrebbero aderire alla protesta. I detenuti chiedono al nuovo governo socialista di mettere finalmente mano alla riforma carceraria e di rispettare le promesse fatte in campagna elettorale. In particolare i prigionieri vorrebbero l’annullamento immediato delle pene disciplinari all’interno delle carceri e una risposta seria al problema del sovraffollamento, non più tollerabile. Dei penitenziari greci si è occupata anche Amnesty International che ha denunciato che nel corso del 2008 “sono pervenute segnalazioni di casi di tortura e maltrattamenti di detenuti, soprattutto migranti e appartenenti a gruppi marginali, da parte della polizia”. Polizia che in Grecia si trova spesso al centro delle polemiche e degli scandali per un eccessivo uso della forza da parte degli agenti.
Lo sciopero dei detenuti, scoppiato pochi giorni dopo la visita di Apostolo Katsifaras, il sottosegretario alla Giustizia, rappresenta un’ulteriore sfida per il governo di Papandreou che si trova a fare i conti con diverse tensioni sociali. Ormai da qualche mese nella penisola ellenica attentati, sommosse e manifestazioni sono una realtà quotidiana. L’attuale protesta carceraria coincide tra l’altro con il primo anniversario del grande sciopero della fame che l’anno scorso vide la partecipazione di oltre diecimila detenuti di venti carceri. Allora i prigionieri rifiutarono il cibo per oltre due settimane. Ma ad impensierire il governo è la ricorrenza di un’altra triste ricorrenza. Il prossimo sei dicembre sarà l’anniversario della morte dell’allora quindicenne Alexis Grigorpoulos, ucciso dalla polizia nel centro di Atene. Gli agenti e i testimoni hanno fornito una versione dei fatti molto contradditoria e che deve ancora essere chiarita. Proprio per questo motivo le autorità guardano con preoccupazione l’avvicinarsi della data che potrebbe causare ulteriori scontri e disordini nel Paese. Il governo teme inoltre che la protesta dei carcerati possa unirsi a quella degli studenti che hanno in programma una manifestazione per il diciassette novembre, causando un’ulteriore perdita di consensi all’esecutivo di Papandreou.
di Benedetta Guerriero, tratto da PeaceReporter.net