In arrivo le chiatte-galera galleggianti. Le faranno una anche a Livorno?

Pubblichiamo il contributo del Coordinamento
Antifascista Antirazzista-Pisa e del Gruppo
di discussione sul carcere sulla costruzione di carceri galleggianti. La costruzione di nuove prigioni, stavolta in 
alto mare su chiatte galleggianti (vere e proprie galere, come si chiamavano le
navi dei negrieri, dove gli schiavi erano incatenati ai remi), viene spacciata
dal sindacato più subalterno al governo Berlusconi (in compagnia di Cisl e Ugl)
come un contributo all’occupazione.

Paese davvero civile quest’Italia, dove per creare
posti di lavoro non si costruiscono case popolari da assegnare alle centinaia
di migliaia di famiglie che ne hanno bisogno, ma si costruiscono carceri, di
certo a prova di evasione, ma non di mal di mare!

La realtà carceraria in Italia è complessa, ma al
contempo invisibile per la politica, che ha rimosso il sovraffollamento negli
istituti di pena, il progressivo smantellamento delle misure alternative al
carcere, la politica di militarizzazione della società. In questo modo prevale
un’impostazione anticostituzionale della pena e un trattamento detentivo che
non recepisce minimamente neanche le più piccole aperture introdotte dalla
riforma penitenziaria degli anni "70. Nasce così un sistema repressivo di
tipo “concentrazionario”, che ricorre a metodi di repressione e annichilimento
fisico e psichico che non hanno nulla da invidiare ai metodi propri di regimi
dittatoriali o a paesi come, per fare un esempio, la Turchia.

In
carcere si muore, si viene pestati per un nulla, si vivono condizioni di
assembramento disumane, per le quali decine di detenuti si sono rivolti alla
Corte Europea di Giustizia di Strasburgo.

Lo Stato
italiano e le forze politiche locali e nazionali fautrici delle politiche
repressive e securitarie si rendono una volta di più responsabili delle
violazioni di diritti umani fondamentali, riservate sistematicamente agli
esclusi da questo sistema e dalla crisi generale in cui esso versa.

Mentre si
consuma lo sfascio morale e politico delle istituzioni, in galera continuano a
essere rinchiuse intere categorie sociali: i migranti, colpevoli in sostanza di
esistere; i consumatori di sostanze stupefacenti; chi si vede troppo spesso
costretto a una vita di extralegalità, nell’impossibilità di costruirsi una
vita e un futuro dignitoso.

La
risposta alla crescente precarietà sociale continua a essere quella
dell’emergenza e della repressione sociale e politica con lo sbocco obbligato
della galera.

Mentre il
ricorso alle misure alternative alla detenzione viene sempre più disatteso
dalla Magistratura di Sorveglianza e da cavilli infiniti (come le norme sulla
recidiva, l’art.4 bis e i regimi di detenzione speciale dei reparti EIV e 41
bis, riservati tra gli altri ai detenuti politici), l’unica risposta che pare dare
il governo, in buona compagnia di molti esponenti politici un tempo di
"sinistra", è la costruzione di nuove carceri secondo un modello di
internamento di massa e di criminalizzazione di tutte le forme di dissenso e di
devianza sociale. Il proposito governativo di costruzione di nuovi centri di
detenzione per migranti, i cosiddetti CIE, e da ultimo il progetto (in fase
avanzata di definizione) di varare chiatte galleggianti dove costringere le
migliaia di detenuti stipati a forza nei penitenziari italiani, sono gli esempi
dell’autoritarismo e della fascistizzazione della società, ormai dilaganti.

Mentre
sempre più famiglie vivono in condizioni di miseria e di disperazione,
aumentano i business e i profitti di pochi, settori economici legati a doppio
filo con il capitalismo straccione italiano e col suo governo di destra. Lo
scandalo della “Protezione Civile” (a cui si voleva fino a poche settimane fa
assegnare la gestione del piano carceri) dimostra quel vasto intreccio di
affari illegali tra economia e politica, cosa che potrebbe presto riprodursi
con la costruzione delle chiatte galleggianti e di altri progetti penitenziari.

Questi
disegni carcerari investono il territorio della nostra regione, visto che in
Toscana potrebbero sorgere presto un CIE (Centro di Identificazione ed
Espulsione per immigrati, carcere a tutti gli effetti, particolarmente
“specializzato” nella violazione dei diritti umani) e un lager galleggiante ormeggiato,
a quanto si dice, vicino alle coste livornesi.

Ci
piacerebbe sapere cosa pensano di questi lugubri scenari i vari candidati alle
prossime elezioni regionali. Ci piacerebbe se su questi temi riprendesse una
pratica di mobilitazione attiva.

Coordinamento
Antifascista Antirazzista-Pisa

Gruppo
di discussione sul carcere

”Non c’e’ dubbio che costruire, come si pensa, cinque o sei di
queste piattaforme saturerebbe gli impianti per due anni. Ci auguriamo che si
prenda una decisione nel breve periodo e le navi carcere si facciano” (Mario
Ghini, segretario nazionale Uilm, responsabile del settore siderurgico
).

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