Stupri non denunciabili e cariche poliziesche durante la “giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.

Sappiamo che ci sono stupri non denunciabili, quelli cioè commessi da coloro che dovrebbero (secondo una certa retorica sessista e razzista) garantire la nostra "sicurezza". Lo sappiamo da tempo e da tempo abbiamo affermato che noi non siamo complici di quest’altra forma di omertà.

Vogliamo denunciare la violenza esercitata sulle donne, migranti e non, tra le cosiddette pareti domestiche, i luoghi di lavoro e le parrocchie, come anche le questure, i carceri e soprattutto i Centri di identificazione ed espulsione.

Per questo oggi, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, siamo state in tante, in diverse città, a scendere in strada con presidi itineranti, volantinaggi, scorribande contro-informative e striscioni che denunciavano quello che in tanti/e non vogliono vedere e cioè che (anche) nei Cie si stupra. E che a stuprare è la polizia, quella che mandano nelle strade per "difenderci".

Non ci stupisce allora che sia stata proprio l’apertura di uno striscione che affermava questa scomoda verità a provocare una violenta reazione poliziesca a Milano. Poche ore fa [ieri 25.11.09 NdR], infatti, in Piazzale Cadorna, durante il presidio promosso dalle compagne milanesi che avevano aderito all’appello Noi non siamo complici!, presidio che aveva riunito diverse realtà femministe e antirazziste, alcune donne hanno aperto uno striscione: "Nei centri di detenzione per immigrati la polizia stupra".

Immediata la reazione della polizia, la richiesta di chiudere lo striscione, il sacrosanto rifiuto. Partono le cariche, violente. Le/i contuse/i sono diverse/i. Intanto, a poche fermate di metro, in quelle stesse ore le femministe dette "storiche" della Libreria delle donne di Milano festeggiavano a loro modo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne con un iniziativa dal titolo Diritti e castighi.

Non avendo in questo momento energia e lucidità a sufficienza riprendo dal lancio di stampa dell’iniziativa: (e ad ognuna le proprie riflessioni): "Dal 2002 Lucia Castellano dirige la Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate – un esempio di civiltà e innovazione unico in Italia -, affiancata da altre due donne: la Vice Direttora Cosima Buccoliero e la Comandante della Polizia Penitenziaria Alessandra Uscidda.

Nel suo lavoro si orienta mettendo al centro l’attenzione e il rispetto per l’altro/a, considerando il potere come un’opportunità per poter fare, attraverso una capacità progettuale e trasformativa in grado di produrre cambiamenti significativi nel contesto in cui opera e in chi lo abita, rifiutando "la gelida cultura autoritaria e burocratica che domina il mondo del carcere", improntata "al machismo, alla prepotenza e alla vessazione". Doppia solidarietà alle compagne e alle/ai antirazziste/i di Milano.

Tratto da Marginalia.

 Foto tratta dal Corriere della Sera-Milano.

Di seguito il volantino distribuito all’iniziativa:


Care signore e signorine,
tutte
saprete che il problema della violenza sulle donne è di impellente
attualità e si articola sotto svariate forme, dalla più cruenta alla
più sottile e quotidiana.
Tutte
avrete letto i dati ISTAT e scoperto che la maggior parte delle
violenze si consuma tra le mura domestiche e viene compiuta da uomini
italiani.
Tutte, una volta nella
vita, vi sarete interrogate sull’influenza dell’immagine mediatica su
ognuna di noi e sulle vostre bambine, scoprendo quanto il nostro corpo
venga sfruttato e mercificato.
Tutte
avrete affermato che non basta il 25 novembre, sarete uscite dal
silenzio, urlando che è proprio questo a legittimare i sprusi.
Tutte,
in questa giornata, avrete chiesto a gran voce più sicurezza, per poter
essere libere di agire, senza dipendere dalla paura.
Tante
di voi avranno cantato vittoria quando è stato approvato il decreto
anti stupri, perchè facilita la denuncia da parte di ogni donna: dovrà
essere creduta e, solo in un secondo tempo, smentita. Vittoria!
Oppure
quando è stato approvato il pacchetto sicurezza, sono stati messi i
militari a pattugliare le strade, hanno approvato le ronde cittadine,
hanno aumentato a sei mesi il tempo di permanenza all’interno dei
Centri di Identificazione ed Espulsione(CIE). Vittoria?
Eppure
alcune non erano d’accordo ed hanno gridato che, in nostro nome, lo
stato sdoganava una politica di razzismo e repressione passando senza
scrupoli sui nostri corpi, altro che tutela delle sue donne!
Care signore, signorine, ora vi raccontiamo ciò che vi ostinate a non conoscere, rendendovi complici.
Vi
ricordate i CIE, quei luoghi nei quali, anche per proteggerci, hanno
rinchiuso per sei mesi immigrati ed immigrate, rei di non avere il
permesso di soggiorno, grazie all’approvazione del pacchetto sicurezza?
Vi
ricordate che, anche a Milano ne esiste uno? (Per chi fosse un
po’smemorata e non si orientasse un gran che ricordiamo che si trova in
via corelli. )
Ebbene, in questi
luoghi vengono rinchiuse anche delle donne. Donne che conoscete: spesso
lavorano nelle vostre case, accompagnano i figli nella stessa scuola
dei vostri, o magari battono sotto le vostre finestre. Sono accomunate
dal reato di non possedere il permesso di soggiorno.
Solitamente,
dopo un controllo dei documenti(che non hanno) vengono prelevate dalla
polizia e rinchiuse nelle gabbie di qualche Cie. Sono quelle che, d’un
tratto, spariscono.
E che vita conducono le donne nei CIE? Questa non la ricordate proprio mai: violenze, soprusi, stupri, botte e minacce.
C’è
il caso di Joy ed Hellen, che quest’estate hanno respinto il tentato
stupro compiuto proprio dall’ispettore capo nel CIE di via
Corelli,Vittorio Addesso, il quale poi, in occasione di una rivolta, le
ha arrestate e picchiate, insieme alle altre. Joy ed Hellen hanno
denunciato la violenza: Massimo Chiodini, responsabile crocerossa nel
CIE, ha coperto Vittorio Addesso e la PM ha chiesto di mettere agli
atti le loro dichiarazioni per poter procedere ad una denuncia per
calunnia. La giudice ha accolto la richiesta.
E
poi c’è Daniela, tuttora rinchiusa nel centro di Corelli: l’ispettore
capo Vittorio Addesso, finchè lei non cederà alle sue richieste, la
terrà per tutto il tempo che gli è consentito. Daniela, qualche
settimana fa, per farsi rilasciare ha tentato di darsi fuoco.
E
ce ne sono altre, signore e signorine. Le loro storie non sono giunte
fino alle vostre orecchie? Non vi siete mai occupate di loro. Il vostro
silenzio si è fatto complicità.
Eppure,
tutto questo avviene in nostro nome, questo lo sapevate. Vi siete
dimenticate che a uomini come Vittorio Addesso abbiamo delegato la
nostra difesa: polizia, carabinieri, soldati. Lo Stato.
Ora
lo sapete, signore e signorine. Non ci sono scuse: d’ora in avanti la
vostra indifferenza sarà complicità. Scegliete da che parte stare.
 
[Tratto da InfoAut.org]
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