Dopo l’incontro di venerdì scorso, l’appuntamento era per stamani alle undici, alla presenza di Riccardo Grasso, direttore amministrativo, Aurelia De Simone, responsabile attività finanziarie dell’Ateneo e nominata recentemente dirigente del sistema bibliotecario e Gabriella Benedetti, coordinatrice del sistema bibliotecario.
Grande assente, il presidente del comitato di indirizzo e controllo, il professore Barbuti Roberto, che nonostante l’invito non ha degnato i lavoratori della sua presenza.
La situazione, ricapitalondo, era la seguente: a fronte di 240.000 euro spesi nel 2009, l’Università quest’anno voleva spendere solo 100.000 euro, mandando a casa 7 lavoratori e facendo perdere più del 50% di ore (nella migliore delle ipotesi) agli altri 11 lavoratori.
Molti i punti che non tornavano, tra cui il fatto che secondo la relazione allegata al bilancio previsionale d’Ateneo del 2010, la spesa prevista per i servizi integrativi (appaltati) era di 200.000 euro, anche se da bilancio del sistema bibliotecario, stilato un mese prima di quello d’Ateneo, la cifra per gli stessi servizi era di soli 100.000. La De Simone continua a parlare di errore di battitura, ma se così fosse i conti a fine pagina non tornerebbero, invece tornano eccome. Diciamo piuttosto che c’è stato un’errore di “intenti” tra amministrazione centrale e sistema bibliotecario (SB).
La scelta dunque è stata presa dal SB, per scelta di Barbuti e Benedetti, che hanno poi fatto approvare il bilancio dalla commissione di indirizzo e controllo, composta perlopiù da docenti.
La Benedetti ha poi motivato la sua scelta, presa a novembre e resa nota alle direttrici solo il 19 di gennaio, e alla cooperativa la settimana dopo.
Visti i soldi giunti dall’Ateneo e visto gli aumenti agli abbonamenti delle riviste elettroniche, per i servizi integrativi non c’era abbastanza denaro. L’Ateneo sembra non sapesse nulla, quindi neanche Grasso, d’altronde nessuno dal SB si è lamentato.
Nonostante questo molti abbonamenti alle riviste elettroniche sono comunque cessati, per alcuni grandi pacchetti di abbonamenti pluriennali invece, non era possibile disdire.
Motivo per cui le risorse sono andate a coprire i costi imposti dagli oligopoli delle case editrici, che strangolano l’Ateneo anno dopo anno, con aumenti vertiginosi.
Tutto questo è avvenuto per conseguenza di una voce del bilancio dello SB, mentre nel bilancio d’Ateneo c’era scritto (ed è stato approvato) tutt’altro. Nel democratico Ateneo pisano, le biblioteche chiudono, i lavoratori vanno a casa, ma nessun organo politico ha deliberato in questo senso o anche semplicemente discusso della questione.
Stamani si è giunti ad un primo accordo, certo non troppo favorevole per i lavoratori.
Il direttore amministrativo, a fronte dei 240.000 euro dell’anno scorso, per quest’anno promette 160.000 euro, che potrebbero aumentare se si liberano altre risorse per l’assestamento di bilancio.
Primo problema: l’assestamento di bilancio. Da regolamento d’Ateneo, questo deve essere approvato negli organi entro luglio, l’anno scorso però è stato approvato a fine ottobre, due anni fa non è proprio stato redatto.
Un piccolo passo riguarda invece il rinnovo dell’appalto. Questo è legato o al monte ore totale appaltato, oppure al periodo dei tre anni. Se il rinnovo avverrà a fine monte ore, ma che non deve coincidere per forza con la fine dei tre anni, l’Ateneo non sarà vincolato sulla spesa, ciò significa che se troverà le risorse (un “se” enorme) potrà spenderle tutte fino ad esaurimento ore e poi rinnovare. Importante sottolinearlo, perchè il direttore amministrativo di questa cosa ne è venuto a conoscenza stamani e ha promesso che quindi appena finte le ore ci sarà il rinnovo.
