Pisa_ Tra le pagine del giornale di oggi, è un susseguirsi di attacchi al corteo antiproibizionista, e dopo una lettera di Raimondo Pistoia apparsa sul tirreno, c’è pure un intervento del vice Sindaco, Paolo Ghezzi, che si scaglia con inaudita violenza contro la più grande manifestazione, colorata e pacifica, che ha luogo a Pisa ormai da nove anni, nell’ultimo sabato di maggio.
Entrambi gli interventi fanno un triste parallelo tra gli scontri avvenuti nel post-partita "Pisa-Brescia" e il corteo antiproibizionista, un corteo pacifico che ha avuto una partecipazione enorme, a significare che il problema che solleva è "sentito" e sicuramente diffuso. Pistoia (vecchio socialista, presidente del centro Walter Tobagi), sostiene che manifestare le proprie opinioni è diritto sacrosanto, basta che non si parli di canapa, altrimenti diventa un’imposizione. L’imposizione è per la città, che Canapisa "non la vuole", o forse non la vuole lui, e questo basta.
Il vice sindaco invece va giù con "la mano pesante". Si esprime con aggettivi quali: "manifestazioni indecorose, mal organizzate e mal gestite" e "persone … assolutamente incapaci di autocontrollo". Dichiara inoltre che non è d’accordo né sui metodi, ma neppure sui meriti, ovvero sui contenuti. Infine vuole mettere la parola fine su tale manifestazione, il che significa che dal prossimo anno l’amministrazione comunale metterà al bando il corteo antiproibizionista.
Non c’è che dire, chiunque sia passato dal corteo di sabato non può che concordare che le parole del vice-sindaco sono offese gratuite, tese a screditare la manifestazione in vista di un divieto a sfilare per il prossimo anno. Forse da Palazzo Gambacorti non hanno gradito quella sosta proprio sotto il comune, con slogan che andavano ad attaccare le recenti misure sicuritarie di Filippeschi e la crescente militarizzazione messa in atto sempre da questo sindaco, occupato a impiantare telecamere, militarizzare i territori con decreti razzisti e passare allo sgombero dei centri sociali (Rebeldia). Ancora una volta la manifestazione antiproibizionista, vuole essere proibita, e chi si sgola per impedirla osa perfino nascondersi dietro i valori democratici.
Riportiamo di seguito il comunicato di risposta degli antiproibizionisti, organizzatori di Canapisa:
Vinz
Risposta alle accuse di "Pinocchietto" Paolo Ghezzi
Nel rispetto delle persone accorse a Canapisa per manifestare i propri diritti,i n modo pacifico e gioioso, desideriamo rispondere alle accuse, lanciate da tale Paolo Ghezzi, riguardo all’inefficienza dell’organizzazione di Canapisa 2009.
Innanzitutto, la comunicazione dell’evento è stata mandata il 29 aprile, oltre un mese prima dalla data stabilita, e il comune si è degnato di rispondere in data 27 maggio, cambiando il percorso e imponendoci come luogo d’arrivo Piazza S.Paolo a Ripa D’Arno, nonostante ci fosse già un’altra iniziativa: il Pisa folk festival.
Inoltre, i divieti di sosta, necessari per lo scorrimento della manifestazione, non sono stati predisposti, dimostrando l’inefficienza del corpo dei vigili urbani nel gestire sia il traffico, sia lo svolgimento della manifestazione stessa.
A proposito di inefficienza, se in Piazza S. Paolo qualcuno è stato costretto ad arrangiarsi per i propri bisogni è stato perché le navette sono arrivate in ritardo rispetto all’orario stabilito e perché gli organizzatori del Pisa folk festival hanno pensato bene di chiudere i bagni chimici posti in piazza.
Se una parte di Pisa non sopporta Canapisa, un’altra parte della città, più giovane e colorata, la sostiene e non è un caso che Canapisa è fra gli eventi più partecipati della città.
La nostra è una manifestazione di outing e l’obiettivo dell’outing è proprio quello di scatenare una reazione e stimolare dibattiti costruttivi e soprattutto dimostrare che il nostro metodo di socializzazione non è né violento, né pericoloso.
Infatti, nonostante la presenza di 3 mila persone alla streetparade e la partecipazione di oltre 10 mila persone alla festa finale , non è successo niente di rilevante:
i nove cosiddetti malori riportati dalla stampa (che in realtà sono stati tre) per ammissione dello stesso cronista, sono stati risolti senza trasporto in ospedale, se non per un ginocchio rotto, e questo dimostra l’efficacia dell’informazione e delle pratiche di riduzione del danno.
Tra l’altro, non era presente l’unità mobile che la pubblica assistenza ci aveva garantito, come invece succede in qualunque concerto o sagra di paese.
Noi crediamo che se Canapisa è oggetto di tale campagna di diffamazione, questo è in parte spiegabile per motivi elettorali, in parte perché quest’anno Canapisa è stato un successo, sia per quanto riguarda il numero dei partecipanti, sia per quanto riguarda la gestione dell’evento.
Convinti di quello che facciamo e orgogliosi di quello che abbiamo fatto, non possiamo che continuare a lottare per le nostre idee e anche per il diritto di manifestare, promettendo che Canapisa ci sarà fin quando esisterà il proibizionismo.
Osservatorio antiproibizionista – Canapisa crew