OFFSHORE_«Adesso i lavori della nave gasiera devono essere fermati. Il Tar della Toscana ha accolto il nostro ricorso e non ci sono dubbi: l’autorizzazione a costruire è annullata». Può dirsi soddisfatto l’avvocato Giancarlo Altavilla, il legale pisano che ha scritto il ricorso presentato dal comitato contro il rigassificatore di Pisa e Livorno e Greenpeace insieme a Medicina Democratica e Forum Ambientalista da sempre contrarie alla realizzazione della piattaforma off-shore.
La notizia della sentenza è circolata nel tardo pomeriggio di ieri, in attesa delle motivazioni dei giudici che saranno note solo fra alcune settimane, aspettiamo nei prossimi giorni per un comunicato ufficiale del comitato, appena sapute appunto le motivazioni.
Il ricorso, era stato presentato nell’ottobre 2007 quando Greenpeace prima aveva sollevato dubbi sulla legittimità dell’operazione e in seguito aveva scoperto le prove di un clamoroso falso in atto pubblico: il decreto di valutazione di impatto ambientale che autorizzava l’impianto mentiva nell’affermare che il comitato di pilotaggio del santuario dei cetacei aveva espresso un parere positivo sulla compatibilità tra rigassificatore e lo stesso santuario’.
Per il momento i comitati incassano un bell’ 1 a 0 contro OLT, governo (precedente ed attuale) e politici locali e nazionali compiacenti al malaffare.
«Da sempre diciamo che il mare non può essere utilizzato come sito industriale e che un impianto come la nave gasiera non può sorgere nel mezzo del Santuario dei cetacei» spiega l’avvocato Altavilla che aggiunge: «Le nostre osservazioni, evidentemente, erano fondate. Adesso occorre fermare tutto» a cominciare dal cantiere nell’area di Stagno dove si stanno predisponendo le opere per costruire il terminal della condotta sottomarina che servirà per trasferire dalla nave fino a terra il gas da immettere nella rete di distribuzione.
Ma Olt — la società che relizza l’investimento — non si dice sconfitta, sicura che le osservazioni del Tar siano solo di natura formale e risolvibili rapidamente.
E continua a dichiarare: «E’ stata rilevata la mancanza della concessione demaniale che però è attesa a giorni e sarà così sanata la situazione. Il progetto va avanti secondo i tempi e le modalità previste».
Per gli amministratori pisani, la partita con l’impianto è stata chiusa già da alcuni anni con un accordo di compromesso siglato tra Regione, Provincia, Comune e Olt.
I nostri enti locali infatti in un primo momento si opposero al progetto (il Comune stesso si appellò al Tar) ma la «guerra» si chiuse con l’intesa del settembre del 2005.
Questa prevedeva in sostanza un leggero spostamento più a sud del punto di ancoraggio della nave gasiera per non impattare il cono di entrata-uscita delle imbarcazioni da Boccadarno (per il nuovo porto della Borrello s.p.a.) nonché il finanziamento da parte di Olt — per circa 10-12 milioni di euro — dell’intervento di riapertura dell’Incile a Porta a Mare in maniera da ripristinare il collegamento tra Arno e Canale dei Navicelli (comodo a Camp Darby e all’industria pisana degli yacht).
Questo, insomma il prezzo con cui le nostre amministrazione a suo tempo hanno venduto la nostra salute e quella dell’habitat marino oltre alla nostra sicurezza.