Spazi in città: l’ “inchiesta” della Nazione.

Quest’oggi le pagine della Nazione hanno dedicato un ampio spazio
a un argomento di cui durante l’estate si è parlato moltissimo: quello
degli spazi in città dedicati alla socialità giovanile. In un articolo
compare addirittura l’impegnativa parola "inchiesta",
come a sottolineare il carattere specialistico, quasi tecnico dello
sforzo della Nazione di descrivere il mondo del divertimento pisano.
Tuttavia, leggendo gli articoli, quello che emerge è un quadro quanto
meno singolare: emerge infatti l’ormai trita dicotomia tra studenti
insoddisfatti delle poche possibilità di divertimento offerte dalla
città, e amministrazione che sottolinea invece la presenza di spazi
esplicitamente dedicati al divertimento dei giovani. Partiamo da questo
secondo punto.
 
La parola che viene riproposta più spesso negli
articoli quando si parla di "spazi di aggregazione" è "Stazione
Leopolda". Già questo sarebbe sufficiente a far sorridere chiunque
conosca un minimo questo spazio. Per chi non lo sapesse si tratta di
una struttura moderna, funzionale, estremamente curata in ogni
particolare e allo stesso tempo estremamente vuota di ogni tipo di
contenuto. Gestita in modo semi-privatistico, quella che nelle
intenzioni dichiarate avrebbe dovuto essere la "casa delle
associazioni", uno spazio aperto e fruibile, è un’enorme scatola vuota,
a causa delle incredibili cifre richieste per il noleggio delle sue
sale.
 
Ma non è tutto. A questo costosissimo e inutile spazio si andrà
ad aggiungere una nuova struttura, un centro di quartiere
in zona stazione, che in teoria dovrà servire ad ospitare associazioni
che si occupano di politiche giovanili, diventando un nuovo centro di
aggregazione. Tanto per cominciare si sostiene che lo spazio sarà
dedicato alle associazioni "senza scopo di lucro", ma che chi si dovrà
far carico della ristrutturazione degli enormi locali sono le
associazioni stesse. Un po’ difficile che chi opera senza fini di lucro
possa permettersi di ristrutturare a proprie spese 576 metri quadri.
 
Un
altro, importantissimo, particolare che nell’articolo viene taciuto è
il fatto che all’interno della struttura non sarà possibile organizzare
nè concerti nè attività sportive. In che senso dunque lo spazio andrà
ad aggiungere qualcosa agli spazi di aggregazione già presenti in
città? 
 
Le cosa da dire a proposito delle scelte comunali
in fatto di politiche giovanili sarebbero tante, ma per brevità
passiamo al secondo aspetto della vicenda, il problema degli spazi
visto dai giovani. Anche in questo caso, quello che emerge dalla
Nazione, attraverso una serie di "interviste strategiche", è un quadro
discretamente lontano dalla realtà, o comunque da quello che è il
nucleo del problema.
 
Tutti gli studenti intervistati lamentano una
incredibile mancanza di spazi: "se si cerca qualcosa di diverso la
città offre veramente poco", "le serate non vengono pubblicizzate nei
posti frequentati dai giovani, fino ad un incredibile "molti circoli o
molte realtà hanno dietro una dimensione politica. Un luogo veramente
aperto di fatto non c’è". Nella sua qualunquista stupidità, è proprio
quest’ultima affermazione a centrare il punto della situazione. 
 
Che in città ci sia una incredibile mancanza di
luoghi in cui sia possibile vivere una socialità altra, non mercificata
e non omologata, dove sia possibile ascoltare musica, gustarsi
un’esposizione, una mostra, o semplicemente fare due chiacchiere, non è
vero. E’ vero però che ad offrire questo tipo di socialità sono quasi
esclusivamente i centri sociali, gli spazi occupati, o comunque le
situazioni ad alto grado di politicizzazione, e soprattutto totalemente
indipendenti rispetto all’amministrazione comunale.
 
Che a Pisa
l’offerta culturale non solo non manchi, ma sia anzi estremamente
varia, lo dimostra perfettamente il lavoro dell’associazione Joyride, che all’interno del suo progetto Joyzine
ha creato una mappatura degli spazi in cui si fa cultura alternativa a
Pisa. Attraverso 16 interviste ad altrettante persone impegnate nella
promozione culturale a Pisa, emerge una città viva, estremamente
fertile da un punto di vista musicale.
 
Emerge però anche la miopia di
un’amministrazione comunale che anzichè approfittare di questa vitalità
spontanea la ostacola, attraverso un atteggiamento ostile ben
rapresentato da una serie di ormai famose ordinanze. 
Non è vero dunque che a Pisa gli spazi mancano. Basta saperli cercare.
 
J. Bonnot
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