Dieci nuove telecamere in città: Filippeschi e le vite degli altri

Ieri sera al Lumiere, il nostro amato "cinema d’essai" pisano, proiettavano il film del giovane regista tedesco, Florian Henckel von Donnersmarck.
Le vite degli altri” è un film ambientato nella metà degli anni ottanta, nella berlino est della DDR, dove la tristemente famosa Stasi, ovvero la polizia di regime, era dedita spiare le vite, appunto, degli altri, attraverso uno stretto sistema di sorveglianza.

A vent’anni dalla caduta del muro, quel film rappresenta molto, e non credo possa essere letto solo come un’affascinante documento di un regime ormai scomparso.

Una vita quotidiana fatta di paure, in uno stato dove governava l’idea che sorvegliare e impaurire il popolo potesse scongiurare il crollo di un regime ormai al collasso.
Così non è stato, la storia lo insegna.

Comunque ieri sera non sono andato a vedere il film al Lumiere.
Il che è un peccato perchè sarebbe stato un bel modo di rivederlo, a gratis. Già perchè ieri sera il film era gentilmente offerto dal Sindaco Filippeschi, in memoria del ventennale della caduta del muro e della fine di un regime.
Caduto un regime però se ne fa un’altro, un po’ come per il Papa.

Ieri sera non sono andato ed ho sbagliato, perchè invece era da andare e interrompere gentilmente la presentazione al film del nostro sindaco, per fargli una semplice domanda.

Nella nostra città sono numerosi i problemi di vivibilità urbana, chiamiamola così, e recentemente sono apparsi in tutta la sua evidenza intorno alla questione di piazza Vettovaglie, sollevata sull’onda delle proteste contro il presidio fisso dei carabinieri, ma anche sull’onda dell’incazzatura dei vari commercianti stanchi del degrado che vive quella piazza.

Nonostante le incomprensioni e le visioni differenti dei soggetti partecipi al dibattito, avvenuto in una surriscaldata conferenza stampa, su alcune questioni tutti si dicevano d’accordo.
Una tra queste era il fatto che in quella zona le dieci telecamere montate dal comune, tramite ditta appaltante, non erano servite a niente. Dieci telecamere nella sola zona di Vettovaglie-Sant’Omobono, costate 500.000 euro, che paradossalmente equivalevano alla cifra stimata per i tagli al sociale.

Tutti convenivano sul fatto che quei soldi, pubblici, forse era meglio investirli in bagni e cestini, almeno due dei grossi problemi che attanagliavano la piazza erano belli e risolti.

Invece no, in epoca di tagli ai servizi di assistenza sociale e di tagli ai servizi pubblici (vedi asili nido) si preferisce spendere cifre astronomiche in videosorveglianza.

Stamani aprendo La Nazione non vi spaventate, è tutto vero. Non mi riferisco alla ridicola mappa sulle zone degli estremisti in Toscana, che se l’avessero affidata ad un bambino l’avrebbe fatta più precisa, ma ad un’altra sconcertante notizia.

Altre dieci telecamere, altri 200.000 euro di soldi nostri, spesi per videosorvegliare le zone del centro. Tranquilli che per il futuro – annunciano – ne sono previste altre.

Ora, il fatto è che al migrante clandestinizzato dalle leggi italiane, o all’italiano emarginato da una società non troppo includente, che spaccia per campare e si buca per non dover campare troppo, non gli importa tanto di essere ripreso dalla telecamera, considerando che tanto è un fantasma.
La domanda lecita dunque è:
Per chi sono le telecamere per cui il sindaco spende tutti questi (nostri) soldi?

Per le vite degli altri, semplice.
C’è sempre la speranza in chi governa che basti incutere paura e sorvegliare per tenere in vita un potere che ormai è al collasso.

Ad incutere paura ci pensano i media “ufficiali”, con i loro articoli di “cronaca imparziale dei fatti”, per la sorveglianza ci pensa il sindaco, così non dovete più avere paura.

Vinz
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