I docenti e i ricercatori precari non hanno ricevuto risposte. “Il Senato e il Rettore decidono di non decidere”

[aggiornamenti ore 19.00, in calce all’articolo]:
Dove stiamo andando? Questo il titolo del documento presentato durante il Senato Accademico del 10 novembre dai ricercatori precari dell’Università di Pisa per chiedere ai Senatori e al Rettore come intendono garantire il futuro dell’ateneo. La situazione, già grave, della didattica e della ricerca va ora vista alla luce del nuovo disegno di legge Gelmini su governance, diritto allo studio e reclutamento e del Protocollo d’intesa con la Regione Toscana, già firmato dall’Università di Firenze.

"In una fase così delicata per l’ateneo di Pisa e per il sistema universitario italiano, riteniamo che le decisioni sul futuro di tutti debbano essere prese nell’ambito di discussioni pubbliche, allargate all’insieme degli interessati: studenti, dottorandi, lavoratori strutturati e non strutturati. Con questo spirito abbiamo proposto ai Senatori e al Rettore sei semplici domande su cui avviare un confronto”.

I ricercatori precari hanno chiesto di conoscere, in particolare, qual è la posizione politica del Senato e del Rettore sul disegno di legge Gelmini, come si farà fronte ai pesanti tagli dei fondi previsti per il 2010, quando e su quali criteri si avvierà la programmazione del reclutamento, come si garantirà la didattica senza ricorrere ai contratti gratuiti per i precari, quanto peserà sul bilancio il reintegro dei docenti fuori ruolo richiesto dalla corte costituzionale e, infine, se il Rettore intenda o no sottoscrivere il protocollo con la Regione.

Dopo una rapida discussione sul disegno di legge del governo, né il Senato né il Rettore hanno voluto rispondere alle domande. Anche la richiesta di riconvocare, dopo dieci mesi dall’ultimo incontro, il tavolo di confronto tra l’ateneo e i precari non è stata raccolta. “Decidendo di non decidere il Senato e il Rettore hanno perduto un’occasione per dimostrarsi all’altezza della situazione e assumersi pienamente le proprie responsabilità rispetto alle sorti dell’ateneo. L’impressione è che sia in corso un negoziato tra università e ministero, mediata dalla Conferenza dei Rettori, per far passare la riforma voluta dal governo in cambio di una riduzione dei tagli al fondo di finanziamento. Un vero ricatto, pagato da una generazione intera di precari che rischia di essere espulsa dall’università. Lo stesso atteggiamento ambiguo si ha nei confronti della Regione, probabilmente in attesa di sapere l’entità dei fondi messi a disposizione in cambio della presenza di un rappresentante della giunta regionale in consiglio di amministrazione”.

Nonostante il silenzio degli organi di governo dell’università, i precari intendono portare avanti le loro richieste. “Le domande che abbiamo sollevato riguardano tutti: lavoreremo con gli altri precari, con gli studenti e con tutti gli interessati affinché si apra subito una fase di discussione pubblica sul bilancio e sulle prospettive della nostra università. Per quanto ci riguarda, rinnoveremo al Rettore la nostra richiesta di un tavolo di confronto con l’obiettivo di estendere i diritti ai ricercatori e docenti non strutturati e di partecipare alla definizione dei criteri per la programmazione delle assunzioni”.

Si allega documento presentato in Senato accademico il 10 novembre 2009:UNIV_PI_dove stiamo andando.pdf

Assemblea dei precari della didattica e della ricerca

Università di Pisa

 
 
Ore 19:00 
A Senato ampiamente concluso, dopo aver parlato con i vari rappresentanti, i precari ci informano che in realtà qualcos’altro è uscito dalla bocca del Rettore:  "il Rettore ha ritenuto prematura ogni presa di posizione ufficiale sul disegno di legge del governo, almeno prima del 25 novembre quando il Ministro Gelmini incontrerà la Conferenza dei Rettori. Ha espresso invece perplessità sulla clausola del protocollo d’intesa con la Regione relativo all’ingresso di un rappresentante della giunta regionale nel Consiglio d’amministrazione dell’università. Nessuna delle altre questioni sollevate dai precari è stata raccolta, neanche la richiesta di riconvocare dopo dieci mesi di silenzio il tavolo di confronto tra i precari e l’ateneo."

"Decidendo di non pronunciarsi su cinque delle sei domande che avevamo proposto, il Senato e il Rettore hanno perduto un’occasione per dimostrarsi all’altezza della situazione e assumersi pienamente le proprie responsabilità rispetto alle sorti dell’ateneo. Ben venga una riconsiderazione critica del protocollo con la Regione."

 
 
 
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