Comunicati stampa sugli scontri in Sapienza.

Video 1.Scontri Sapienza   2.Carica sugli studenti   3.Vergogna

Riportiamo di seguito il comunicato degli studenti che ieri pomeriggio sono stati duramente repressi dalla Polizia di fronte alla Sapienza. A seguire, i comunicati di Rifondazione Comunista, Osservatorio sul fascismo-Pisa e Rebeldia.
La presentazione del libro di Marcello Pera "Le radici C‎ristiane dell’Europa" doveva essere un evento aperto a tutti. Almeno così’avevano lasciato intendere gli organizzatori, ossia un misto di fondamentalisti cattolici e membri dell’estrema destra pisana. Avevano pensato di svolgere l’evento nel polo "La Sapienza" di Pisa, edificio che qualche mese fa fu occupato dagli studenti dell’onda come risposta alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi. Doveva essere un evento aperto a tutti, proprio per questo gli studenti avevano pensato di partecipare al dibattito, poichè dopo la legge 133, l’IMT di Lucca avrebbero voluto chiedere molte cose a Pera.

Doveva essere un evento aperto a tutti ma alla fine non è stato così. Appena arrivati, infatti, gli studenti hanno avuto la sorpresa di trovare il Polo blindato dalla digos e dai celerini, che per l’occasione importante hanno indossato l’elegante tenuta antisommossa: le forze dell’ordine impedivano fisicamente l’ingresso, evidentemente il dibattito era aperto a qualcuno più che a qualcun’altro.Come risposta a quest’accoglienza, i ragazzi hanno deciso di sostare pacificamente davanti l’ingresso della Sapienza, megafonando e distribuendo volantini, ma questo non è piaciuto ai poliziotti.

Dopo meno di un quarto d’ora che presidiavano l’entrata parte un urlo: "Un, due, tre, Spingereee!!!" Un cordone di caschi blu, armato di scudi e manganelli, inizia a spingere violentemente la folla ed in breve partono i primi colpi… Dicono di arretrare almeno tre metri ma non si capiscono le ragioni: sostare pacificamente davanti ad un portone è reato??Neanche cinque minuti e parte la seconda carica: le manganellate sono molto più violente e stavolta si contano feriti.

Quattro studenti sono stati portati all’ospedale con la testa sanguinante.Intanto la folla è un ciclone di grida, manganelli e spintoni, il marciappiede si riempie progressivamente di studenti che si fissano i lividi e la presentazione è iniziata, ma non c’è nessuno studente, o meglio nessuno studente che sia in grado di porre domande scomode.Ci sono solo baroni, politicanti, gruppi neofascisti ed altri potentati dell’ateneo… Forse gli studenti non avevano capito bene: non era un dibattito aperto a tutti, ma solo una cerimonia autoreferenziale…

Comunque l’onda non si ferma, il prossimo appuntamento è la tre giorni che si terrà a Pisa, alla quale parteciperanno Marcegallia, Tremonti e altri rappresentanti della crisi. Noi saremo anche lì.

 

Di seguito il Comunicato di Rifondazione e Giovani Comunisti/e Pisa:

Oggi pomeriggio l’Università di Pisa è stata teatro di una vergognosa repressione nei confronti degli studenti riunitisi pacificamente davanti alla Sapienza per protestare contro la presentazione del libro di Marcello Pera "Perché dobbiamo dirci cristiani" organizzata dall’associazione Laboratorio99, spesso schermo dell’attività di gruppi di estrema destra; ai ragazzi è stato prima impedito di prendere liberamente parte all’iniziativa per poi vedersi improvvisamente caricare dalle forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa. Un gesto inspiegabile ed ingiustificabile che ha portato in ospedale almeno 7 studenti. Non è ammissibile che le forze di polizia siano usate per reprimere arbitrariamente e violentemente una corretta manifestazione di dissenso.

Lettera aperta all’università e alla città di Pisa sulle cariche alla Sapienza:

Dopo quello che abbiamo vissuto nel pomeriggio del 6 marzo davanti la Sapienza – la polizia in assetto antisommossa che carica, senza ragione e senza proporzione, alcuni studenti riunitisi per contestare la presentazione di un libro nella loro università – è difficile prendere la parola tenendo a freno l’indignazione. Ma credo vadano poste chiaramente, all’università e alla città di Pisa, alcune domande non più rinviabili.Da quando la modalità “normale” di gestire una manifestazione annunciata di dissenso verso un’iniziativa pubblica, è quella di blindare l’università e di caricare i manifestanti di un presidio che, occorre ribadirlo, non ostruiva affatto l’accesso alla Sapienza ma al massimo il passaggio ai veicoli? Forse da quando, a novembre scorso, la polizia è stata chiamata a blindare il Rettorato dove si stava approvando il bilancio dell’università? Forse da quando, in quella occasione, un rappresentante degli studenti che chiedeva il rinvio della discussione per chiarire alcuni punti controversi, è stato allontanato di peso dalla polizia entrata nella sala riunioni? Come mai, dopo il clamore iniziale, nessuno si è assunto la responsabilità dell’accaduto?Era proprio necessario, dopo le contusioni subite dai “suoi” studenti, che il Rettore partecipasse alla presentazione in programma, porgendo i saluti dell’università al senatore Pera venuto a spiegare perché dobbiamo dirci cristiani, quando a neanche cento metri la polizia aveva dato il suo personale saluto (non molto cristiano) agli studenti che manifestavano? Non è stato un gesto di grave indifferenza verso quanto succede nella nostra università e a Pisa, una pilatesca lavata di mani rispetto all’evidente bisogno di una mediazione, di una gestione democratica del dissenso alternativa alla blindatura dei luoghi e alla repressione dei dissenzienti? E come mai nessun esponente del governo d’ateneo ha sentito il bisogno di recarsi di persona sul luogo: forse perché la paura della confronto o il senso di colpa hanno inaridito ormai anche la pietas?Questo non è più il tempo della retorica degli “opposti estremismi”, delle schermaglie ideologiche, delle mediazioni di corridoio: è il tempo della chiarezza e dei fatti. Noi che nell’università ci viviamo e ci lavoriamo, spesso da precari, noi che la consideriamo un luogo aperto di confronto e dunque anche di politica, adesso vogliamo garanzie. Garanzie dal Senato Accademico che siano ripristinati spazi di vera democrazia e che si arrivi ad una assunzione pubblica di responsabilità per i fatti della Sapienza. Garanzie da tutti coloro che governano il territorio che non si tenti più di ridurre la critica, dentro e fuori le università, a questione di ordine pubblico. E che si torni a considerare l’incolumità delle persone inermi un principio inderogabile di civiltà.