Oltre a questo, i lavoratori hanno specificato ai dirigenti che le 160.000 euro, per permettere a tutti e 18 di rimanere in servizio, dovranno essere distribuite in modo da pagare almeno due ore al giorno di servizi di ricollocazione (mettere a posto i libri) in ogni biblioteca.
In questo modo nessuno dovrebbe essere licenziato, anche se tutti rimarranno con un massimo di 15 ore a settimana e conseguentemente con circa 300 euro al mese.
Il rischio è infatti che il sistema bibliotecario, cercando di spezzare il fronte lavoratori/studenti, cerchi con quei soldi di assicurare il servizio di apertura serale in un paio di strutture (non di più) eliminando o riducendo al massimo le ore di ricollocazione diurna.
L’Ateneo ha già sperimentato alcune proposte in questo senso, cercando di tirare la coperta (i fondi da bilancio) verso il serale, così da accontentare gli studenti, scoprendo però la ricollocazion diurna, magari facendo mettere a posto i libri in mezz’ora, con velocità da guinnes.
Nella conferenza stampa che si è svolta subito dopo l’incontro, nel giardino della biblioteca di filosofia e storia, gli studenti non hanno però mancato di specificare che non staranno zitti se accadrà quanto scritto sopra.
I lavoratori hanno inoltre chiesto spiegazioni in merito alle scelte di bilancio del sistema bibliotecario, ponendo l’accento sul fatto che tagliare i servizi su tutte le biblioteche, per finanziare riviste elettroniche, che non servono proprio a tutti (usate maggiormanente nell’area scientifica), è una scelta che forse meritava una discussione.
La risposta cordiale non è mancata, tant’è che la dirigente ha contestato la possibilità dei lavoratori di “mettere bocca” sulle politiche bibliotecarie.
“Bocca” invece i biliotecari vogliono mettercela, tant’è che contestano la spesa di 43.000 euro per spese di gestione del software proprietario “Aleph”, ovvero il catalogo che utilizza l’università, quando nel nostro stesso Ateneo ci sono ottimi studiosi ed esperti di informatica, che potrebbero essere impegnati per studiare software “open source” che rimpiazzino certi furti legalizzati.
La partita dunque non è chiusa, adesso i lavoratori aspettano l’incontro che avranno insieme alla loro cooperativa, per definire meglio i nuovi orari. Altro appuntamento sarà a maggio, dopo il bilancio consultivo, quando i lavoratori torneranno a bussare alla porta del direttore amministrativo.
Nel frattempo, si potrebbe pensare di utilizzare anche i soldi di riserva dell’Ateneo che, da bilancio, sono all’incirca 500.000. Occorre però che il cda deliberi l’assegnazione di una quota di questi verso il SB.
Altrimenti la proposta dei bibliotecari esternalizzati è quella che coinvolge anche altre istituzioni del territorio, non sarebbe male infatti se, visto che le biblioteche sono patrimonio comune della città, un contributo venisse chiesto anche alla Provincia, che a sua volta potrebbe mediare per un’ulteriore intervento della Regione. Grasso era contento della proposta, visto che non si tratta di prendere dal “suo” bilancio, ha però lasciato l’onere del richiedere questi fondi ai lavoratori stessi.
Nel frattempo gli studenti di lettere, in conferenza stampa, annunciano che d’ora in avanti tutti i giovedì sera loro rimarranno dentro la biblioteca a studiare. Gli studenti di scienze promettono che a breve faranno anche loro un’assemblea in biblioteca, prendendo a modello l’operato dei colleghi umanisti. In mezzo alla conferenza stampa è spuntata anche la prima direttrice, che sembrava sostenere le ragioni dei lavoratori. Speriamo non sia l’unica.
Vinz
La galleria foto mostra il bilancio previsionale del sistema bibliotecario per il 2010, visto che l’Università non eccelle per trasparenza e democrazia, ci pensiamo noi a dargli una mano.