Pieni poteri all’Azienda unica toscana per il (non)diritto allo studio

Con il nuovo anno diventa operativa la nuova azienda unica per il diritto allo studio universitario. La giunta regionale, su proposta dell’assessore Gianfranco Simoncini, ha approvato infatti il regolamento organizzativo dell’azienda unica, che sostituira’ il sistema precedente incentrato su tre aziende, una per ciascuna citta’ sede di università.

La nuova azienda avra’ sede a Firenze ma il regolamento prevede consigli territoriali nel capoluogo toscano, Pisa e Siena e un consiglio regionale degli studenti per il controllo della qualita’ dei servizi. Complessivamente la riforma, si spiega ancora nella nota, si pone l’obiettivo di garantire un sensibile snellimento del sistema, con meno burocrazia e piu’ servizi a favore degli studenti e con un ruolo piu’ attivo di proposta e controllo da parte di questi ultimi.

"Con l’accorpamento delle tre aziende e l’istituzione di un’azienda regionale unica – spiega l’assessore regionale all’istruzione Gianfranco Simoncini – la Regione realizza una riduzione di costi pari a circa 600 mila euro, che verranno utilizzati per ampliare i servizi per gli studenti. Da 27 consiglieri di amministrazione si e’ passati a 9, e cosi’ da 9 revisori dei conti si va a 3, da 3 direttori ad 1, e da 3 presidenti ad 1. Grazie a questi tagli, alla riduzione del numero delle licenze d’uso, delle manutenzioni informatiche, delle consulenze e delle forniture, il risparmio annuale immediato sara’ di oltre 600 mila euro, cui si aggiungeranno ulteriori risparmi nel medio-lungo periodo, fino a raggiungere la stima di oltre 1 milione di euro”.

Traducendo: si "razionalizzano" le risorse, come va tanto di moda dire
adesso, riducendo la forza-lavoro e il suo costo, riducendo ilnumero di borse di
studio e la loro quota monetaria, aumentando così il costo dei servizi agli
studenti. Vi saranno ancor più esternalizzazioni onerose e si allontanerà decisamente l’università dai bisogni degli studenti, che si ritroveranno senza
rappresentanza (tre in tutta la
Toscana non sono certo in grado di rappresentare alcunché) e
con scelte non legate al territorio ma frutto di mediazioni tra lobby fatte a
Firenze.

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