Accoltellati dai fascisti tre compagni a Roma

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mso-bidi-languTre coltellate
alla coscia destra. Da dietro. All’improvviso. Il tempo di dire «Ma sei
impazzito?». Dopo, la lama affonda altre tre volte. Uno squarcio di dieci
centimetri, chiuso da quindici punti qualche ora dopo, nell’ospedale romano del
Cto. Fabio Sciacca, ventottenne attivista dei centri sociali, è l’ultima
vittima di una lunga lista d’aggressioni fasciste. Venerdì sera, insieme ai
suoi compagni dello squat Laurentino 38, era andato al concerto in ricordo del
suo amico Renato Biagetti, assassinato il 27 agosto di due anni fa fuori da un
locale di Focene, sul litorale romano. Alla serata commemorativa, al parco
Schuster, in zona Ostiense, hanno partecipato migliaia di persone: c’era
musica, comici (fra gli altri Andrea Rivera), persino un po’ di allegria. «Come
sarebbe piaciuto a Renato», dicono i giovani del centro sociale Acrobax, quello
Renato. Fabio era lì. Era anche salito sul palco, verso l’una, aveva raccontato
un suo ricordo dell’amico ucciso. Finita la festa verso le due, smontati gli
stand e pulito il parco, si era trasferito con un’altra cinquantina di persone
nel vicino centro sociale Pirateria, per continuare a sentire un po’ di musica.
In compagnia. Fino alle tre e mezza.

A quell’ora
Fabio decide di tornare a casa. Si incammina con due amici, Emiliano M. (27
anni) e Milvio M. (30), a prendere la macchina che è rimasta parcheggiata
vicino il parco Schuster. All’improvviso, all’altezza della facoltà di Economia
di Roma Tre, appare un gruppo di persone. Sono una decina.Da dietro, da un
angolo di strada non illuminato. Urlano «pezzi di merda, zecche infami». Pochi
secondi dopo, l’attacco con catene, oggetti contundenti e un coltello. Quello
cha andrà a ficcarsi nella coscia destra di Fabio che, dopo sei colpi, cade a
terra. A quel punto gli sferrano un calcio in faccia.
 

Intanto anche
Emiliano viene spintonato a terra da tre assalitori: riceve una serie di
pestoni. Se la caverà con molti lividi sul fianco destro. Va meglio, per
fortuna, a Milvio che riesce a divincolarsi. Poi all’improvviso gli assalitori
svaniscono nel nulla. «Qualcuno era rasato, altri avevano un cappelletto»,
racconta Emiliano, comunque «erano tutti fascisti, vestiti da pariolini», è la
sua descrizione. Polo nere, magliette Fred Perry e pantaloni di marca a tre
quarti. Tutti tra i venti e i trenta anni. E a volto scoperto. Come fossero
sicuri che questo gesto non avrebbe avuto alcuna conseguenza. «Quello che mi ha
dato le coltellate – dice Fabio dal letto d’ospedale in cui è ricoverato (e lo
sarà ancora un po’, almeno fino a quando non ci sarà più il rischio di
un’infezione interna) – aveva più o meno l’età mia». Dieci minuti dopo
l’aggressione arriva prima l’ambulanza e poi una volante dei carabinieri che ora
stanno indagando sull’episodio. «E pensare che un anno e mezzo fa mio figlio è
andato a vivere il Chiapas, nel Messico», dice Teresa, la mamma di Fabio. «Ero
preoccupata, credevo fosse pericoloso». Il pericolo era qua, nella sua città,
dove Fabio è tornato per le vacanze. «È stato un agguato fascista premeditato –
denunciano i centri sociali -. Hanno rivendicato a coltellate l’assassinio di
Renato».

Ma ora la
polemica è anche sulle forze dell’ordine, presenti in gran numero durante
l’iniziativa al parco: otto blindati e alcune volanti fra polizia e
carabinieri. E tanta Digos ‘visibile’ tra gli stand. Eppure non hanno evitato
l’aggressione. L’ennesima. La questura si difende sostenendo che «l’episodio è
avvenuto dopo il servizio di sicurezza pubblica per il parco. La festa era
finita alle due di notte». Quindi non era più loro competenza difendere
l’incolumità dei giovani. Ora i carabinieri stanno visionando i nastri delle
telecamere a circuito chiuso dell’università, che potrebbero aver ripreso
qualche particolare dell’aggressione.

«Non sono stati
in grado di fermare la mano assassina» attacca il comitato Madri per Roma Città
Aperta, di cui fa parte Stefania Zuccari (la mamma di Biagetti), che poi si
rivolge al sindaco Alemanno: «Vogliamo una risposta sui provvedimenti che il
sindaco intende prendere verso questi individui che praticano l’uso della lama
e della violenza». Dal canto suo il Campidoglio esprime «ferma condanna» per
l’accaduto e dà «piena solidarietà alle vittime dell’aggressione». Parole giudicate
ipocrite e respinte al mittente dai ragazzi dei centri sociali: «E’ lui –
dicono – il mandante politico di queste azioni».

In serata da
parco Schuster verso Santa Maria in Trastevere è partito un corteo contro «la
violenza nera». «Agosto 2006-agosto 2008, stesse lame, stesse trame» è lo
striscione di apertura. Ma i manifestanti attaccano l’inutile militarizzazione
della città, ricordando anche il recente pestaggio e strupro dei due turisti
olandesi: «Pacchetto sicurezza – sicuri da morire», è un altro dei loro
striscione.

 

(da «Il manifesto», 31-12-2008)

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