Il telefono squilla che il sole non è ancora nato.
Ginevra mi dice veloce: ci stanno sgomberando.
Ok arrivo le dico. La notizia che temevamo è alla fine arrivata. Cazzo
finalmente adesso si potrà combattere senza questa bolla d’ansia che ci
assedia da mesi.
Di nuovo sulle barricate, finalmente.
Metto un paio di jeans neri, la maglietta del Macchia Rossa e un giacchettaccio da battaglia. Scendo giù.
Per fortuna che non ho riconsegnato la macchina, altrimenti avrei dovuto prendere un taxi di merda e allora addio barricate…
Fuori è buio e un po’ fresco, finalmente dopo tanto caldo.
Un elicottero vola basso sul cielo di Roma e il suo faro potente squarcia la notte.
Dal mio nuovo quartiere alla Magliana c’è già traffico e questo cazzo di elicottero è sempre sopra la mia testa.
Non riesco a trovare parcheggio.
Il mio vecchio quartiere non cambierà mai.
Fa uno strano effetto tornarci all’alba per difendere un’occupazione in cui ho scelto di non stare.
Due anni senza mettere piede alla Magliana, coi miei fantasmi che mi salutano dai marciapiedi.
Arrivo e già una cinquantina di compagni si fronteggiano coi carabinieri.
Vedo Valerio, facce di anni passati. Addirittura Fabietto e Roberto
sono scesi da casa. Siamo pronti. Mando sms e faccio un paio di
telefonate. Siamo tanti e pochi allo stesso tempo, spero che arrivi
altra gente altrimenti ‘sti stronzi ce la faranno, al Regina Elena e a
Via Salaria, due posti sgomberati pochi giorni fa.
Siamo bloccati dai cordoni dei carabinieri. Via dell’Impruneta è
chiusa ai non residenti. Io in effetti ho ancora la residenza nel mio
vecchio quartiere per cui provo a giocarmi questa carta. Ovviamente mi
bloccano e non mi fanno passare lo stesso. Allora con Valerio e un paio
di altri vecchi compagni cerchiamo di aggirare il muro di carabinieri.
Facciamo il giro lungo: passiamo fra le sterpaglie, sul lungotevere,
andiamo sulla ciclabile. Troviamo i caramba anche lì, che sporcano la
pista con le macchine e gli scarponi militari. Qualche spinta, una
mezza sceneggiata e riusciamo a scendere dalla ciclabile fino
all’entrata della scuola 8 Marzo. Ora siamo di fronte al cancello.
Abbraccio Falco e gli altri con le lacrime agli occhi. Non vi faremo
cacciare! Dai! Siamo tanti e tutti qua fuori! Non finirà come le altre
occupazioni appena sgomberate: Magliana Resiste! Ci attiviamo.
Telefonate, sms, arrivano i fotografi e la stampa.
Ma ancora non si capisce cosa succede: è uno sgombero o no?
Centinaia di carabinieri in stato di assedio circondano l’edificio e
buona parte del quartiere ma neanche un poliziotto. Nessun digossino.
Impossibile che sgomberino un edificio di proprietà comunale senza
l’autorizzazione ufficiale di Prefetto, Questore, Digos e Sindaco…
I consiglieri locali dei pezzi rimasti della sinistra istituzionale
contattano Questura e Digos: i super poliziotti si fanno negare al
telefono, sembra che l’aria sia davvero fredda, gelida. La storia è
gestita da Carabinieri e Procura. L’ordine viene dall’alto Comando e
quindi nessun altro organo istituzionale può interferire a nostro
favore.
Roberto ci racconta com’è andata la storia.
Sua sorella stamattina alle 5 stava andando al lavoro quando ha bucato
una ruota della macchina su via della Magliana e ha tirato giù dal
letto il fratello per farsi aiutare. Manco a farlo apposta mentre
Robertone piazzava il cric sotto la macchina s’è visto sfilare decine
di gazzelle e blindati dei caramba.
Non è stato difficile capire che stavano andando a sgomberare la ex
scuola occupata 8 marzo. Roberto ha subito telefonato agli occupanti
che hanno avuto un paio di minuti per precipitarsi giù dal letto e
sistemare le cose più urgenti.
I fedeli dell’Arma hanno trovato il cancello chiuso con due catenoni.
Hanno perso tempo ad aprirlo. Poi si sono imbattuti contro il portone
saldato. Altro tempo sprecato per buttarlo giù. Tempo ben usato dagli
occupanti per salire sul tetto e telefonarci.
Più di mezz’ora prima che i militari prendessero possesso della scuola.
