Impronte ai Rom: L’Europa condanna l’Italia, contro i Rom è discriminazione.

Per il  Parlamento europeo è "inammissibile la
violazione dei diritti fondamentali dei bambini e la loro
criminalizzazione". una risoluzione in tal senso dell’europarlamento ha
esortato le autorità italiane ad astenersi dal raccogliere le impronte digitali
dei rom. In particolare la risoluzione ritiene. "Chiede quindi alla
Commissione di verificare la compatibilità delle misure italiane con il diritto
Ue", si legge nella nota. Dopo un acceso dibattito a Strasburgo, il
Parlamento ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni la
risoluzione sostenuta tra gli altri da Pse e Verdi. La raccolta delle impronte
digitali dei rom «costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta
fondata sulla razza e l’origine etnica, vietato dall’articolo 14 della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo".

Più in particolare, i deputati
ritengono "inammissibile" che, con l’obiettivo di proteggere i
bambini, questi ultimi "vedano i propri diritti fondamentali violati e
vengano criminalizzati". Sostengono, invece, che "il miglior modo per
proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a
un’istruzione, ad alloggi e a un’assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di
politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo
sfruttamento". La risoluzione prende di mira la decisione del governo
italiano di individuare attraverso la raccolta delle impronte digitali, tutti i
rom presenti in Italia, mentre la
Camera dei deputati dovrebbe convertire in legge entro il 25
luglio un decreto che inasprisce le misure sulla sicurezza, che tutte le forze
parlamentari hanno ritenuto essere "un’emergenza nazionale". Il
Parlamento di Strasburgo ha però invitato la Commissione "a
valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal
governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell’Ue e il
diritto dell’Ue". Ha espresso poi preoccupazione
per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i
prefetti, cui è stata delegata l’autorità dell’esecuzione di tutte le misure,
inclusa la raccolta di impronte digitali, "possano adottare misure
straordinarie in deroga alle leggi", sulla base di una legge riguardante
la protezione civile in caso di "calamità naturali, catastrofi o altri
eventi", "che non è adeguata o proporzionata a questo caso
specifico". I deputati si sono detti preoccupati riguardo all’affermazione
— contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano —
secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di
per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull’ordine pubblico e la
sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno "stato
d’emergenza" per 12 mesi. Prima di procedere al voto, il commissario
Barrot ha aggiornato l’aula sugli ultimi sviluppi intervenuti a seguito dei
suoi contatti con il ministro dell’Interno Roberto Maroni ed ha spiegato che
l’intenzione sarebbe di raccogliere le impronte unicamente se non è possibile
stabilire l’identità delle persone e, per quanto riguarda i bambini, si
procederebbe in tal senso solo con l’autorizzazione di un giudice. Saranno
inoltre depennate dal censimento le richieste di indicare l’etnia e la
religione.

Ma questa precisazione non ha impedito
il voto e l’approvazione della risoluzione.

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