Pisa, 4-3-09. Ancora una volta si torna a parlare dell’ormai tristemente famosa ordinanza anti-borsoni. Dopo l’ennesima sfuriata da parte dei commercianti Pisani, che attraverso le pagine di un giornale sempre pronto a prestarsi a proclami securitari come la Nazione descrivono Pisa come una “città sotto assedio”, ecco che puntuale arriva la rassicurazione del primo cittadino che oggi, in un’intervista rilasciata al Tirreno, spiega che l’ordinanza anti-borsone tra pochi giorni, quasi come un deus ex machina, si materializzerà sulla nostra città facendo scomparire, come per magia, i fastidiosi venditori ambulanti che assillano i turisti ansiosi di spendere i loro soldi ad esclusivo vantaggio degli esercenti pisani. Mentre a livello nazionale, ma non solo, assistiamo al sempre più rapido tracollo del Pd, che finalmente paga il suo miope e fallimentare tentativo di affrontare la destra sul suo stesso terreno, Pisa può vantare un sindaco che, caparbio fino alla fine, persiste in quella strategia che senza dubbio costituisce una delle cause fondamentali della rovina del partito a cui appartiene. Anche a Pisa infatti, così come in tutta Italia, è stato assunto aprioristicamente un ideale di sicurezza abilmente creato dal Pdl per cavalcare malumori e frustrazioni generati dalla diffusa crisi economica, e si è tentato di metterlo in pratica attraverso un innovativo mix di allarmismo mediatico e provvedimenti repressivi. Da mesi i giornali cittadini ripetono a gran voce che a Pisa non si vive più, che gli immigrati sono troppo, che i furti, le rapine, le violenze di ogni genere imperversano in strade che sembrano quelle dei western di Sergio Leone. Oltre alla già citata “Pisa sotto assedio”, è degno di nota a questo proposito il paragone tra Pisa e Beirut proposto dal Prefetto della città. Ecco come si creano i presupposti per il successo di Sindaci-sceriffi che si propongono di riportare l’ordine in città attraverso provvedimenti a dir poco creativi che spesso, più che tentativi concreti di risolvere situazioni di disagio, finiscono per essere nient’altro che fumo negli occhi, utile per far vedere che si sta facendo qualcosa, più che per fare effettivamente qualcosa. Dopo provvedimenti palesemente inattuabili, e infatti, ad oggi, inattuati, come quello che prevede lo sgombero dei campi Rom, ora addirittura bastano le parole per tenere a bada le ansie securitarie suscitate ad hoc nella cittadinanza. E se invece di sfornare provvedimenti insensati, e di minacciarne altri ancor più insensati, si provasse a dire che forse c’è bisogno sì di più sicurezza, ma della sicurezza garantita da un lavoro, da una casa e dai servizi sociali? E se le spese previste dal bilancio comunale servissero ad attuare provvedimenti volti a tamponare i terribili effetti della crisi economica anziché ad aumentare la videosorveglianza in città?
Jules Bonnot