La crisi delle Filippine e la cultura dell’impunità.

“Il massacro di Maguindanao del 23 novembre, in cui sono rimaste uccise almeno 64 persone, ha le sue radici nella società e nella politica del paese. In particolare nel controllo della vita politica del paese da parte di alcune famiglie molto influenti che possiedono eserciti privati al loro servizio.
 
Milizie che vengono usate anche per terrorizzare gli elettori e costringerli al consenso”, afferma il Philippine Daily Inquirer.
Queste milizie private al soldo dei signori locali sono equipaggiate meglio dell’esercito, ed è questo il motivo per cui questi signori della guerra vengono tenuti in grande considerazione dalle potenti famiglie che controllano il parlamento e anche da alcuni politici importanti, perché “possono essere molto utili in occasione delle scadenze elettorali”.
 
Anche il presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, ha approfittato dell’appoggio del potente clan degli Ampatuan, ritenuto responsabile del massacro di Maguindanao, durante le elezioni del 2004 e del 2007. Una volta eletta, Arroyo ha restituito il favore destinando molti fondi allo sviluppo della regione autonoma di Mindanao (Armm), amministrata da questa potente famiglia.
 
“Ma questi finanziamenti pubblici sono praticamente diventati il patrimonio privato degli Ampatuan, che hanno allargato le loro ricchezze e naturalmente hanno armato ancora meglio la loro milizia”, racconta il Philippine Daily Inquirer.
Le indagini sul massacro di Maguindanao hanno mostrato che gli eserciti mercenari erano in possesso di armi in dotazione alle forze armate regolari.
 
“Com’è possibile che queste armi e munizioni fossero in possesso di servizi di sicurezza privati è un dato da appurare”, sottolinea il giornale filippino.
Il fattore più grave in questa situazione è la cultura dell’impunità, nata durante il regime di Ferdinand Marcos e cresciuta a dismisura durante il governo di Arroyo. “Dal 2001 almeno 99 giornalisti sono stati uccisi e questi omicidi sono rimasti senza colpevole”, conclude il giornale.
 
Tratto da Internazionale.it (11.12.09)
 
Nella foto: Un autobus fermo a un checkpoint dell’esercito nella regione di Maguindanao, il 5 dicembre 2009 (Ted Aljibe, Afp/Getty Images).
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