La Carfagna colpisce ancora: carcere per le prostitute.

In un governo composto da ministri che si sfidano quotidianamente su chi possa vantarsi di aver promulgato il provvedimento più ingiusto, iniquo, vessatorio e volto a colpire i più deboli, la Carfagna sta alacremente dando battaglia per aggiudicarsi la palma di vincitrice. L’impegno è d’obbligo, visto che deve battersi con campioni del calibro di Calderoli (federalismo fiscale), Bossi (legge sull’immigrazione nella precedente legislatura), Maroni (che sta conducendo la partita con legge 30 sul mercato del lavoro nella precedente legislatura, cui si sommano, in questa, ddl sicurezza, impronte ai rom, esercito nelle strade e chi più ne ha più ne metta), solo per citarne alcuni. Inoltre, la povera ministra, già ribattezzata qualche tempo fa la matrigna di Cenerentola, si trova a disporre di un ministero, le Pari Opportunità, che non ha certo la potenza di fuoco di un ministero degli Interni, o del Welfare. Ma, con la sfrontatezza propria della gioventù, quest’oggi, in Consiglio dei Ministri, ha scoperto le sue carte, facendo approvare un disegno di legge contenente “misure contro la prostituzione” che fa venire i brividi.

E’ vero che la legge Merlin, che 50 anni fa chiuse i bordelli, aprì di fatto la via alla prostituzione in strada, fenomeno addirittura peggiore, dal momento che, oltre a perpetrare lo scempio della mercificazione del corpo della donna (cui si somma lo sfruttamento da parte di terzi), fa sì che il tutto si svolga senza la minima possibilità di controllo da parte dello Stato, in merito alla sicurezza e alla libertà di scelta di coloro che esercitano la professione. Ed è anche vero che l’unico reato previsto dalla Merlin per contrastare questo fenomeno sul versante della clientela, ovvero il reato di adescamento, è di difficile applicazione, tanto che il fenomeno è a tutt’oggi contrastato, poco e male, solo sul versante dello sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali.

Ma pensare di introdurre identiche sanzioni (l’arresto da 5 a 15 giorni e l’ammenda da 200 fino a 3000 euro) sia per le lucciole (ovvero le vittime di questo sistema) che per i clienti (ovvero coloro che lo promuovono e lo alimentano con il loro denaro), forse neanche a Maroni sarebbe riuscito. Ed invece con la matrigna di Cenerentola in campo, decisa a scalare la classifica, tutto questo è diventato realtà: si chiama reato di esercizio della prostituzione in luogo pubblico. Mentre, precisa il ministro-matrigna, la prostituzione in casa resta sospesa nel limbo: "La prostituzione in luoghi chiusi non è legale e non è reato…". Eh sì, sennò poi i suoi amichetti, compagni di coalizione e non, come fanno a divertirsi? A proposito, e Sircana da chi si ferma, adesso, per chiedere che ore sono?

Comunque, puntualizza il ministro, il ddl non prevede il ritorno delle case del piacere: "Le case chiuse legittimerebbero la prostituzione, il nostro ddl è invece punitivo. Non la regolamenta ma la contrasta duramente. Come donna, le case chiuse mi fanno rabbrividire… Come donna nelle istituzioni so che esiste e cerco di contrastarla". Nobile proposito! Ma non si rende conto, ministro, che le donne che sono finite sulla strada devono essere aiutate, non punite ed incarcerate, e che questo aiuto non deve essere demandato alle associazioni caritatevoli, ma è compito dello stato, che lei rappresenta?

C’è un solo elemento positivo in questo ddl, ovvero l’inasprimento delle sanzioni contro l’avvio e lo sfruttamento della prostituzione minorile, piaga vergognosa, tanto più se si pensa che da’ luogo ad una vera e propria tratta degli schiavi. Ma era proprio necessario prevedere che i minori stranieri non accompagnati che esercitano la prostituzione nel nostro Paese vengano riaffidati alla famiglia o alle autorità responsabili del loro paese d’origine? Se questo è possibile e a vantaggio del minore, ben venga. Ma non si rende conto che, in molti paesi di provenienza, una donna che si sa aver esercitato la prostituzione, oltre a non trovare ovviamente nelle autorità alcun aiuto dato che probabilmente si tratta di paesi in via di sviluppo, sarà emarginata e vista come un’intoccabile? Dopo che sul suolo italiano un qualche vecchio pervertito italiano si è servito di una indifesa minore straniera per soddisfare le proprie italiche pulsioni represse, la rispediamo, con tante scuse, a casa? Cosa ci stanno a fare, nel Testo Unico sull’immigrazione, i permessi di soggiorno per motivi umanitari? Ce lo spiega?

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