Morire in carcere a 26 anni: Niki Aprile Gatti

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Ancora una morte inspiegabile in
carcere, ancora una madre in lacrime che chiede giustizia. La lista del dolore
e della vergogna delle carceri italiane si allunga sempre di più, dopo le morti
"sospette" di Marcello
Lonzi
, Federico Aldrovandi,
Manuel
Eliantonio
, Aldo
Bianzino
e chissà quanti
altri
.

Questa volta è toccato a

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Niki
Aprile Gatti
, 26 anni, informatico. Niki non si potrà più difendere dall’accusa
di truffa informatica: è stato trovato morto nel carcere fiorentino di
Sollicciano. Diversi sono i motivi che hanno portato la madre a non credere ai
pochi elementi della versione “ufficiale” e ad avviare una campagna di controinformazione
che da qualche giorno sta attraversando tutto il web.

Il 19 giugno scorso il giovane
era stato arrestato a Cattolica e trasferito nel carcere di Sollicciano a
Firenze. Da quel momento, pur essendo in custodia cautelare, non ha più potuto né
incontrare né contattare in alcun modo la famiglia e la madre, alla quale in un
primo momento era stato addirittura detto che il figlio si trovava detenuto a
Cattolica. Ciò malgrado uno dei verbali emessi dal carcere di Sollicciano afferma
che il ragazzo aveva contattato famiglia e avvocato personale. Addirittura la
mamma è stata minacciata dalle “forze dell’ordine” («si allontani o arrestiamo
pure lei») solo per aver tentato di vedere il figlio, per l’ultima volta e da
lontano, durante un trasferimento. Il 24 giugno, cinque giorni dopo l’arresto,
Niki veniva trovato morto, impiccato nel bagno del carcere. “Suicidio”, dicono
gli inquirenti, e Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti del
Comune di Firenze, sembra dar credito a questa ipotesi.

Niki era stato arrestato per una "ipotesi
di reato", insieme ad altre 18 persone, per una truffa legata a un sovrapprezzo ingiustificato dei numeri telefonici "899". L’ipotesi che la mamma porta avanti è legata
al fatto che, molto probabilmente, dietro alla truffa ci sia stata, oltre all’attività
della manovalanza, l’intervento attivo dei gestori telefonici del servizio
offerto: gestori che, favoriti da chi ha gestito le indagini, avrebbero fatto
di tutto per impedire di essere coinvolti. In questo senso andrebbe la mancata
perquisizione “ufficiale” dell’appartamento del giovane, residente a San
Marino, e soprattutto un misterioso furto nello stesso appartamento di Niki a
pochi giorni dal suo arresto, durante il quale dei ladri non meglio precisati hanno portato
via tutti i computers e le informazioni in essi contenute.

 

Guarda la video-intervista
alla madre di Niki

 

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