Le canne dei seguaci di Selassie: sentenza della Cassazione da ragione ai rasta

ROMA – "La fumano i
dottori, la fumano le infermiere, la fumano i giudici e persino gli
avvocati". Così nel 1976 cantava Peter Tosh in Legalize it, uno dei
più celebri inni alla liberalizzazione della marijuana. La star del reggae non
immaginava che 32 anni dopo a dargli ragione sarebbe stata niente meno che la
suprema corte di giustizia italiana. Non è esattamente la legalizzazione
dell’erba ciò che ha stabilito la sentenza numero 28720 della Sesta Sezione
penale della Cassazione, ma il diritto per chi – come Peter Tosh – professa la
fede rasta a fumarla a volontà senza incorrere in sanzioni.
Secondo quanto stabilito dai giudici, chi crede in Jah e nella sua
reincarnazione nel negus d’Etiopia Haile Selassie I, può liberamente circolare
con qualche dose di "ganja" in più del lecito perché "secondo le
notizie relative alle caratteristiche comportamentali degli adepti di tale
religione di origine ebraica, la marijuana non è utilizzata solo come erba
medicinale, ma anche come erba meditativa".
La Cassazione
è stata chiamata al pronunciamento in seguito al ricorso di un 44enne di
Perugia condannato perché sorpreso dalle forze dell’ordine con un etto scarso
di marijuana nella macchina. L’uomo si era difeso sostenendo di essere un
adepto alla religione rastafariana e che quindi "l’erba sacra doveva
essere consumata fino a 10
grammi al giorno". Una giustificazione
"spirituale" che il tribunale di Terni non aveva ritenuto di prendere
in considerazione, dichiarando l’imputato colpevole per illecita detenzione a
fine di spaccio, condannandolo quindi a un anno e quattro mesi di carcere.
Verdetto confermato dalla Corte d’appello di Perugia nel dicembre del 2004 con
una sentenza nella quale si specificava che la quantità sequestrata non poteva
essere considerata per esclusivo uso personale.

Contro questa decisione l’uomo ha
fatto ricorso in Cassazione, ottenendo soddisfazione dalla Corte Suprema che ha
rinviato la condanna alla Corte d’Appello di Firenze affinché riconsideri il
caso tenendo presente che la tradizione religiosa rasta prevede l’uso della
marijuana come "erba meditativa, come tale possibile apportatrice dello
stato psicofisico inteso alla contemplazione nella preghiera, nel ricordo e
nella credenza che l’erba sacra sia cresciuta sulla tomba di re Salomone, chiamato
il re saggio, e da esso ne tragga la forza, come si evince da notizie di testi
che indicano le caratteristiche di detta religione".

Un problema però rimane insoluto: la pianta più utile del mondo è ancora vietata per l’universo di giovani e meno giovani che ne fa uso in tutto il mondo con diversi scopi. Le religione non può essere causa di discriminazione tra chi ne fa uso. Sennò diventeremo tutti rastafari.

Breve storia della canapa:

Formalmente
classificata da Linneo nel 1753 come Cannabis sativa. Ancora oggi
qualcuno sostiene che al genere Cannabis appartiene una sola specie
(sativa), pur con sottospecie regionali diverse, che differiscono per
l’altezza, la ramificazione, l’aspetto delle foglie e il diverso
contenuto in fibre e in sostanze psicoattive.

Altri studiosi ritengono che ci siano invece 3 specie diverse:
 
Cannabis sativa (alta fino a oltre 6 m., ramificazione rada, foglie rade, allungate e sottili)
 
Cannabis indica (molto più bassa, a sviluppo piramidale, con ramificazione fitta, foglie larghe e molto fitte)
 
Cannabis ruderalis (non coltivata, molto più piccola e esile, con rami brevi, foglie piccole e rade).

La
Cannabis è probabilmente originaria dell’Asia Centrale a est del Mar
Caspio (odierni Kazakhistan, Uzbekistan, Tagikistan), ma secondo alcuni
sarebbe originaria della Cina.

