Il silenzio omertoso delle istituzioni politiche e militari rende la morte del parà ancora più tragica. Pur non credendo nelle poco coerenti e infruttuose "guerre umanitarie" bisogna denunciare
il fatto che l’amata "patria" tanto decantata dalla retorica della destra e dello pseudio centro-sinistra, abbandoni i "suoi" uomini nel momento di bisogno. La Ragione di Stato non preserva nemmeno chi in questo stato ci ha creduto. Sicuramente errando. Sicuramente stando dalla parte sbagliata.
Alla gente comune, che in guerra da volontaria non ci va, rimane l’amarezza per una persona che muore a causa di "danni collaterali" di guerre inutili e dal sapore coloniale. Oltre al parà che muore, ovunque Nato&co. abbiano sganciato bombe, ci sono migliaia di persone che continuano a pagare per i danni delle tecnologie "intelligenti" dell’industria bellica occidentale. I bambini continuano a giocare vicino ai crateri delle bombe in Iraq, Palestina, Kosovo, Serbia, Bosnia….Somalia. E questa volta la retorica non c’entra.
Milioni di persone convivono quotidianamente con la morte, ma i media spesso se ne dimenticano.
Le cifre ufficiali ammettono "solo"77 morti e 312 malati a dicembre 2007. Ma la stessa commissione parlamentare della scorsa legislatura ha pubblicato il dato del Goi (gruppo operativo interforze della sanitò militare) di 1991 casi e 250 morti.
Già, i marines. Il parà Marica raccontava che in quei sette mesi di Somalia loro stavano in t-shirt, quelle verdi dei militari, gli americani, invece, sfoggiavano tute, maschere, guanti, protezioni su ogni parte del corpo. A chi chiedeva spiegazioni veniva risposto che gli americani sono fanatici oppure che i loro protocolli di protezione sono maniacali: contro le punture di zanzara o le scottature da sole. Gli americani si proteggevano dall’uranio impoverito.
Le conseguenze dell’uranio impoverito smascherano ogni retorica sulle missioni italiane all’estero, sull’ipocrisia dell’apparato militare-industriale, sul ruolo della Nato. E il muro di gomma di ministri e generali serve a coprire quei misfatti e i cittadini con le stellette scoprono sulla loro pelle la medesima solitudine delle popolazioni civili che erano andate a "salvare".
Marica resta il protagonista di un processo penale in corso a Roma. La denuncia inizialmente contro ignoti fu presentata da Liberazione nel luglio del 2000. Primi firmatari Curzi e Russo Spena. L’Anavafaf ha aderito alla denuncia con alcuni militari tra cui Marica, «il più combattivo», ricorda l’avvocato Pasquale Vilardo. Quel processo va avanti e, sul registro degli indagati, stanno per finire nomi eccellenti e bipartizan di inquilini di via XX Settembre.
fonte dirittiglobali.it
C. Muraglione