I ricercatori precari rispondono al Rettore in merito a quanto è uscito sul Corriere della Sera

Riportiamo l’intervento dei precari della ricerca e della didattica dell’Ateneo pisano, in risposta alle dichiarazioni del Rettore uscite all’interno dell’articolo del Corriere della Sera in data lunedì 27 luglio.

Di seguito il Comunicato stampa:
Non accenna a placarsi la bufera sull’Università di Pisa dopo la pubblicazione dei bandi per i contratti di docenza per il prossimo anno accademico, riservati in larga parte ai ricercatori precari. Con la nuova aggiunta degli insegnamenti di Scienze Politiche (scadenza 6 agosto 2009), si tocca l’esorbitante quota di 286 contratti, di cui 221 a titolo gratuito (e mancano ancora Ingegneria e Medicina).

La campagna di protesta del Coordinamento dei Precari della Ricerca e della Didattica dell’Università di Pisa continua a riscuotere una forte attenzione mediatica e segnali di solidarietà, non solo di partiti politici e sindacati, ma anche da parte delle istituzioni. È di ieri la notizia della netta presa di posizione a fianco del Coordinamento dell’assessore regionale alla Ricerca e all’Università, Eugenio Baronti. In serata, si è poi tenuto a Pisa un incontro fra l’assessore Baronti e una delegazione del Coordinamento, nella quale sono state definite iniziative congiunte, tese a fermare la proliferazione di contratti gratuiti, che vedranno la luce nei prossimi giorni. L’assessore si è impegnato a intervenire pubblicamente presso il Ministro Gelmini per chiedere una verifica sulla regolarità dei bandi pisani.

Nella mattina di oggi, il Coordinamento ha inoltre reso pubblica una LETTERA APERTA AL RETTORE dell’Università di Pisa, Prof. Marco Pasquali, in cui si replica ai dati inesatti forniti da quest’ultimo nelle dichiarazioni apparse sul Corriere della Sera dello scorso lunedì 27 luglio («Attenzione, non sappiamo ancora chi abbia risposto ai bandi… quelli di cui parliamo sono un’offerta in più, corsi specialistici, e neppure in numero maggiore rispetto agli altri anni, quando erano le facoltà ad assegnarli a volontari interni»). Nel caso della Facoltà di Lettere e Filosofia le proposte di nomina erano pubbliche già da venerdì 24 luglio. Il Coordinamento smentisce punto su punto le affermazioni del Prof. Pasquali: 1) è falso che l’Università non conosca l’identità di chi ha risposto ai bandi, dato che si conoscono addirittura già i vincitori (tra cui 22 professori universitari in pensione o di ruolo in altre Università, 22 liberi professionisti, 16-19 ricercatori precari); 2) è falso che gli insegnamenti a contratto riguardino solo corsi specialistici, visto che a Lettere sono numerosi i corsi fondamentali (ad es., Letteratura Italiana, Storia dell’arte contemporanea, Filologia romanza, Paleografia greca, ecc.); 3) è falso che i gli insegnamenti messi a bando siano in numero eguale a quello degli anni precedenti, come si può constatare rapidamente dal sito dell’Università di Pisa (www.unipi.it).

Di fronte al dilagare dei contratti gratuiti, il Coordinamento ricorda al Rettore la caparbia «chiusura da parte dell’Ateneo che Lei dirige nei confronti delle nostre reiterate istanze» e lancia la richiesta di «un’immediata convocazione» di un «tavolo tecnico, a carattere pubblico, ossia allargato a soggetti terzi a garanzia di imparzialità e trasparenza» (si pensa a sindacati e giuslavoristi esperti in materia di Università), dove affrontare la questione dei contratti gratuiti e ridiscutere le forme di partecipazione all’attività didattica da parte del personale precario.

