Venerdì 30 novembre: Video Documentario: “RAPPORTO AL CHE”

Le
Brigate di solidarietà e per la pace
nel 40° Anniversario della morte del Comandante
Ernesto Che Guevara, organizza presso lo SA Newroz un’iniziativa che dia voce
alle lotte e alla costruzione del contropotere nei movimenti popolari e
indigeni di Argentina, Bolivia e Guatemala.
Prodotto e realizzato da:
Brigate di solidarietà e per la pace, Centro di Documentazione di Pistoia,
Movimiento Teresa Rodriguez (Argentina), Movimiento Indigena Pachacuti
(Bolivia), Cooperativa Nuevo Horizonte (Guatemala), Incidencia Democratica
(Guatemala).
Un viaggio di sei mesi
attraverso i paesi che videro nascere (l’Argentina), prendere coscienza (il
Guatemala) e morire (la Bolivia) il Che. 

Un immaginario “rapporto” al
Che sull’America Latina che resiste e costruisce alternative al modello
neoliberista dominante, sulle tante trasformazioni e gli elementi di continu
ità
a 40 anni dalla sua morte.

Un viaggio ed un
documentario nati e resi possibili a partire dalle relazioni internazionali dal
basso stabilite dalle Brigate di Solidarietà e per la Pace dal 2002 ad oggi.
Tra
novembre 2005 e aprile 2006 una delegazione delle Brigate di solidarietà e per
la pace è stata in Argentina dal movimento “piquetero” Teresa Rodriguez, in
Bolivia dalle comunità Aymara e le loro organizzazioni politiche e sindacali
(il Movimiento Indigena Pachacuti e la Confederacion Sindical Unitaria
Trabajadores Campesinos de Bolivia), in Guatemala dalla Cooperativa agricola
integrale Nuevo Horizonte, formata dalla ex guerriglia delle FAR, e
dall’Alianza por la Vida y la Paz del Petén. Sulla base di relazioni di cooperazione
e appoggio reciproco costruite negli anni, abbiamo voluto documentare tre casi
rappresentativi del continente, l’America Latina, che negli ultimi anni ha
espresso i più alti livelli di conflittualità sociale e di opposizione alle
politiche neoliberiste. Solo per citare gli episodi più noti: in Bolivia la
“guerra dell’acqua” del 2000, la “guerra del gas” del 2003, le Giornate per la
nazionalizzazione degli idrocarburi del 2005, che hanno rovesciato due
presidenti nel giro di tre anni; l’insurrezione argentina del 2001-2002 che
portò ugualmente alla cacciata di due presidenti; le mobilitazioni del 2005
contro la firma del Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti in
Guatemala. Protagonisti assoluti di queste lotte sono stati i popoli originari,
che in alcuni casi costituiscono la maggioranza della popolazione, ed i
movimenti popolari autorganizzati.

Le
tre realtà rappresentate nel video non sono solo un potente fattore di
ribellione e resistenza, rappresentano anche una radicata esperienza di contropotere
e di organizzazione autonoma dallo stato e dal modello neoliberista. In un
caso, quello boliviano, recuperando una tradizione millenaria, negli altri casi
inventando e sperimentando, costituiscono forme di organizzazione politica e di
relazioni sociali ed economiche completamente alternative al capitalismo e
all’imperialismo. E’ anche sulla base di questa concreta esperienza che sono
state possibili e, a volte, vincenti le lotte di questi anni.

Gli
esempi argentino, boliviano e guatemalteco di contropotere sul territorio,
hanno una grande importanza in sé, ma ancora di più se osservati in una luce
continentale, perché non sono casi isolati. Sono molte le realtà dell’America
Latina che stanno sperimentando processi di trasformazione anticapitalista e
antimperialista, incentrati sulla costruzione, qui e ora, di relazioni sociali
e forme di vita autonome: dal Messico alla Colombia, dall’Ecuador al Brasile e
al Cile, ed altre ancora. Ognuno di questi tentativi ha, necessariamente,
caratteristiche diverse, un diverso grado di radicamento e di estensione
sociale e in alcuni casi diverse premesse ideologiche, ma in tutti sono
riconoscibili elementi qualitativi comuni:


La rottura con i meccanismi della democrazia rappresentativa e della delega,
per costruire istituzionalità non statali, fondate sulla democrazia diretta o
assoluta, e non separate dal corpo sociale che le esprime.


Un’organizzazione delle forme di produzione e riproduzione sociale guidata da
criteri di solidarietà, incentrata sulla proprietà collettiva e su uno scambio
non mercantile; fondata, inoltre, su un rapporto con l’ambiente e il territorio
e su una modalità di consumo di risorse naturali non distruttivi.


L’autogestione dei processi formativi ed educativi, delle pratiche sanitarie, degli
strumenti e delle forme di comunicazione.

Inoltre
tutte queste esperienze nel loro costruirsi e svilupparsi, hanno dato vita a
importanti processi di riappropriazione che ovunque le rendono, immediatamente,
ostacolo concreto al dispiegarsi degli interessi del capitale. Riappropriazione
di terre (Guatemala, Brasile, Colombia, ecc.); riappropriazione di altri mezzi
di produzione (le “fabbriche recuperate”, realtà pur diverse tra loro e spesso
contraddittorie); riappropriazione di segmenti di reddito o di stato sociale
(sussidi e programmi in Argentina); ma anche riappropriazione di conoscenze, di
identità e culture, a volte ancestrali, che il neoliberismo vorrebbe
definitivamente espropriate e cancellate.

C’è
infine, in questo “modello” di proposta rivoluzionaria, un elemento che può
dimostrarsi particolarmente
importante: far vivere relazioni e
pratiche sociali alternative, può
determinare un processo di produzione
di nuova e diversa soggettività. Una
soggettività in cui siano superati quegli elementi culturali e ideologici
propri della società capitalista che tendono a riprodursi, attraverso la
coscienza individuale, anche in contesti diversi: dall’individualismo al razzismo, dal sessismo al nazionalismo e
alle forme più reazionarie di religiosità, ecc.

Le
indicazioni che vengono dall’esperienze citate definiscono gli elementi di una
proposta strategica di cambio sociale per il superamento del capitalismo valida
non solo per l’America Latina, ma fondamentale anche da noi. Ci sembra evidente
l’importanza di conoscere e confrontarsi con la concreta applicazione di certe
intuizioni e indicazioni. In questo senso il documentario non è solo un modo
per far conoscere realtà lontane e interessanti, ma vuole essere un contributo
al dibattito politico e alla crescita dei nostri movimenti.

 

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