Pisa, 7 marzo 2009

 

Federico Oliveri, responsabile università Rifondazione Comunista Pisa

 

COMUNICATO OSSERVATORIO SUL FASCIMO-PISA

“Perché dobbiamo dirci cristiani”, titola Pera il libro che ha avuto il suo battesimo il 6 marzo in Sapienza a Pisa, in occasione della presentazione organizzata da “Laboratorio99”, il centro di reclutamento e coordinamento delle destre extraparlamentari e di quelle parlamentari (come risulta dall’inchiesta “Pisa nera” di recente pubblicata da Rebeldìa).
Con un titolo ispirato a tutt’altro che alla tolleranza, visto che proclama il dovere di essere cristiani, e con uno sponsor come il “Laboratorio99”, c’era proprio da aspettarsi che la cosa andasse a finire in crociata.
 
Infatti, sprovvisti di croce, ma provvisti di equipaggiamento anti-sommossa e di certo benedetti da un Governo capeggiato da un “unto del Signore” (come ebbe ad auto-dichiararsi i cavalier Berlusconi, oggi sempre più in grazia di Vaticano), poliziotti e carabinieri non ci sono andati per il sottile, manganellando, spaccando teste, denunciando i gruppi di studenti andati a contestare tanta arroganza, diciamo accademica, e tanto fondamentalismo religioso, espresso da un laico devoto come Pera, ma non per questo meno arrogante (Giuliano Ferrara docet) di certi credenti oscurantisti.
 
Dopo l’aggressione poliziesca del 28 febbraio a Bergamo contro mille democratici accorsi a presidiare la città dall’invasione delle squadracce di “Forza Nuova”, il Governo ha voluto dare a Pisa democratica e antifascista un’altra dimostrazione della sua determinazione a usare la forza e la violenza contro chi “non ci sta”. Come dire, per la verità poco cristianamente: “O con noi o contro di noi, e … guai ai vinti!”.
Una ragione in più per continuare a “non starci” e per essere più numerosi a fare opposizine e a resistere.
 
Osservatorio sul fascismo – Pisa
 
Rebeldìa: "Manganelli e censure: ora basta! Il rettore si prenda
le sue responsabilità e si dimetta immediatamente"
 
Riteniamo gravissimo quanto avvenuto ieri davanti alla Sapienza. Le
cosiddette “forze dell’ordine” hanno caricato e picchiato a freddo e
con violenza, senza alcun motivo, gli studenti che contestavano
pacificamente la presenza di Marcello Pera. Erano anni che a Pisa non
volavano manganellate, neanche in situazioni di tensione ben maggiore. Oggi
riscontriamo in città un clima sempre più pesante, in cui sempre più
spesso le istituzioni cittadine negano il diritto al pensiero critico.
Le responsabilità più gravi sono quelle del rettore Pasquali e del gruppo
dirigente dell’Università, che negli ultimi mesi si è distinto per una
gestione autoritaria ed antidemocratica del nostro ateneo.
 
Il pericolo per
la sicurezza e la democrazia all’Università di Pisa è Marco Pasquali, con
i prorettori di cui si è circondato. E’ fin troppo lungo l”elenco delle
occasioni in cui Pasquali e compagnia hanno negato spazi censurando
iniziative da loro considerate, in modo del tutto arbitrario, politicamente
“scomode”, o hanno blindato l’Università chiedendo l’intervento delle
forze dell’ordine.
Il silenzio del Rettorato sui fatti di ieri non è solo intollerabile: è
la goccia che fa traboccare un vaso ormai colmo. Mentre studenti e precari
venivano malmenati in via Curtatone e Montanara, il Rettore portava il
saluto dell’ateneo a Marcello Pera; mentre le grida di indignazione
salivano dalla strada il Rettore non ha neanche sentito il dovere di
scendere le scale per sincerarsi della situazione.
 
Perché il Rettore Pasquali tace? Certamente non perché non fosse al
corrente dei fatti, ma anzi perché era il mandante delle manganellate
della Polizia. E’ ora di rompere il silenzio. Chiediamo agli studenti, ai
docenti, al personale tecnico amministrativo, a tutta la comunità
universitaria di prendere parola: per colpa di questa gestione dell’ateneo
è a rischio la vita democratica dell’Università, luogo di confronto e di
scambio di idee per eccellenza. Da parte nostra esprimiamo il nostro
appoggio e solidarietà agli studenti dell’Onda e proseguiremo la battaglia
per rendere aperti e liberi gli spazi dell’Università, ribadendo in ogni
occasione utile una richiesta precisa: le dimissioni di Marco Pasquali.
 
Laboratorio delle disobbedienze Rebeldìa
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