Usa, apertura convention democratica: arrestati tre neonazisti per tentato attentato

Si è aperta la convention del Democratic Party presso il Pepsi Centre a Denver(Colorado), in pieno stile televisivo, con luci colorate, enormi schermi e una buona dose di american dream, con la proiezione di un video sulla vita di Michelle Obama, "La ragazza del South Side", dal ghetto nero di Chicago al matrimionio e ai successi professionali.

La battaglia dei valori familiari ha visto già i repubblicani produrre
uno spot sul fratellastro di Barack Obama, George Hussein Onyango, che
vive in una baraccopoli di Nairobi. (Mentre loro se stanno beati in un palcoscenico da milioni di dollari a raccontarlo per guadagnare voti toccando le corde emotive degli elettori, aggiungerei io.) E per condire il tutto non mancheranno star di Hollywood, come la regina dei talk-show Oprah Winfrey. Anche una delegazione italiana del PD è presente, nelle vesti di Walter Veltroni, Piero Fassino, Francesco Rutelli, Lapo Pistelli e Gianni Vernetti. Prendono esempio.

In questo clima così costruito da sembrare di plastica e così scintillante da accecare sembra sia stato sventato un attenato al candidato alla Casa Bianca Barak Obama. Tre giovani militanti legati ai movimenti suprematisti bianchi di estrema destra sono stati arrestati. Sono stati trovati in possesso di fucili telescopici, giubbotti
antiproiettile e walkie-talkie. Il caso è ora passato
in mano all’Fbi.

Non viene specificato dalle diverse agenzie stampa di quale gruppo in particolare facciano parte gli arrestati e non è facile tracciare un quadro di tali gruppi negli Stati Uniti. Nel 1959 venne fondato l’American Nazi Party(ANP) e negli anni ’70 l’organizzazione Aryan Nation, marcatamente cristiana antisemita, tra cui figurano spesso preti tra gli adepti, ha come motto il white power.  Uno dei più grandi gruppi neonazisti
negli Usa è National Alliance, ma ce ne sono anche altri con nomi e caratteristiche diverse ma tutti simili nell’ideologia.

Inoltre non va tralasciato il fenomeno dilagante del neonazismo nell’esercito statunitense, tanto che ormai si trovano
graffiti della “Nazione Ariana” a Baghdad. L’allarme era stato lanciato già nel 2006 dal Southern Poverty Law Center (Splc), un’organizzazione che monitora le attività dei gruppi razzisti negli
Usa, che ha parlato di “migliaia di estremisti di destra” tra le truppe americane.
Il problema non è nuovo, anche se l’esercito credeva di averlo risolto. Ma se
qualcuno pensa che i neonazisti si arruolino per dar man forte alla razza bianca
nella guerra al terrorismo, felici di poter eliminare nemici della patria nel
caos dell’Iraq, si sbaglia di grosso. Il vero fronte, per i white nationalists, è quello interno.

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