Diciamolo: il profluvio di gruppi che, in seguito
alla fortuna dei nostrani Zu, declina in modi (poco) diversi la formula
ormai collaudata del jazz-core ha un po’ stufato. A volte, tra tanti
duo basso/batteria, chitarra/batteria, tanti trio basso/sax/batteria,
basso-basso-batteria, batteria/elettronica/basso, viene la nostalgia
della vecchia cara voce, di una bella formazione
basso-chitarra-batteria-voce. Non è il caso dei Knalpot.
alla fortuna dei nostrani Zu, declina in modi (poco) diversi la formula
ormai collaudata del jazz-core ha un po’ stufato. A volte, tra tanti
duo basso/batteria, chitarra/batteria, tanti trio basso/sax/batteria,
basso-basso-batteria, batteria/elettronica/basso, viene la nostalgia
della vecchia cara voce, di una bella formazione
basso-chitarra-batteria-voce. Non è il caso dei Knalpot.
E’ una sonnecchiosa e un po’ piovosa domenica sera
quando questi due olandesi salgono sul palco di un Caracol
discretamente pieno di curiosi pronti ad ascoltare il duo composto da
batterista e chitarrista. L’impatto è incredibile. Il gruppo propone
una miscela di influenze che vanno dal jazz (poco) al metal (tanto) al
funk, all’elettronica. Gli effetti la fanno da padroni, guidati da un
chitarrista che più che un chitarrista sembra una macchina tanto è
abile a produrre tcon la chitarra tappeti sonori degni di un pezzo dub
e allo stesso tempo a intrecciare melodie prodotte con una tastiera ed
effetti vari. Il risultato è complesso, spigoloso ma allo stesso tempo
fluido. Elettronica e rock si fondono alla perfezione in un mix di
suoni che lascia a bocca aperta. La batteria non ha alcun problema ad
alternare cavalcate degne dei Melvins a intermezzi simili ad una drum
machine usata da Aphex Twin. D’altra parte dietro i piatti siede gerri
jäger, un musicista che tanti dei presenti hanno già potuto apprezzare
durante i numerosi concerti pisani dei Brown vs Brown, formazione avant-funk olandese.
quando questi due olandesi salgono sul palco di un Caracol
discretamente pieno di curiosi pronti ad ascoltare il duo composto da
batterista e chitarrista. L’impatto è incredibile. Il gruppo propone
una miscela di influenze che vanno dal jazz (poco) al metal (tanto) al
funk, all’elettronica. Gli effetti la fanno da padroni, guidati da un
chitarrista che più che un chitarrista sembra una macchina tanto è
abile a produrre tcon la chitarra tappeti sonori degni di un pezzo dub
e allo stesso tempo a intrecciare melodie prodotte con una tastiera ed
effetti vari. Il risultato è complesso, spigoloso ma allo stesso tempo
fluido. Elettronica e rock si fondono alla perfezione in un mix di
suoni che lascia a bocca aperta. La batteria non ha alcun problema ad
alternare cavalcate degne dei Melvins a intermezzi simili ad una drum
machine usata da Aphex Twin. D’altra parte dietro i piatti siede gerri
jäger, un musicista che tanti dei presenti hanno già potuto apprezzare
durante i numerosi concerti pisani dei Brown vs Brown, formazione avant-funk olandese.
Ancora una volta il Caracol si impone come una
delle realtà più vive e coraggiose della scena musicale pisana,
mostrando come per proporre buona musica non servano necessariamente
grandi spazi e grandi cifre, ma siano spesso sufficienti grande
passione e spirito d’iniziativa. Da non perdere questa sera, sempre al
Caracol, il concerto degli Appaloosa, e sabato, al Newroz, quello degli
Heinz Karlhausen & The Diatonics, altra interessante band della scena jazz-core-avant olandese.
delle realtà più vive e coraggiose della scena musicale pisana,
mostrando come per proporre buona musica non servano necessariamente
grandi spazi e grandi cifre, ma siano spesso sufficienti grande
passione e spirito d’iniziativa. Da non perdere questa sera, sempre al
Caracol, il concerto degli Appaloosa, e sabato, al Newroz, quello degli
Heinz Karlhausen & The Diatonics, altra interessante band della scena jazz-core-avant olandese.
J. Bonnot