Si chiude così,
secondo il Governo, la questione del risarcimento dei danni fatti dal
colonialismo italiano in Libia: cinque miliardi di dollari, spalmati
su 25 anni. Berlusconi firma l’accordo di "Amicizia,
partenariato e cooperazione" con Gheddafi, anche se fu il
governo Prodi a lavorare alla costruzione dell’intesa. In cambio il
governo italiano ha ottenuto la collaborazione nella lotta
all’immigrazione illegale, l’attuazione degli accordi di
pattugliamento congiunto delle coste libiche, già firmati nel
dicembre 2007 , "contro i commercianti di schiavi", ha
affermato Berlusconi.
I risarcimenti a titolo
di compensazione per i danni coloniali prevedono investimenti in
infrastrutture, immobili e anche per un’autostrada costiera di 1600
km che attraversi tutta la Libia, dall’Egitto alla Tunisia. Ma già
che “magnanimamente” si contribuisce allo sviluppo delle
infrastrutture nord-africane perché si deve costruire una
autostrada piuttosto che collegamenti ferroviari, meno inquinanti,
meno pericolosi e più lungimiranti anche per il futuro
sviluppo economico del paese?
Ma è chiaro che
gli obiettivi del governo sono ben oltre questa pacificazione di
facciata: “grazie all’accordo di amicizia tra Italia e Libia
sottoscritto oggi a Bengasi, tra le altre cose in Italia avremo meno
clandestini e maggiori quantità’ di gas e petrolio libico, che
e’ della migliore qualità’", ha sottolineato lo stesso
Presidente del Consiglio ai microfoni del Tg3. Si deve ammettere che
il Premier ha proprio ragione, ciò che interessa è
infatti il controllo(blocco) delle migrazioni e far diventare
l’Italia il partner di riferimento della Libia in campo
energetico-commerciale, con l’Eni già al centro delle
relazioni petrolifere.
La colonizzazione
italiana ebbe inizio nel 1911 e si rafforzò ulteriormente
durante il periodo fascista. Decine di migliaia di libici sono morti
nei 23 anni di dominazione italiana. I "metropolitani",
così chiamavano gli italiani in quell’epoca, rappresentavano
il 13% della popolazione libica, con quasi 109mila residenti. Il
regno italiano sulla Libia dura fino alla caduta del paese in mani
alleate nel 1943.
Nel 1969, il 31 agosto un
colpo di Stato rimosse l’allora Re Idris dal suo incarico e si
instaurò il governo provvisorio guidato dal colonnello Muammar
Gheddafi, che ancora adesso guida il paese.
Nel luglio del 1979 i
20mila italiani che ancora risiedevano nello stato libico furono
espulsi per volere del colonnello, ed ora anche l’Associazione
Italiani rimpatriati non vede di buon occhio l’accordo, a meno che
questo non tenga conto anche della situazione che hanno dovuto subire
all’epoca della scalata al potere di Gheddafi.