USI
Fu
certamente una delle prime piante coltivate dall’uomo (l’agricoltura ha
origine circa 10.000 anni fa). Ammettendo che la sua area di origine
sia stata nell’Asia Centrale, la Cannabis fu portata già in tempi
antichissimi sia verso est (Cina) sia verso ovest (Afghanistan,
Pakistan, Persia, Arabia, medio oriente mediterraneo, Grecia, Roma,
Europa centrale) e verso sud ( India).
L’uso come fibra, per corde e
più tardi per tessuti, e come alimento (semi e olio dai semi) sembra
molto più antico della scoperta delle proprietà psicoat­tive e dell’uso
come sostanza inebriante e come farmaco.
I reperti archeologici più
antichi arrivano dalla Cina (Taiwan): si tratta di residui di corde di
canapa risalenti a almeno 10.000 anni fa. Altri resti (trovati nel
Turkestan) risalgono al 3000 a.C.
L’uso di corde di canapa al posto delle deboli corde di fibre di bambù fu un grosso passo avanti.
I
tessuti di canapa erano molto pregiati, e venivano usati anche come
abbigliamento dei defunti. Il reperto più antico (frammenti di stoffa
in una tomba) risale alla dinastia Chou (1122-249 a.C.).
La carta, inventata in Cina intorno al I secolo a.C., era originariamente ottenuta dalla canapa.

DOCUMENTAZIONE SCRITTA
C’è
un riferimento scritto “mitologico”: Pen Ts’ao Ching, trattato cinese
di farmacologia, attribuito al mitico imperatore Shen-Nung,
tradizionalmente datato 2737 a.C. (in realtà molto più tardo,
probabilmente I sec. a.C., anche se basato su conoscenze più antiche).
Come medicina, la canapa era considerata molto importante perché
conteneva entrambi i principi o influenze o forze primitive della
natura, che sono alla base della filosofia, della scienza e della
medicina cinese: lo yin (femminile, negativo, umido, scuro, freddo,
debolezza) e lo yang (maschile, positivo, secco, luminoso, caldo,
forza). Indicazioni: malaria, stitichezza, dolori reumati­ci, malattie
femminili, disturbi mentali… Negli antichi testi cinesi, la canapa è
anche citata come sostan­za che ”faceva vedere demoni“ (probabile
riferimento agli effetti psicoattivi – i demoni sono centrali nella
cultura e nella medicina cinese: le malattie sono provocate da demoni
che invadono il corpo).
Il più antico riferimento scritto databile
con sicurezza è l’Atharva Veda (India, fra 1400 e 2000 a.C), uno dei 4
libri vedici (libri scritti in sanscrito dagli Ariani, che invadono il
nord dell’India arrivando dalle regioni a nord dell’Himalaya). Secondo
l’Atharva-Veda la canapa “libera dall’angoscia”. È possibile che le
proprietà psicoattive siano state scoperte in India, dove la canapa
come sostanza inebriante venne ampiamente integrata non solo nella
medicina ma anche nella religione e nella vita quotidiana.

INDIA
La
Cannabis è da sempre usata nella medicina popolare per “ravvivare la
mente, prolungare la vita, abbassare la febbre, indurre il sonno,
curare la dissenteria”, e poi per stimolare l’appetito, migliorare la
digestione, curare la lebbra, il mal di testa, le malattie veneree, la
tubercolosi…
Diversi sistemi medici indiani, tra cui la medicina Ayurvedica, mettono la Cannabis fra i farmaci principali.
La
canapa è quotidianamente usata dagli “uomini santi” indù (sadhu) come
mezzo di illuminazione e di contatto con il divino. In una leggenda
vedica, il dio Shiva trova riparo all’ombra di una pianta di Cannabis ,
ne mangia le foglie e da allora ne fa il suo cibo preferito. Anche per
il dio del firmamento, Indra, la Canapa è la bevanda preferi­ta.
Nella tradizione del Buddhismo Mahayana, durante i sei passi verso l’illuminazione, Buddha visse di un seme di canapa al giorno.
La
canapa è da secoli usata in molti riti e feste popolari con scopi più
terreni e banalmente ricreativi, e si usano almeno 3 preparazioni di
diversa potenza:
– il bhang, la preparazione più leggera: foglie e
infiorescenze secche, preparate con altre spezie in dolcetti detti
maajun, o da usare in infusione.
– la ganja, molto più potente: da fumare, a volte mescolata a tabacco, fatta con le infiorescenze femminili ricche di resina
– il charas, la preparazione più potente di tutte: pura resina anch’essa da fumare (hashish)
Anche
in Tibet la Canapa, per le sue proprietà psicoattive, assume un ruolo
importante nella nascita (VII sec. d.C.) della religione tantrica –
derivata dal Buddismo e da religioni locali più antiche. La Cannabis
veniva usata per raggiungere stati di meditazione profonda e per
esaltare la coscienza.

