Galleria Foto. Ieri sera è andato in scena l’artista Daedelus al "Cantiere Sanbernardo" di Pisa. Dio benedica i ragazzi del comune di Sanbernardo per averci permesso di vedere un tale genio al lavoro, per soli 5 euro, innanzitutto.
Daedelus, nome d’arte di Alfred Weisberg Roberts, viene da Santa Monica LA, California ed è uno degli artisti più eclettici e geniali della scena elettronica. Sfuggevole ad ogni etichetta discografica, dopo vari passaggi è approdato alla famosa Ninja Tune. L’artista in questione ha un paio di elementi in particolare che lo rendono affascinante e ipnotico allo stesso tempo, riuscendo a stupire e a far ballare a ritmi alterni.
Innanzitutto ha avuto un’idea abbastanza geniale a parer nostro.
A differenza di tutti i Dj del mondo, lui non si occupa tanto del mixaggio o perlomeno non se ne occupa come fanno tutti. No, lui ha tracce pre-mixate sul suo Mac che vanno in automatico e si occupa piuttosto di spezzare loop e agire sulle frequenze delle tracce. E qui arriviamo al secondo elemento, ovvero la strumentazione. Il geniale californiano usa per entrambi i procedimenti sopra descritti due “Monome”, uno più grandicello (16 per 16) e uno di modeste dimensioni (8 per 8).
Serve dunque soffermarsi su questo incredibile controller-midi del nuovo millennio. Stile retrò, il monome appare come una scatola di legno quadrata, una scacchiera con numerosi led applicati su tutta la superficie. I led si illuminano al passare dei loop, scorrendo principalmente in orizzontale. Alcuni di questi aggeggi oppurtunamente programmati si sbizzarriscono e con le luci dei led compongono vere e proprie figure o parole di ogni tipo. Immaginate dunque di vedere un ragazzo d’altri tempi, in stile bohemienne con frac, cravatta e basettoni, smanettare come un forsennato su questo meraviglioso controller rivolto verso il pubblico. Si rimane letteralmente ipnotizzati nel vedere le lucine accendersi per spezzare il tempo, al solo tocco del folle Daedelus.
Ora, sperando di non sbagliare in grossolane considerazioni da profani del settore, si pensa che il monome più grande servisse all’artista per spezzare appunto i loop, mentre il più piccolo sembra agisse sulle frequenze, che riusciva a modificare anche solo inclinando lo strumento.
Sul software utilizzato ci sono varie versioni: chi pensa usi Ableton Live, chi invece sostiene utilizzi Max/Msp, ma questo non è molto importante.
Importante è invece saper suonare questo strumento, che hanno solo pochi individui in tutto il mondo.
Guardando dal sito si capisce bene quanto è difficile e costoso possederne uno: la casa che lo produce mette in vendita solo alcuni pezzi l’anno e quando anche riesci a comprarlo, a cifre non certo accessibili, tocca a te assemblarlo. Insomma non è proprio un gioco da ragazzi, anche se può sembrare a prima vista un giocattolo. D’altronde se non si vuole spendere tutti quei soldi, sia dal sito che dal frequentatissimo forum, si hanno le informazioni per costruirsene uno, comprando solo lo stretto indispensabile e spendendo molto meno. Servono ovviamente capacità tecniche, è chiaro però che il prezzo dell’affare, praticamente bello e pronto, è alto proprio per disincentivare dall’acquisto del prodotto completo, spingendo piuttosto gli interessati verso una personalizzazione del prodotto, in spirito DIY (Do It Yourself).
Daedelus è sicuramente l’artista al mondo che meglio sa utilizzare questa diavoleria: molta esperienza e migliaie le ore che ci ha passato sopra, è evidente. La mimica del personaggio fa da contorno al tutto, il suo continuo muoversi a scatti, simulando una serie interminabili di tic nervosi è il perfetto corollario a questo continuo spezzettamento delle tracce. Un’incredibile capacità di mischiare generi spiazzando l’ascoltatore, che avverte piacevolmente la differenza tra i pezzi proposti, è una delle chiavi del successo. Nell’esibizione di ieri sera ha variato con un mix applauditissimo, tra elettronica (vedi Daft Punk), hip hop, rock e contaminazioni varie, arrivando perfino ad una suonata d’archi. A metà performance approda il suo pezzo più famoso e orecchiabile, di sua totale fabbricazione, ovvero: "Fair Weather Friends" e da lì in poi è stato un crescendo di velocità e ritmo. Si arriva alla techno, trance, hard core e il bis dopo lo scroscio di urla e applausi è lanciatissimo a velocità da speed core.
Una bomba! Non c’è che dire. Il pubblico in delirio e lui dimostra di essere un gran bel personaggio. Nonostante la bravura il ragazzo non si monta la testa: umile fino all’inverosimile, più volte ha ringraziato il pubblico per le ovazioni, accennando pure l’inchino con mano sul petto, da vero galantuomo, emblema del personaggio. Si è inoltre concesso per foto e strette di mano calorose e sembrava imbarazzato per tanto successo di pubblico.
Nei suoi dischi sono ovviamente introvabili molte delle caratteristiche sopra elencate, un lavoro diverso accompagna le sue pubblicazioni, da opere di ricerca di sonorità varie, a combinazioni tra i più svariati strumenti, tra cui pianole giocattolo e arpe elettriche, attraverso i quali Daedelus riesce a sprigionare la sua idea di pop. Un’elettronica che attinge molto da altri generi, tra cui di fondamentale importanza l’Hip Hop (molti i campionamenti e le collaborazioni con vari artisti del settore).
Ha sicuramente fatto colpo nel cuore di tutti. Speriamo solo di poterlo rivedere un giorno, proprio perchè ogni suo live è sicuramente un’esperienza assolutamente unica, bizzarra e divertente.
Il Cantiere Sanbernardo arriva così a coronare con assoluto successo, una serie di concerti e spettacoli che hanno dato a questa città un enorme apporto culturale, in termini musicali e non solo, a prezzi accessibilissimi. La qualità degli eventi è prerogativa per questi ragazzi, rispetto alle scelte tipicamente commerciali di molti altri.
Per questo ci piace fargli pubblicità, non perdetevi dunque la rassegna cinematografica su “Amon Poe”, da stasera al cantiere in via Pietro Gori (traversa via San Martino).
Vinz