L’incontro, ottenuto grazie ad una simbolica occupazione dei locali del comuneieri mattina subito dopo aver difeso lo sfratto, ha rivelato da subito comel’intento dell’amministrazione comunale fosse quello di scaricare il peso delleresponsabilità sulla proprietà dell’abitazione e sul tribunale, indivinduandolicome unici responsabili della situazione in cui versa la famiglia.
Alle insistenti richieste di aiuto o di intervento il primo cittadino e laresponsabile dell’uff. Casa di Cascina, presente anche lei all’incontro, hannorisposto che la disponibilità di edilizia popolare e comunale sul comune èinsufficiente, e non riesce a soddisfare l’emergenza abitativa che, per suastessa ammissione, ha raggiunto livelli più che preoccupanti.
Solo nell’ultima settimana, ha dichiarato il sindaco, sono state ricevute incomune altre cinque famiglie sotto sfratto che non hanno possibilità diaccedere agli alloggi dell’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica).
L’unico spiraglio poteva essere quello di trasferire la famiglia in alloggiimpropri (camere d’albergo), soluzione che avrebbe potuto comportare losmembramento del nucleo familiare.
Come unica presa di posizione l’amministrazione comunale consigliava dirinviare ulteriormente lo sfratto in attesa di ulteriori sviluppi.
A ciò va aggiunta la quasi totale latitanza dei servizi sociali cui la famigliasi è sempre rivolta nella speranza di concretizzare un percorso che consentissedi inserirla in un alloggio comunale, ma proprio nella settimana precedente losfratto, l’assistente sociale ha preso dieci giorni di malattia, rendendosicosì irreperibile, il tutto dopo aver più volte rassicurato la famiglia su diuna presunta soluzione dei loro problemi abitativi.
In sostanza sindaco e collaboratrice hanno semplicemente negato l’inefficaciadel percorso costruito con l’assistente sociale e la loro responsabilità nellavicenda.
Unico risultato ottenuto è stato l’impegno del sindaco in prima persona arinviare ulteriormente lo sfratto di fine mese, contattando sia il proprietariodell’abitazione, che l’ufficiale incaricato dell’esecuzione dello sfratto.
Per quanto riguarda il bilancio dell’incontro di stamani e della giornata dilotta di ieri possiamo soltanto concludere che solo i percorsi di lotta hannofin ora portato a risultati concreti e che perciò solo proseguendo su questastrada possiamo riuscire a garantire i diritti fondamentali, negati dallalatitanza o dall’inefficacia degli interventi delle amministrazioni comunali,il caso di Cascina da questo punto di vista non è altro che l’ulterioreconferma.
IL VERO SCANDALO SONO GLI SFRATTI
La famiglia italiana è composta da padre, madre, figlia e vive da piùdi un anno in questa casa: a causa del licenziamento del padre e dellaprecarietà lavorativa della figlia, i 600 euro di affitto per unappartamento di 50 metri quadrati sono diventate impossibili da pagare.Parte così l’iter dello sfratto, chiesto dai padroni della casa.Nonostante l’inserimento, con punteggio di 9 punti, nella graduatoriaper l’assegnazione di casa popolare, la famiglia vive da sola tuttol’iter che la conduce al primo sfratto esecutivo, dello scorso 4febbraio. Proprio lo stesso giorno dello sfratto muore prematuramentela seconda bambina della famiglia, partorita dopo 6 mesi di gravidanzain condizioni di grave trascuratezza del personale medico-sanitariodell’ospedale di Pisa. Da quel giorno la famiglia è impegnata in unalotta per ristabilire le vere cause del decesso della piccola bambinaed accertare le responsabilità dei dottori nella dinamica generale ditrascuratezza e negligenza di questa triste vicenda. In questasituazione la prima proroga di una settimana concessa alla famigliadall’ufficiale giudiziario (sotto la pressione della proprietà) appareancora più ipocrita e meschina. Non solo quindi alla famiglia è statostrappato il diritto alla salute e alla cura, ma ha dovutoimmediatamente fare i conti con la prospettiva di essere buttata fuoridi casa senza che gli fosse proposta alcuna soluzione alternativa.L’ufficiale giudiziario quindi aveva fissato lo sfratto esecutivo pergiovedì 11 febbraio, con l’utilizzo della forza pubblica in caso diresistenza.
In tutta questa situazione di crisi economica, sociale, di salute, leistituzioni di ogni tipo e sorta hanno disertato completamente il lororuolo di mediazione sociale, agevolando l’ulteriore peggioramento divita di queste persone: l’assistente sociale si è data malata pernumerose volte, l’ufficio casa del comune si è reso disponibile afissare un incontro con la famiglia solo dopo il 16 di marzo,ovviamente sapendo dell’imminente esecuzione dello sfratto. Intantol’assessore alla casa è stato protagonista indiscusso nell’ultimasettimana sui quotidiani locali, perché imputato dalla procura inun’indagine che lo vedrebbe scambiare favori per far entrare nelle casepopolari in cambio di prestazioni di tipo sessuale, ed al momento ilsuo ruolo istituzionale non è ricoperto da nessuno.
L’organizzazione della difesa di questo sfratto, da parte del progettoprendocasa, è stata quindi l’unica soluzione per il mantenimento di untetto sulla testa per queste persone. Dalle 7 e mezzo di mattina decinedi persone si sono radunate presso l’abitazione cascinese ed hannoaspettato il momento dell’esecuzione dello sfratto per difendereassieme ai componenti della famiglia, il diritto alla casa. L’arrivodella forza di polizia municipale, della proprietà e del suo legale,dell’ufficiale giudiziario è stato respinto dal picchetto con laresistenza di chi non accetta di essere solo rendita per le tasche diqualche padrone di casa, di chi non accetta di essere cittadino soloquando deve pagare multe e tasse, di chi si rifiuta di obbedire aquella legalità che ti condanna alla marginalità a vita. Lo sfratto èstato quindi prorogato di 15 giorni per "l’impossibilità materiale alsuo svolgimento nelle condizioni di ordine pubblico". Risultatopositivo parzialmente, e che soprattutto non permette la ricerca di unasoluzione alternativa in tempi brevi vista la latenza del comune. In uncomune con una media di sfratti di uno ogni quattro giorni, conl’assessore competente dimesso dal proprio incarico, la decisione èstata quella di denunciare la complicità istituzionale alla violenzadel mercato degli affitti. Abbiamo quindi occupato l’edificio comunalecascinese, affiggendo alle sue pareti questo striscione: "cascina: ilvero scandalo sono gli sfratti". Dopo alcuni momenti di tensioni con ivigili urbani abbiamo mantenuto l’occupazione fino a che non è statoottenuto un incontro fissato per questa mattina con il sindaco diCascina, Franceschini, al fine di individuare progetti d’inserimentoabitativo per la famiglia. Siamo convinti che la lotta per il dirittoalla casa di questa famiglia sia solo iniziata, e quindi manteniamoalta l’attenzione politica sulle mosse delle istituzioni, masoprattutto abbiamo già iniziato ad organizzare il prossimo picchettoper il 25 febbraio.
Oggi la solidarietà sociale di persone con storie, culture,generazioni, nazionalità molto diverse tra loro si è fatta resistenzacollettiva contro l’espropriazione della dignità e contro l’ipocrisiadel sistema politico istituzionale. Ancora una volta… solo la lottapaga!
LOTTIAMO CONTRO GLI SFRATTI, PER IL DIRITTO ALLA CASA: RIPRENDIAMOCI IL REDDITO!
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