Disoccupati protestano da sei giorni su tetto Comune Enna

Piazza Armerina (Enna) – Due disoccupati
sono, da sei giorni, sul tetto del Municipio per chiedere lavoro.
"Abbiamo scelto di ricorrere a una forma estrema di protesta perché
dall’amministrazione comunale abbiamo ricevuto solo vane promesse",
spiega Giuseppe Camerino, 32 anni, ex conducente di pullman, ex
candidato del Partito Comunista dei Lavoratori alla presidenza della
Provincia di Enna. Insieme a lui c’é Michelangelo Perla, precario del
Comune, 43 anni, padre di due figli.

"Finora – continua
Camerino – siamo stati solo sfruttati: troviamo occupazioni in nero e a
tempo determinato. Non è più possibile andare avanti così". I due
disoccupati chiedono di essere assunti al Comune. "In pianta organica –
prosegue – ci sono 73 posti vuoti, in base ad una legge del 1986
l’amministrazione potrebbe assumerci subito". Perla e Camerino hanno
più volte chiesto l’intervento delle istituzioni. "Non ci hanno
risposto – dicono – e siccome, per un’ordinanza del sindaco non si può
protestare in strada usando il megafono, abbiamo pensato di salire sul
tetto del Comune".

 
La percezione di precarietà oggi è
avvertita da ognuno di noi sopratutto dal punto di vista lavorativo, mentre
non ci si accorge che le nostre  vite sono precarie più di quanto
sembra. L’offensiva lanciata da qualche anno al mondo del lavoro è
accompagnata da altre forme più subdole di precarizzazione che
colpiscono  tutti, anche le persone che hanno un lavoro
stabile.
 
Precarietà è insicurezza sotto tutti i punti di vista . Da quello
sociale, culturale a quello dei valori universali. Oltre a non avere
un lavoro sicuro, precario è chi non riesce ad avere un’abitazione
stabile a causa dei bassi redditi e dagli affitti alti ,  precario è
chi non può avere un’istruzione o un’assistenza sanitaria adeguata
per il costante e progressivo smantellamento del servizio pubblico,
precaria è la nostra cultura foraggiata da un sistema d’informazione che
fa di tutto per alimentare paure e insicurezze atte a giustificare
processi di militarizzazione delle nostre esistenze.
 
Tutto questo crea ciò
che oggi è un modo di pensare universale, basato su elementi quali l’egoismo e l’individualismo , il proteggere con ogni mezzo il poco che sia
ha o accrescere i propri profitti usando qualsiasi mezzo. Questo
era  il risultato voluto e cercato da chi ha dato il via a certi
processi. Rottura di ogni vincolo sociale
e solidaristico  Divisione e non integrazione, è questo il nuovo
paradigma. Ma sopratutto la perdita costante della memoria è
l’aspetto più preoccupante. La memoria  intesa come anello di
congiunzione fra passato e presente, elemento di trasposizione di
esperienze, lotte e ideali.
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