Genova – Induto, prescrizione…tutto tranne che giustizia. Lo Stato
dopo sette anni decide di non punire i responsabili del massacro di Genova
2001. Nessuno andrà in galera. Oltre al danno anche la beffa. Nonostante i
giudici avessero ricostruito una oculata e feroce premeditazione della
repressione la sentenza sicuramente e volutamente bonaria la si può definire
scandalosa. Le torture vi sono state, ma non tanto da determinare conseguenze
tra i responsabili dell’ordine pubblico. Tutti promossi e tutti contenti. Più
di 200 persone massacrate snza un perché. O meglio, il perché è evidente: Ogni
dissenso è vietato nella civile Italia. Il paese delle banane continua a
sbalordire per la sua capacità di rinnovare le proprie paure e i tentacolari
interessi delle organizzazioni parastatali ed eversive. Nel 2001 qualcuno parlò
anche di colpo di stato mancato con parlamentari nelle questure e morti per le
strade, giovani e meno giovani risucchiati nelle camere di sicurezza come solo
in Sud America hanno saputo fare.
A sette anni dalle violente nel
"carcere provvisorio" di Bolzaneto, i giudici di Genova, quindi, pronunciano la sentenza contro i 44 ufficiali,
guardie carcerarie e medici imputati di aver sottoposto a sevizie più di
duecento no global. Dopo dieci ore di camera di consiglio, il verdetto cancella
l’ipotesi di crudeltà e tortura sostenuta dalla Procura. Assolve trenta
imputati, ne condanna solo 15. Contro una richiesta di poco meno di 80 anni di
reclusione, i giudici ne hanno inflitto solo 24 e, grazie alla prescrizione e
all’indulto, nessuno dei condannati finirà in galera.
Le Richieste Dei Pm E La
Sentenza
Alessandro Perugini, l’ex numero 2 della Digos
genovese, imputato in un altro procedimento perchè sorpreso dall’obiettivo di
un fotografo mentre tirava un calcio in faccio ad un adolescente, la Procura aveva chiesto tre
anni e mezzo. E’ stato condannato a 2 anni e 4 mesi. Un altro vice-questore
genovese, Anna Poggi, è stato
condannato a 2 anni e 4 mesi contro i 3 anni e mezzo richiesti dal pm. Giacomo Toccafondi, il medico coordinatore del
servizio sanitario a Bolzaneto, ha subito una condanna ad un anno e 2 mesi
contro i 3 anni e mezzo richiesti dall’accusa. La sentenza più pesante è stata
inflitta a Antonio Gugliotta,
l’ispettore di polizia penitenziaria responsabile della sicurezza nella
caserma: cinque anni, come richiesto dall’accusa, per aver picchiato con il
manganello i giovani no global. Accolta la richiesta della Procura anche per
Massimo Pigozzi l’agente
accusato di aver lacerato la mano ad uno degli arrestati: 3 anni e 2 mesi
contro i 3 anni e 11 mesi richiesti dai pm.
Risarcimenti per quindici milioni. Tra gli assolti, l’attuale
generale della polizia penitenziaria, Oronzo Doria, all’epoca dei fatti colonnello, che la Procura voleva condannato
a 3 anni e mezzo. Condannato il ministero degli Interni e quello della
Giustizia a pagare i danni materiali e morali subito dalle parti civili. In
media, settantamila euro per ognuno delle 209 vittime accertate. In totale
circa quindici milioni di euro.
La
Procura:
"Qualcosa di grave è successo". Laconico e imbarazzato il
commento della Procura alla sentenza shock: "E’ stato riconosciuto che
qualcosa di grave nella caserma di Bolzaneto è successo", ha detto il pm
Vittorio Ranieri Miniati che, insieme a Patrizia Petruzziello, ha sostenuto
l’accusa. "Il tribunale – ha proseguito il magistrato – ha ritenuto di
assolvere diversi imputati. Leggeremo la sentenza e valuteremo se fare appello.
E’ stata comunque riconosciuta l’accusa di abuso d’autorità".
"Mai più fatti del genere". Dura era stata la requisitoria
della Procura: un elenco infinito e raccapricciante di "sofferenze fisiche
e morali" inflitte senza "nessuna giustificazione": "Le
persone erano arrestate; la guerriglia urbana era finita da tempo. Nessuno di
loro – aveva spiegato la
Procura ai giudici – si era ribellato o aveva fatto
resistenza. Erano inermi". Eppure mancò "rispetto, e il
riconoscimento dei diritti". Picchiati; umiliati; messi a carponi e fatti
abbaiare come cani; offesi; costretti a stare ore su una gamba soa; rapati o
insultati. "Speriamo – aveva concluso la requisitoria il pubblico
ministero – che nel nostro Paese non si ripetano mai più fatti del genere".
una condanna ad un anno e 2 mesi
contro i 3 anni e mezzo richiesti dall’accusa.
Gli altri condannati sono
l’ispettore superiore Daniela Maida (1 anno e 6 mesi);
Antonello Gaetano (1 anno e 3 mesi), gli
ispettori della polizia di Stato Matilde Arecco,
Natale Parisi, Mario Turco
e Paolo Ubaldi (1 anno ciascuno). Poi ancora
Barbara Amadei (9 mesi), Alfredo Incoronato
(1 anno), Giuliano Patrizi (5 mesi). E’ stato inoltre
condannato a 10 mesi di reclusione il medico Aldo Amenta.
Grazie alla prescrizione e all’indulto, nessuno dei condannati, comunque,
passerà un giorno in carcere. Al processo erano imputati 45 tra appartenenti alle forze dell’ordine e
medici. I reati contestati, a vario titolo, abuso
d’ufficio, violenza, falso ideologico, abuso d’autorità, violazione
dell’ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
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