Coordinamento dei Precari della Ricerca e della Didattica
dell’Università di Pisa

Lettera al Rettore:

Il Rettore dell’Università di Pisa Marco Pasquali sul Corriere della
sera del 27 luglio 2009, in merito ai bandi per incarichi di
insegnamento a titolo gratuito: "Attenzione, non sappiamo ancora chi
abbia risposto ai bandi. Se si tratta di professori, terranno un corso
in più, ma avendo già lo stipendio. Pisa è tra gli atenei con il
miglior rapporto docenti di ruolo-corsi di base; quelli di cui parliamo
sono un’offerta in più, corsi specialistici, e neppure in numero
maggiore rispetto agli altri anni, quando erano le facoltà ad
assegnarli a volontari interni".

Al Magnifico Rettore
dell’Università di Pisa

Gentilissimo prof. Pasquali,

con riferimento alle affermazioni da Lei rilasciate al Corriere della Sera di Lunedì 27 luglio 2009, teniamo a precisare che la Facoltà di Lettere e Filosofia ha già approvato le proprie "Proposte di conferimento – bando del 08/07/2009" con delibera n. 92 del CdF del 23 luglio 2009, e dunque per almeno sessantasei insegnamenti "sappiamo chi abbia risposto ai bandi"(http://lettere.humnet.unipi.it/fileadmin/user_upload/area_docenti/Bandi/Bandi_2009-2010/Proposte_Conferimenti_08-07-09.pdf).

Si aggiunga che diversi fra i corsi banditi non sono né opzionali né specialistici (ad esempio, a Lettere e Filosofia, Letteratura italiana, Storia dell’arte contemporanea, Filologia romanza, Paleografia greca, Storia della cultura e della tradizione classica ecc.); che rispetto agli anni precedenti, per lo meno a Lettere e Filosofia, essi sono in numero maggiore; che in passato erano sì le Facoltà ad assegnare gli incarichi, ma certo non "a volontari interni", come dimostra l’elenco dei collaboratori esterni pubblicato sul sito di Ateneo, nonché il bilancio previsionale 2009, in cui si registrano 600.000 euro per contratti di insegnamento a docenti esterni (liberi professionisti, professori in pensione, precari ecc.) sulle strutture scientifiche, didattiche e di servizio, e 2.660.000 euro, per meno della metà finanziati da altri enti (Accademia di Livorno, Campus Lucca), previsti per affidamenti interni a personale strutturato.Evidentemente questo "pseudo volontariato", a volte, premia.

Fra le proposte di attribuzione degli incarichi già approvate dal Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, 22 gratuiti toccano a docenti in pensione o di ruolo in altre Università, 22 (11 dei quali retribuiti) a liberi professionisti, impiegati, insegnanti di scuola e pensionati della pubblica amministrazione; 16-19 sono invece i ricercatori-docenti precari risultati assegnatari, di cui 5-7 soltanto riceveranno una retribuzione.

Infine, a guardare la programmazione degli scorsi anni accademici, almeno altri 15 ricercatori-docenti precari tenevano una parte dei 26 corsi andati deserti, tutti banditi a titolo gratuito, boicottati dunque coerentemente con l’adesione alla nostra campagna "Io gratis non lavoro".

Un Ateneo davvero virtuoso non può organizzare la propria programmazione didattica facendo sostanziale ricorso a persone che possono permettersi di prestare la propria opera gratuitamente in quanto titolari di altro posto di lavoro o di altra attività: come Lei ben sa, i compiti e le responsabilità di un professore universitario non si riducono alla presenza durante le ore di lezione o agli esami, bensì comprendono un impegno continuo nella ricerca, l’adeguata preparazione dei corsi, il ricevimento e la verifica dell’apprendimento degli studenti, la supervisione delle tesi di laurea ecc.