LA CANAPA IN MEDIO ORIENTE
Gli
Assiri usano la Cannabis come incenso nel IX sec. a.C. La Cannabis è
anche citata nelle tavolette della Biblioteca di Assurbanipal a Ninive
(databili 650 a.C., ma basate su materiali molto più antichi).
Lo
Zend-Avesta (libro sacro persiano, attribuito a Zoroastro, circa 600
a.C.) parla di una pianta che dà una “resina inebriante” – quasi
certamente la Canapa. La stessa Bibbia ha molti passaggi in cui
qualcuno identifica la Canapa.

LA CANAPA IN OCCIDENTE
Il
reperto più antico in Europa risale a circa il 500 a.C. (urna funeraria
scoperta vicino a Berlino, contenente resti di foglie e semi).
Il
più antico e più famoso riferimento scritto si trova nelle Storie di
Erodoto (500 a.C.), che parla dell’uso della Canapa fra gli Sciti
(popolo guerriero delle steppe transcaucasiche) e le popolazioni delle
isole del fiume Arasse, che si raggruppano in una tenda, siedono in
circolo, buttano la canapa sul fuoco e “inalano il fumo, diventando
ebbri per l’odore come i Greci si inebriano con il vino… finché si
alzano, ballano e si abbando­nano al canto”. Prove di questi riti,
compresi braceri e resti di canapa, datati fra il 300 e il 500 a.C.,
sono state recentemente trovate in Asia Centrale.
Riferimenti alla
Cannabis come sostanza psicoat­tiva si trovano anche in Democrito (460
a.C.), che parla di una bevanda a base di vino, canapa e mirra, usata
per produrre visioni.
Scienziati e medici antichi – come Dioscoride
(“Materia medica”), Plinio, Galeno (I-II sec d.C.) e altri – citano
l’uso della canapa come inebriante. Galeno, il medico dell’imperatore
Marco Aurelio, mette in guardia dal consumo eccessivo, quando viene
usata come “dessert” alla fine dei pranzi di lusso.
Nell’antica
Roma, la canapa viene ampiamente usata anche per le corde, per i
tessuti e più tardi per le vele delle navi. Non è coltivata
direttamente, sembra, ma importata da Babilonia, dalla Grecia e più
tardi dalle Gallie (valle del Rodano).

LA CANAPA NEL MEDIO EVO
Nel
Milione, Marco Polo descrive l’uso della Canapa in Siria, presso gli
Hashishin (da cui “Assassini”), i guerrieri del Vecchio della Montagna,
una specie di setta di fanatici che uccisero diversi sceicchi arabi
rivali del loro capo (Marco Polo riferisce in realtà racconti di
seconda mano, perché all’epoca del suo viaggio, la setta degli
Assassini era già stata distrutta dall’invasione mongola). Il Vecchio,
o meglio lo Sceicco della Montagna (sheikh=vecchio e =capo), faceva ai
suoi seguaci una specie di lavaggio del cervello convincendoli che a
combattere per lui il Paradiso era assicurato. E un assaggio di
Paradiso veniva loro dato in speciali occasioni in un meraviglioso
giardino segreto, pieno di fiori, fontane e bellissime fanciulle, in
cui i giovani venivano introdotti dopo una forte dose di una bevanda a
base di canapa.
Si parla di canapa anche nei racconti delle Mille e
una notte (1000-1700 d.C.) e fu probabilmente attraverso il Milione di
Marco Polo e questi racconti che l’hashish venne conosciuto in Europa.

