In mezzo ad un folto gruppo di giornalisti e agenti in borghese, i ragazzi hanno iniziato dicendo che lo stato di tensione che si è avvertito leggendo i giornali non era assolutamente voluto. Proprio su questo punto come associazione aut-aut siamo intervenuti più tardi facendo alcune domande al giornalista del Tirreno, tale G.C. (il nome e il cognome per intero non ci sono stati voluti comunicare).
La volontà, nell’azione di sabato sera, era quella di dire che non si può pensare di risolvere un problema, che è evidente esserci, attraverso l’uso di strumenti di controllo, attraverso insomma la forza armata.
L’azione messa in piedi era evidentemente simbolica – dichiarano – e non si capisce l’assurdità di denunce che secondo la stampa partiranno per travisamento.
La questione non è quindi la battaglia ideologica contro i carabinieri – pertanto è fuori luogo anche l’uso che viene fatto delle teorie pasoliniane nell’editoriale del Tirreno di oggi -, la volontà è solo quella di vivere in un territorio non militarizzato.
I ragazzi hanno accolto favorevolmente alcune "aperture" fatte in questo senso anche dal comunicato diffuso dalla lista civica "Pisa città dei diritti", promossa da Paolo Arduini, che sabato sera era in piazza durante i fatti.
Poco dopo l’inizio degli interventi e delle domande dei giornalisti, sono intervenuti anche coloro che tengono i banchi del mercato in Vettovaglie, oltre ad alcuni commercianti.
La situazione si è subito fatta incandescente, molti di questi si sono fatti avanti e hanno interrotto più volte i ragazzi.
L’esigenza di confrontarsi è emersa con tutta la sua forza, tra i primi a farsi avanti abbiamo registrato una persona in particolare che si è rivolta agli studenti chiamandoli "ospiti", di una città che devono accettare, secondo lui, se non subire, aggiungiamo noi.
L’atmosfera si è fatta interessante: da una parte i disagi di chi vive la piazza di giorno e nel tardo pomeriggio, tutta la frustrazione di vivere in mezzo allo spaccio e al degrado; dall’altra le frustrazioni gridate da chi la piazza la vive la sera e la notte, cercando socialità e convivialità, valori sacrosanti, e non un semplice "voler fare quello che gli pare".
I giornalisti sono entrati in estasi, assistere in diretta ad uno scontro del genere può provocare titoloni che rendono la semplice carta da culo, un pezzo di carta vendibile.
Dopo un primo momento, in cui i commercianti sembravano contrapporsi nettamente agli studenti, la situazione è sfumata lentamente.
Il racconto dei rispettivi disagi si è trasformato in voglia di trovare una soluzione, che evidentemente non è ancora arrivata nonostante le mosse del comitato per la sicurezza del sindaco e del prefetto.
Tutti convenivano sul fatto che i problemi sono lo spaccio, le strade scambiate per urinatoi e l’immondizia, nonchè il casino fino a tardi. Qualcuno tra i commercianti si è fatto avanti chiedendo un’incontro tra le parti, cosa che hanno richiesto anche gli studenti. La lotta tra studenti e pisani è svanita nell’impressione di aver capito che il problema è difficile, ma che non riguarda la contrapposizione tra un soggetto e un altro, bensì la vivibilità per tutti della piazza.
Se 10 telecamere pagate 500.000 euro non sono servite, se non servono i presidi fissi di polizia e carabinieri, che spostano solo di qualche metro il problema dello smercio dell’eroina e che in più rischiano di provocare altre tensioni, perchè non pensare a qualcosa di meno senzazionalista, ma più mirato a risolvere i problemi reali con più buon senso?
Parlando di questo tutti si dicevano d’accordo, inoltre i ragazzi proponevano momenti di convivialità organizzata in piazza nelle varie ore del giorno e della notte, perchè – come abbiamo sostenuto più volte sulle colonne del nostro blog – la socialità e il vivere la piazza non lasciano spazio all’eroina.
Perfino una signora del comitato della cittadella per il quieto vivere (il comitato che sembrava brindare alla presenza dei carabinieri) è sembrata d’accordo con le motivazioni riportate e addirittura auspicava un’incontro pubblico sulla questione, "quantomai necessario", dicendosi favorevole a dialogare su questi punti.
Quello che è nato come uno scontro, si è presto trasformato in un incontro, tra la piazza che vive e lavora il giorno e quella che lo fa la notte.
La nostra attenzione ad un certo punto si è spostata sul giornalista del Tirreno, che, oltre ad avere un atteggiamento divertito e irriverente di fronte alla situazione di scontro (intento a crogiolarsi sulle difficoltà incontrate dai ragazzi), doveva, a parer nostro, chiarire alcune cose in merito alla politica editoriale del suo giornale, soprattutto nell’affrontare questa precisa questione degli ultimi giorni.
I fatti sono noti: prima un titolo molto forte, "Presidio contro i carabinieri!", inserito su un comunicato che aveva altre intenzioni. Poi i racconti a posteriori della vicenda, che parlano di una miccia che stava per scoppiare, di una situazione di tensione provocata dagli studenti, per cui si è sfiorata la guerra civile.
Infine oggi, dove al posto dei giornalisti che hanno scritto in questi giorni della vicenda, arriva un giornalista più intento a provocare che a riportare notizie.
Tale G.C. del Tirreno ci ha comunque illuminato su una serie di questioni.
Prima tra tutte è il fatto che il titolone è stato sparato per vendere di più, insomma se uno mette titoli senzazionalisti, tira più copie, anche se il titolo magari falsa il contenuto del comunicato e rischia di innescare una spirale di tensioni che si potrebbero evitare.
Poi, chiarendo che parlava a titolo personale, come onesto cittadino e non a nome della redazione, si è lanciato a commentare la conferenza stampa, dicendo che i ragazzi in realtà cercano solo la notorietà e il clamore, nonchè i loro 5 minuti di gloria, perfino meno di quelli che Warhol prevedeva per ciascuno di noi!
Alla fine si è sorbito la nostra visione personalissima di quello che succede in redazione del Tirreno.
In corso Italia, a parer nostro, visto come è stata trattata la vicenda, su cui è andato molto più cauto il concorrente destrorso "La Nazione", stanno pesando sempre di più le telefonate che arrivano da palazzo Gambacorti, in linea con la politica del comitato per la sicurezza, ottimo esempio di strumento politico rappresentante le politiche simil-leghiste di Filippeschi e quelle securitarie del Prefetto.
Di fronte alle nostre accuse, verso una redazione di "zerbini", la risposta è stata: "il Tirreno è libero e indipendente!". Lasciateci il beneficio del dubbio, la "strategia della tensione" messa in campo mediaticamente dal Tirreno sembra coniugarsi fin troppo bene con gli interessi di chi governa la città. Comunque domani vedremo cosa scriveranno a riguardo.
Aldilà dei giornalisti, tra cui si contano alcune eccezioni, che, come detto sopra, hanno trovato il modo per vendere meglio il servizio, tutti quelli che vivono la piazza, anche i più critici nei confronti del comitato per Vettovaglie libera e ingovernabile, hanno attribuito un merito ai ragazzi, ovvero quello di essere riusciti finalmente a sollevare pubblicamente, con gran polverone al seguito, la questione sulla vivibilità della piazza.