Il rapporto con il mondo imprenditoriale e delle professioni va sostenuto in aggiunta all’ampio ventaglio del personale e dell’offerta formativa interna, non in sostituzione e come inevitabile impoverimento di essi.In un paese civile, in un Ateneo di eccellenza, il rifiuto degli incarichi gratuiti e la rivendicazione del diritto ad un’equa retribuzione e alle tutele minime parrebbero dati scontati; piuttosto, dovrebbe interrogarsi chi ha pensato di proporre misure tanto inique.

La disparità di trattamento fra incarichi retribuiti e incarichi gratuiti a parità di mansioni è inaccettabile, così come le discriminazioni subite dai ricercatori-docenti non strutturati di questo Ateneo rispetto al personale ricercatore e docente strutturato comparabile, in merito a retribuzione, diritti, garanzie, rappresentanza, opportunità ecc.

La campagna contro "i bandi della vergogna" si colloca nel contesto di un impegno costante in difesa della dignità e della qualificazione del nostro lavoro, sul piano politico e sindacale, a livello locale e nazionale. Infatti, quanto più si abbassa la difesa del lavoro non strutturato tanto meno l’Università italiana avrà interesse ad assumere a tempo indeterminato nuovi ricercatori-docenti, a vantaggio come sempre delle promozioni interne, della mobilità verticale, concausa del costante invecchiamento del personale di ruolo e del pericoloso innalzamento del rapporto AF/FFO (assegni fissi per il personale / risorse erogate dal ministero) verso il massimo limite consentito del 90%.La "scelta giusta" di bandire corsi gratuiti per "portare avanti l’anno accademico" (Preside di Lettere e Filosofia, Tirreno del 26 luglio 2009) giunge contestualmente alla decisione del Parlamento di concedere un adeguamento stipendiale del 3,77% ai ricercatori e ai professori universitari (GU n. 155 del 7 luglio 2009), nonostante un FFO ridotto da pesanti tagli (in definitiva accettati di buon grado, senza azioni di protesta, dal mondo accademico), nonché alla sentenza n. 236/09 della Corte Costituzionale favorevole al reintegro di quei docenti ultra settantenni che avevano fatto ricorso essendosi visti ridurre il periodo di fuori ruolo dall’ultima finanziaria del governo Prodi. Se è vero che le regole non dovrebbero mutare in corsa, deve tuttavia valere una distinzione fra diritti e privilegi: per i primi non si deve smettere di lottare (pena la fine dell’idea stessa di società democratica e civile), ai secondi si può rinunciare senza troppi pensieri.

Si sente dire spesso che l’Italia non è un paese per giovani; certamente non lo è l’Università, che guarda con indifferenza – se non con sollievo – alla fuga verso altre istituzioni o verso l’estero di coloro che molto hanno dato e che molto più potrebbero dare in termini di qualità della ricerca e della didattica.

Quale altro modello universitario nel mondo occidentale sopporta un processo simile?

Le forme della nostra protesta, che hanno riscosso sostegno da parte delle associazioni politiche e sindacali, e che hanno ricevuto attenzione crescente da parte della stampa locale e nazionale, sono anche l’esito della chiusura da parte dell’Ateneo che Lei dirige nei confronti delle nostre reiterate istanze.

Perché non si è dato respiro al tavolo tecnico avviato lo scorso gennaio fra amministrazione e ricercatori-docenti precari?

Perché continuare a negarci qualsiasi genere di rappresentanza negli organi (eccetto i CdS)?

Vi è tempo di un’immediata convocazione di un nuovo tavolo tecnico, a carattere pubblico, ossia allargato a soggetti terzi a garanzia di imparzialità e trasparenza, a patto che l’Amministrazione sia disposta a ridiscutere l’intera questione degli incarichi di docenza, anche alla luce delle presunte irregolarità formali da noi riscontrate e sottoposte alla Sua attenzione e a quella del Miur con lettera del 23 luglio 2009.

Cordiali saluti,

Assemblea dei ricercatori e docenti precari dell’Università di Pisa

(ricercatoriprecaripisa@gmail.com)

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