I SUFI (Persia)
I
Sufi sono una setta islamica eretica (Sufi = poveri), nata intorno al
1100, che predica che Dio (Allah) non si può conoscere se non
attraverso l’esperienza diretta dell’estasi: uno dei mezzi per
raggiungere l’estasi è l’uso di Cannabis. I Sufi vennero perseguitati,
e il fatto che facessero uso di hashish portò alla loro emarginazione
nel mondo arabo, in cui divennero una specie di paria. Ci furono anche
dei tentativi delle autorità religiose di proibire l’hashish proprio
per colpire i Sufi (la scusa era già allora che l’uso di hashish
portava alla pazzia).

Una leggenda racconta la scoperta della
canapa da parte di Haydar, fondatore dell’ordine religioso dei Sufi.
Haydar, un asceta che da 10 anni vive chiuso in un monastero da lui
costruito, un giorno esce e va per i campi. Quando torna è
particolarmente vivace e allegro e alle domande dei discepoli racconta
che aveva mangiato alcune foglie dell’unica pianta che, sotto il sole
rovente, non restava immobile, ma sembrava quasi danzare. I discepoli
sono molto incuriositi, ma Haydar gli indica la pianta solo dopo averli
fatti giurare che non ne avrebbero parlato con nessuno se non con altri
Sufi. Haydar visse fino al 1221, sempre nutrendosi di canapa, e volle
che questa fosse piantata intorno alla sua tomba.

IN EUROPA
Nel
Medio Evo, oltre che base per la produzione di tessuti, la C. fu un
ingrediente delle pozioni delle streghe, insieme all’oppio, al
giusquiamo, alla belladonna. Rabelais (1490-1553) molto probabilmente
si riferisce alla canapa quando parla dell’Erba Pantagruelion e delle
sue proprietà ine­brianti.

ULTERIORE ESPANSIONE
Le
fibre di canapa sono un bene economico importantissimo fin dai tempi
antichi, e solo di recente sono state in gran parte soppiantate dalle
fibre sintetiche. Per secoli, corde e tessuti resistenti furono fatti
solo di canapa.
Fin dal Medio Evo, i commercianti arabi introducono la C. in Egitto e nell’Africa orientale, fino al Mozambico e al Sudafrica.
Anche
in Africa, oltre ad essere usata come sostanza inebriante da fumare (o
bere/mangiare), entra a far parte di molti sistemi di medicina
tradizionale. P. es. fra i Boscimani e gli Ottentotti viene usata
durante il parto, per applicazioni locali sulle ferite o sui morsi dei
serpenti.
Gli spagnoli portano la Cannabis in Cile, Messico, Perù
intorno al 1545-50. I portoghesi (e forse anche i loro schiavi
africani) la portano in Brasile­. Gli inglesi invece la introd­ucono in
America del Nord (Canada 1606, Virginia 1611, New England 1630). Nel
1762, in Virginia è obbligatorio per gli agricoltori coltivare anche
canapa, pena forti multe. Lo stesso Giorgio Washington cita nelle
lettere le sue piantagioni di Canapa.
Il tentativo di coltivare
Cannabis a Cuba e a Giamaica ( inizio ‘800) viene presto abbandonato a
favore della canna da zucchero e del caffè. Ma verso il 1850, con
un’ondata di immigrazione di lavoratori dall’India (a seguito
dell’emancipazione degli schiavi negri), arriva a Giamaica l’abitudine
di fumare la Canapa – che col tempo, come si sa prenderà persino la
forma di un culto religioso (i Rastafarians, cultori di Ras Tafari e
del ritorno del popolo nero alla Madre Africa, il movimento a cui si
ispirerranno Bob Marley e i musicisti reggae…).

