La bufera che si sta abbattendo sulla SdS e sui comuni a causa dei tagli al sociale non si arresta. Dopo che le dimissioni del Maccari, avvenute subito dopo l’incontro fallito tra operatori sociali e Comuni della zona pisana, la SdS ha il suo nuovo direttore: Giuseppe Cecchi. Secondo il comunicato della SdS La nomina è stata decisa all’unanimità questa mattina (martedì 3 febbraio 09) nel corso della riunione della Giunta della Società della Salute con parere positivo del Presidente della Regione Claudio Martini. Cinquantotto anni, già commissario straordinario per lo scioglimento degli ex Istituti di Ricovero di Via Garibaldi, il dottor Cecchi è docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa ed è direttore dei servizi sociali della Asl5 di Pisa, incarico che ricopre interrottamente dal ’97 fino alla nomina di questa mattina. Per oltre quattro anni, fino alle decisioni odierne, è stato anche uno dei principali fautori della nascente Società della Salute, in qualità di direttore della programmazione: la Zona Pisana, infatti, è stata una delle prime ad attivare la gestione integrata dei servizi socio-sanitari fra Comuni e Asl, una sperimentazione divenuta legge regionale solo nell’ottobre del 2008. Giuseppe Cecchi succede al dottor Mauro Maccari, direttore dal 2004 ad oggi, cui è andato il ringraziamento di tutta la Giunta per il proficuo lavoro svolto in questi anni.
Giuseppe Cecchi non è il nuovo che avanza, insomma. E’ un uomo di fiducia del PD, che ha difeso le scelte delle amministrazioni comunali e che non ha alcun interesse nè nel preservare i posti di lavoro, nè nell’offrire un cambiamento delle politiche socio-sanitarie sul territorio. Nelle interviste rilasciate ai vari giornali ha già espresso la volontà di essere un anello di continuità col passato, di non voler mettere in discussione la gestione Maccari, nè tantomeno di dar uno spiraglio di speranza alle lavoratrici ed ai lavoratori dei servizi tagliati. In sostanza i tagli ci saranno e il confronto tra le parti non potrà essere sui numeri ma solo sulle modalità. La Consulta, infatti, potrebbe essere disponibile a spalmare su tutto il sociale i tagli che per il momento hanno colpito solo alcuni servizi. Dal punto di vista della gestione immediata ciò può essere un elemento di argine per i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative. Dal punto di vista politico rimangono tutte le incertezze. La scelta di tagliare nella prevenzione e di investire nella sicurezza repressiva non viene messa in discussione. Ma gli operatori e le operatrici che faranno? Accetteranno il livello di trattativa delle Cooperative o continueranno nel loro percorso di autoaffermazione partito ormai da mesi?
Probabilmente ognuno dovrà fare la sua parte, senza mescolare le due cose.
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