Ieri sera è andato in scena Blixa Bargeld, arrivato direttamente da Berlino ovest, questo artista poliedrico ha richiamato al Politeama di Cascina molti giovani, meno giovani e semplici curiosi.
Bargeld ha iniziato da subito a dare di matto, in un’ora non sono più di quattro o cinque i pezzi che ha confezionato, sembrava quasi uno spettacolo d’improvvisazione teatrale.
Il tutto funzionava pressoché in questo modo: sul palco lui e il microfono, a terra delle pedaliere che mandavano la sua voce e i rumori emessi dalla sua bocca, in loop. Un campionamento all’istante su cui poi agivano vari distorsori ed effetti. Tutto controllato con pedali e quando qualcosa non andava (ed è successo, specie all’inizio) Blixa non nascondeva la sua incazzatura al fonico.
Ora, c’è da augurarsi nella vita di non dover mai essere un collaboratore tecnico di Blixa Bargeld perché, non tanto lui quanto il suo ego, non deve essere facile da gestire soprattutto in situazioni di tensione.
Ieri sera la situazione non era poi così tesa, sicuramente con suoi Einstürzende Neubauten, Blixa è molto meno simpatico con i suoi subalterni.
Il punto fondamentale è che questo artista o lo ami, oppure lo odi, niente mezze misure.
Se lo ami, è perché con gli Einsturzende ha dato molto, a tutti quelli che hanno avuto modo di attingere dal rivoluzionario genere industrial, a tutti quelli che amano l’industrial e a tutti quelli che amano la sperimentazione musicale in genere.
Se lo odi è perché non suona più la sua rumorosa chitarra con Nick Cave e i Bad Seeds e poi perché è tremendamente superbo.
Lo puoi odiare anche perché aldilà di tutto, ti aspetti da lui una performance musicale e invece lui ti propone una roba avanguardista a metà tra il teatro e il delirio di un pazzo che si crede chissà chi.
La sua presunzione però poggia su valide motivazioni, che ieri sera hanno trovato conferma in buona parte del pubblico. Ovvero per il fatto che una volta sul palco, soltanto per come si presenta, qualsiasi cosa lui faccia, viene applaudito.
E questo perchè è considerato un mito.
Parlando dello spettacolo di ieri, dopo i primi dieci minuti di deliri vari, in cui lui dialogava dando letteralmente i numeri, inizia a comporre qualcosa, pezzo per pezzo, le sonorità distorte e loopate che provenivano dalla sua ugola, riportavano ai cari rumori industrial fatti con materiali vari, rumori alienanti che in qualche modo affascinano. Dopo dieci minuti ti ritrovi ad ascoltare un bel pezzo pieno di energia.Poi riparte il cabaret, se all’inizio dava l’idea di essere un fuori di testa, dopo venti minuti questa è l’unica certezza dello spettacolo.
Dai pianeti del sistema solare, che ha voluto dire in italiano, a Berlusconi e il suo partito, alla proposta di costituire il mobile phone european party, molte le risate regalate al pubblico.
Poi è partito con un racconto ambientato in un periodo non precisato, prima che questa grande crisi colpisse il pianeta: brontosauri e tirannosauri rosa (femmina) con gli occhi gialli iniziano ad alternarsi… e si scatena il finimondo.Pensando forse agli pterodattili, parte con delle grida assordanti tanto da far tappare le orecchie alle prime file e di nuovo, rumore dopo rumore ti ritrovi disorientato e allibito di fronte a tali interpretazioni. La storia va avanti con un altro racconto ambientato in un altro imprecisato periodo collocato chissà dove, nel futuro post-crisi.
Dopo appena un’ ora accenna ad andarsene, ma il pubblico coraggioso, lo chiama di nuovo sul palco e lui, dona altri 15 minuti di follia.
Applausi a parte, qualcuno non ha gradito questo spettacolo molto avanguardista diretto da un rumorista industrial, i commenti nell’aria erano molto sarcastici, ma comunque nessuno (o quasi) ha lasciato la sala prima della fine.
La richiesta del bis non è stata molto sentita e qualcuno, appena l’artista ha finito, era piegato già sulle ginocchia con un piede avanti all’altro, pronto a scappare dal teatro.Christian Emmerich, in arte Blixa Bargeld, è comunque un’icona della Berlino ovest, della musica sperimentale nata dalla fine degli anni ’70 e dagli anni ‘80, ma soprattutto è un’icona dell’Industrial.
Industrial non solo come semplice genere musicale, ma come interpretazione dell’esistente.
Ultimo appunto: c’è da sperare che tra il pubblico non ci fossero persone completamente avverse alla comprensione della lingua inglese, in tal caso forse farebbero bene a farsi rimborsare i soldi del biglietto.
Certo, potrete comunque dire in giro di aver visto il grande Blixa Bargeld, a soli dieci euro.
Vinz