L’arte nell’epoca del lavoro precario

Con la rassegna “Diversamente occupati/e. Video a
tempo determinato
” l’associazione culturale Imago mostra come sia
possibile affrontare il problema della precarietà in un modo diverso rispetto a
quello a cui siamo abituati: anziché dedicare a questo tema un dibattito, un
seminario o qualcosa di simile, l’associazione infatti, fedele al suo impegno
nell’ambito del video e della fotografia, ha dedicato alla precarietà la sua
sesta rassegna video, organizzando una serata, giovedì 29 novembre, in cui
vengono proiettati sette video, provenienti da diversi luoghi d’Italia, e
dedicati a diversi aspetti della precarietà lavorativa/esistenziale.

Si inizia con “Investimento garantito”,
lavoro ironico e divertente che, attraverso la forma dell’autobiografia,
racconta le vicende di una studentessa/lavoratrice (ovviamente precaria) che
dopo vari, fallimentari tentativi di superare i problemi legati alla mancanza
di un lavoro stabile, trova la soluzione in un “investimento”, nel senso che si
fa investire da un auto!

Il secondo lavoro invece è “Contromano
che sceglie la forma del documentario, a metà tra finzione e realtà, per
raccontare una storia che ha il sapore di un moderno “Ladri di biciclette”.
L’opera ruota infatti intorno alle difficoltà di un moto-boy, un ragazzo il cui
lavoro è fare consegne in moto a San Paolo, a cui viene rubato il motorino, il
mezzo che gli permette di svolgere il proprio pericolosissimo lavoro.

La serata prosegue con “Corto precario”,
resoconto del curriculum vitae, delle frustrazioni e delle difficoltà di una
studentessa-lavoratrice impegnata nel campo del video a Roma.

Il quarto lavoro presentato si discosta
decisamente dai primi tre: i brevi e spesso ironici video a cui abbiamo
assistito fin ora vengono sostituiti da “Medici senza diritti”, un reportage,
realizzato da Chiara Baldassari e Giuliano Marcucci, sulla scandalosa
condizione lavorativa dei medici specializzandi in Italia. Molto efficace nella
descrizione di questa condizione risulta l’illustrazione del trattamento
riservato alla stessa figura professionale in Germania (un solo dato: ai circa
800 euro mensili percepiti da uno specializzando in Italia sotto forma di borsa
di studio corrispondono circa 3000 euro in Germania, percepiti come regolare
stipendio con tanto di ferie e contributi).

Dopo “Medici senza diritti” ci spostiamo nel
sud l’Italia, con due video ambientati in Calabria e a Taranto: il primo,
dall’emblematico titolo “I am Calabrese”, usa una graffiante
ironia per affrontare problemi come la disoccupazione, il lavoro nero, le
campagne elettorali basate sullo scambio tra voti e posti di lavoro; il
secondo, “La società dello smaltimento” presenta toni più seri e amari, ed
è incentrato sulle difficoltà di Mario, addetto allo smaltimento di rifiuti che
in seguito alla perdita del lavoro, e a una successiva riassunzione a tempo
determinato, non può programmare il suo futuro insieme alla sua compagna.

La rassegna si chiude con “La
scommessa
”, un’animazione che, dopo aver mostrato le tristi vicende di
una laureata costretta a lavorare in un call center e di un ricercatore
defraudato della sua scoperta da un vecchio professore, invita a “puntare sui
giovani”, nel senso di puntarli con un fucile e poi sparare.

Oltre all’ironia, al cinismo e all’amarezza,
ingredienti-base di molti dei video che hanno trovato posto nella rassegna, ciò
che è emerso con forza è stato il bisogno di comunicare e socializzare quali
sono i problemi, le tensioni, i bisogni legati alla precarietà lavorativa ed
esistenziale.

Rabbia, disillusione, sconforto quindi. Ma
anche voglia di raccontare. E di agire.

 

Per informazioni e approfondimenti vedi: http://www.imagopisa.it/index_n.html

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