LA CANAPA COME FARMACO/DROGA NELL’OTTOCENTO
In
India, nell’800 domina la Compagnia delle Indie, inglese, che fa soldi
soprattutto vendendo oppio alla Cina. Verso il 1870, iniziano a
sentirsi denunce contro la Cannabis , ampiamente usata per scopi
medici, religiosi, o puramente ricreativi. Dopo anni di dibattiti, nel
1893 viene istituita una Commissione anglo-indiana sulla canapa con il
compito di investigare su tutti gli aspet­ti dell’uso di Cannabis :
l’estensione del consumo, le modalità di consumo, gli effetti sulla
salute e sulla produttività nel lavoro. Lo studio viene pubblicato nel
1894 (un volume per il Rapporto e 6 volumi di Appendici), e le
conclusioni, per dirla in breve sono: il bhang, la preparazione più
blanda, è anche la più usata l’uso moderato, che è la norma, non porta
a conseguenze negative né per la salute né per il lavoro non ci sono
prove di un legame causale fra l’uso di Cannabis e comportamenti
criminali, o malattie mentali di conseguenza, non ci sono motivi per
esercitare più stretti controlli
In Europa, la preparazione più
forte di canapa – l’hashish – arriva probabilmente a inizio ’800, con i
soldati di Na­poleone, dopo la campagna d’Egitto.
In Francia, nel
1845, lo psichiatra Moreau di Tours pubblica il suo libro
(“Sull’hashish e sull’alienazione mentale”) in cui descrive ampiamente
le sue ricerche storiche, le sue esper­ienze personali, e suggerisce
che la C. potrebbe anche utile per lo studio e la cura delle malattie
mentali. Circa nel 1850, a Parigi c’è il Club des Haschischins: vi
parte­cipano Baudelaire, Gautier, Dumas padre e altri artisti.
Baudelaire (che oltre alla Cannabis usa alcool e oppio) descriverà le
sue esperienze nel libro “I Paradisi Artificiali”.
In America, nel
1856 Fitz Hugh Ludlow (grande ammiratore del De Quincey delle
Confessioni) pubblica il libro The Hashish Eater sulle sue esperienze
con l’h. (e prima ancora con tutte le altre droghe disponibili, dal
cloroformio all’etere all’oppio) comprato nella farmacia sotto casa a
partire dai 16 anni.
In Italia, i preparati a base di Cannabis
indica sono usati per diverse indicazioni, soprattutto come calmanti,
antidolorifici, sonniferi. Come forse molti ascoltatori sapranno,
Giorgio Samorini ha scritto un bellissimo libro (“L’erba di Carlo
Erba”) proprio sulla storia della canapa nella medicina italiana dell’800.
In
Inghilterra, ancora nel 1890 un eminente medico scrive su Lancet che,
avendo un’esperienza di 30 anni di uso della Cannabis la considera “una
delle nostre più utili medicine”. Il grande William Osler scrive nel
1898 che la C. è probabilmente il miglior farmaco per l’emicrania.
Fino
al 1937 (anno della proibizione in USA), la Cannabis fa parte di
moltissimi medicinali in Europa e in USA, che sono, come tutti gli
altri farmaci in vendita libera. Gli usi principali sono come
analgesico, tranquillante, sonnifero, stimolante dell’appetito, ma
inoltre ha indicazioni specifiche per le nevralgie, colera,
convulsioni, spasmi muscolari, reumatismo, tetano, idro­fobia, isteria,
depressione mentale, delirium tremens, pazzia, emorragie uterine. Oggi
è in corso in tutto il mondo una rivalutazione delle proprietà
terapeutiche della Cannabis e dei suoi derivati in numerose malattie.

USO RICREATIVO
L’uso
ricreativo della Cannabis – sia come “erba” che come resina (haschish)
– è molto diffuso in Oriente e in Africa fin dai tempi più antichi. Gli
schiavi negri portati in Brasile e gli indiani emigrati a Giamaica
portano l’uso della marijuana in America.
Negli Stati Uniti del Sud, l’abitudine di fumare la marijuana
viene introdotta dai lavoratori messicani (Texas, California). Solo
verso la fine dell’800 in USA cominciano i riferimenti nei giornali
scandalistici alla Cannabis usata come droga in “fumerie di hashish”
simili a quelle di oppio. Verso il 1900, la marijuana
è molto diffusa a New Orleans. Verso il 1920, diventa la droga dei
musicisti di jazz. Mezz Mezzrow, clarinettista jazz bianco, dà molto
spazio alla marijuana nella sua
autobiografia (“Ecco i blues” – Longanesi) e nel 1927, la Louisiana è
il primo stato a proibirla. Il Colorado segue nel 1929. Nel 1937, con
il Marihuana Tax Act, fortissimamente voluto dal capo del Federal
Narcotics Bureau, Harry J. Anslinger, la marijuana è infine proibita a livello federale, e in pochi anni viene proibita in tutto il mondo occidentale.

a cura di Claudio Cappuccino 

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