Joy Johnson è il nome della giovane nigeriana, 24 anni, trovata agonizzante venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari. Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata.
Joy, come forse purtroppo già altre persone, è vittima dell’assurdo sistema di delazione costruito dalla Lega Nord e proposto nell’ambito della discussione in Senato del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 23 Febbraio scorso.
L’emendamento approvato ha soppresso le garanzie dell’art 35 del Testo Unico sull’immigrazione, che prevedeva al comma 5 che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali n.d.r.) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. Si trattava di una norma concepita per evitare che l’eventuale timore di essere segnalati alle autorità di Polizia, potesse inibire i migranti irregolari a rivolgersi alle strutture ospedaliere. Proprio come è avvenuto fin dai primi giorni dell’approvazione dell’emendamento.
Questa disposizione normativa è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l’art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. La “logica” della norma non è solo quella di “aiutare/curare l’immigrato irregolare”, ma anche quella di dare piena attuazione all’art. 32 della Costituzione, in base al quale la salute è tutelata dalle istituzioni in quanto riconosciuta come diritto pieno ed incondizionato della persona in sé, senza limitazioni di alcuna natura, comprese – nello specifico – quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero. I medici di tutte le associazioni di categoria e molteplici associazioni si sono più volte espressi in maniera fortemente contraria a questa modifica del TU che, dicono, si scontra evidentemente con i principi deontologici della professione. Ma le orecchie del governo, si sa, sono sorde.
Il risultato della modifica al TU è una pericolosa “marginalizzazione sanitaria” di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, ma anche l’aumento dei fattori di rischio per la salute collettiva, così come una ricaduta negativa sui costi, in quanto l’utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi si dimostra non solo più efficace, ma anche più “efficiente” in termini di economia sanitaria. Se Joy si fosse sottoposta a un esame del sangue o a una radiografia, oggi sarebbe ancora viva. E allo stesso tempo non ci sarebbero “allarmi sanitari” come quello che è scattato a causa dell’alta contagiosità della malattia della ragazza.La giovane potrebbe aver contagiato decine di persone che avevano avuto rapporti con lei, gli stessi soccorritori e i connazionali del centro d’accoglienza dove per un mese aveva vissuto. Per precauzione ieri è stato chiuso l’istituto di medicina legale del Policlinico. E medici e poliziotti invitano chi avesse avuto rapporti con la nigeriana a contattare il più vicino ospedale.
"La tubercolosi va curata subito – dichiara il primario di Pneumologia del Policlinico di Bari, Anna Maria Moretti – perché anche le forme inizialmente non contagiose, senza terapia adeguata, lo possono diventare". Basta un colpo di tosse per contrarla, visto che si diffonde per via aerea. "È consigliabile sottoporsi a un test, l’intradermo reazione alla turbercolina, da fare in ospedale – spiega la specialista – Si tratta dell’inoculazione sotto cute di una sostanza che produce una reazione, da monitorare a casa per tre giorni. Se fosse positiva, va fatta la radiografia al torace, ma questo lo deve decidere il medico" (Repubblica, 13.03.09).
Il 17 Marzo, in diverse città d’Italia, avrà luogo in "Noi non segnaliamo day". Vedi il sito Melting Pot oquello della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni.
Zeliha Passos
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