Tempo che ha impedito lo sgombero "a cartoccione", cioè senza
autorizzazione per motivi di ordine pubblico.
Tempo che abbiamo usato, dentro e fuori, per organizzare la resistenza.
Ora che 100 persone sono sul tetto e altre 100 sono in giro per il
quartiere sarà difficile sgomberare. Siamo disarmati ma determinati.
Urliamo in faccia ai militari che dovranno bastonarci e arrestarci se
vogliono sgomberare la 8 Marzo. Fotografateci pure, denunciateci tutti
e tutte. Ma non vi lasceremo fare il terzo sgombero di questo maledetto
settembre nero di Alemanno.
Ma a quanto pare non vogliono più sgomberare: eseguono una
perquisizione di tutto l’edificio con tanto di pompieri che cercano
chissà cosa nei tombini del cortile della scuola. Identificano tutti e
ci sono 6 ordini di comparizione. Decisi dall’alto. Dal Magistrato? Da
quel fascista di Santori che da mesi provoca e insulta gli occupanti?
Forse qualcuno più importante.
Il Generalissimo.
Che viene a riscuotere gli applausi dei suoi soldati, che, ridicoli, si
dispongono su due file a formare il picchetto d’onore per accoglierlo e
farlo entrare nel cortile della scuola, definitivamente "liberato" dai
baschi neri.
Dal suo arrivo le cose precipitano: il mandato di comparizione si
trasforma in mandato di arresto immediato e 6 dei nostri compagni
dovranno essere tradotti via con le gazzelle immediatamente in carcere.
La prima macchina con i compagni in manette esce dal cortile della
scuola assediata: non tratteniamo più la rabbia e gli tiriamo contro le
transenne. I caramba fanno cordoni e spingono ma non controcaricano.
Anzi sembra che non vogliono far salire ulteriormente la tensione, non
vogliono scontri e si prendono tutti gli insulti e le spinte possibili
senza (quasi) reagire.
"annatevene annatevene caramba de merda!" Gli gridiamo, dopo che son riusciti a portare via i nostri compagni.
Giriamo cassonetti e ‘sti cazzi di quello che pensa la ggente del
quartiere. Siamo incazzati e non badiamo più a nulla. È il caos.
A quella giornata seguono cortei nel quartiere e sit-in sotto le carceri, conferenze stampa e assemblee cittadine.
Per 16 lunghi giorni i nostri compagni restano dietro le sbarre e noi fuori a gridare nel silenzio.
La storia che era iniziata con una telefonata finisce con un’altra
telefonata. L’avvocato mi dice che hanno concesso i domiciliari…
Una parte dell’incubo è finito.
Ora ci tocca continuare la battaglia lontano dalla luce dei riflettori
di movimento. Dobbiamo tirarli fuori dai domiciliari con uno sfibrante
lavoro da avvocati.
La lotta va avanti.
E la lotta va avanti davvero, perchè sempre nel quartiere romano della Magliana si sta riunendo il Comitato inquilini senza titolo Magliana, che raccoglie tutti coloro che abitano, senza titolo, le case che fanno parte dell’enorme patrimonio dell’INPS, attualmente sottoposto ad un processo di cartolarizzazione. Di seguito, il volantino che descrive brevemente la situazione degli occupanti romani delle case dell’INPS.
DELLE CASE AGLI INQUILINI REGOLARI, NON SI RIESCE A SAPERE QUANTE
PROBABILITA’ CI SONO PER NOI OCCUPANTI SENZA TITOLO E SENZA REGOLARE
CONTRATTO DI POTER ASPIRARE A RESTARE DENTRO LE CASE DOVE ABITIAMO.
NEL FRATTEMPO L’INPS CI STA CHIEDENDO MIGLIAIA DI EURO A TITOLO DI
RISARCIMENTO E HA AVVIATO CAUSE CONTRO DI NOI PRESSO IL TRIBUNALE.
FINO AD ORA NESSUNO CI HA DATO GARANZIE NON SAPPIAMO NEANCHE SE UNA VOLTA PAGATE LE PENDENZE AVREMO QUALCHE DIRITTO.
VOGLIAMO RIVENDICARE IL NOSTRO DIRITTO ALLA CASA.
ORGANIZZIAMOCI PER RISPONDERE TUTTI INSIEME:DA OGGI IN POI OGNI SFRATTO SARA’ LO SFRATTO DI TUTTI, OGNI CAUSA LA CAUSA DI TUTTI.
PER QUESTO ABBIAMO COSTITUITO IL COMITATO DEGLI INQUILINI SENZA TITOLO DELLE CASE CARTOLARIZZATE ALLA MAGLIANA.
(c/o CSOA Macchia rossa)