Il piano casa: Mancano i soldi e gli investimenti. Ci sono però milioni di famiglie in difficoltà.

Il piano casa delgoverno Berlusconi, è stato vittima come spesso accade della contiguità tramass media e istituzioni. Mentre i media indicavano numeri esaltanti il governotornava sui suoi passi. Il piano casa subiva dei rallentamenti e deiripensamenti. Al momento non c’è ancora la copertura finanziaria, e non c’èintervento sul patrimonio residenziale pubblico; anzi viene proposto di farcassa con la vendita delle case popolari ed aumenta la tendenza di investire suHousing Sociale, ovvero sorta di consorzio pubblico-privato tendente allacalmierazione dei canoni d’affitto.

1. Gli annunci

“Ilpiano per la vendita delle case popolari al vaglio del governo prevede che gliimmobili Iacp potranno essere acquistati dagli attuali inquilini attraversomutui agevolati” e di seguito: “Ad approfittare del provvedimento dovrebberoessere circa un milione di inquilini” (Corrieredella Sera). Le case popolari  secondo Brunetta sono un “capitalemorto che potrebbe invece produrre effetti positivi sull’economia se non altroperché eviterebbe un’improduttiva gestione pubblica” (Sole24Ore). “Case popolari, si prepara la vendita (…)L’intenzione del governo è quella di varare un maxi-piano per la vendita dellecase popolari” (L’Avvenire).

2. Smentite

“Ilpiano casa all’esame del prossimo Consiglio dei Ministri con tutta probabilitàslitterà per consentire tutta una serie di approfondimenti (…) Lo slittamentosi è reso necessario anche perché venerdì – il giorno fissato per il Consigliodei Ministri – Berlusconi non sarà a Roma ma a Bruxelles impegnato in unConsiglio europeo” (Corriere dellaSera). “Non c’è ancora accordo sul “piano Brunetta” per la vendita inblocco degli alloggi degli Iacp (…) . L’indiscrezione circolata ieri sera sualcune misure che sarebbero allo studio del Governo (…) è stata alla finesmentita in serata. “Non c’è nessun piano del governo per la dismissione delpatrimonio immobiliare” ha detto il sottosegretario alle infrastrutture, MarioMantovani. (…) Peraltro, le “indicazioni” per la vendita del patrimonio nellacosiddetta manovra estiva dello scorso giugno sono state puntualmente impugnateda quasi tutte le Regioni. (Sole24Ore).

3. … e quello che resta.

“IlGoverno ha previsto lo stanziamento di 550 milioni per il piano casa. Dellasomma i primi 200 saranno utilizzati per realizzare da 5.000 a 6.000 nuovialloggi” (Corriere della Sera). “Il piano ingloba anche lo stanziamento di 550 milioni per l’edilizia popolare. Ildecreto è gia predisposto” (L’Avvenire).

La manfrina che per noi èevidente probabilmente … funziona.

Il pianocasa si riduce alla miseria di 5-6000 alloggi tutti da realizzare e spalmatisull’intero territorio nazionale! Non vengono trasferiti alle Regioni nemmenotutti i 550 milioni del dicembre 2007 già stanziati dal decreto DiPietro-Ferrero. Sono “per ora” soltanto 200!

E questo a frontedella lista di attesa nel Bandi per le case popolari di oltre 600.000 famigliemolto povere  e in grave precarietà alloggiativi”

www.unioneinquilini.it

 Cosaprevedeva, secondo gli spot di Berlusconi il piano casa:

AMPLIAMENTOCASE E EDIFICI. I comuni possono autorizzare l’ampliamento degli edificiesistenti nei limiti del 20% del volume se destinati ad uso residenziale oassimilato e del 20% della superficie coperta se adibiti ad uso diverso. Laparte in ampliamento dove essere realizzata in congruità rispetto al fabbricatoesistente, salvo che ciò non risulti materialmente o giuridicamente possibile.In questo caso si potrà concedere la costruzione di un corpo separato, aventeperò carattere accessorio. Se l’edificio è composto da più unità immobiliari,l’ampliamento potrà essere chiesto anche separatamente per ciascuna di esse. Fissatoanche il limite massimo per l’ampliamento: il tetto è di 300 metri cubi perunità immobiliare. Resta salva, però, la possibilità di usare «l’aumentovolumetrico» che spetta a una abitazione vicina.

 Demolizione. Ilpatrimonio edilizio esistente potrà essere sostituito e rinnovato attraverso lademolizione e ricostruzione degli edifici realizzati prima del 1989 chenecessitano di essere adeguati ai nuovi standard qualitativi, architettonici,energetici, tecnologici e di sicurezza. Gli edifici non dovranno però esseresoggetti a particolari forme di tutela.

Premio di cubatura. Perincentivare gli interventi di demolizione i comuni possono autorizzare interventidi integrale abbattimento e ricostruzione, anche su area diversa purchè a ciòdestinata dagli strumenti urbanistici, che prevedano aumenti fino al 30% delvolume esistente per gli edifici residenziali o assimilati e fino al 30% dellasuperficie coperta per quelli adibiti a uso diverso. Si potrà arrivare fino al35% in caso di utilizzo di tecniche costruttive della bioedilizia o cheprevedano il ricorso alle energie rinnovabili.

SALTANO I PALETTI TEMPORALI -Non è specificata la necessità che gli immobili oggetto degli interventi didemolizione, ricostruzione e ampliamento debbano essere stati costruiti primadell’89, così come invece era spiegato nelle linee guida. Nel testo vieneinvece specificato che la possibilità di ampliare abitazioni esistenti riguardale unità immobiliari «ultimate alla data del 31 dicembre 2008 in forza di titoloabitativo anche in sanatoria».

POSSIBILE CAMBIARE LA DESTINAZIONE D’USO– Gli interventi «possono anche consistere, in tutto o in parte, nel mutamentodi destinazione d’uso, con o senza opere edilizie». Sono comunque effettuatinel rispetto della normativa relativa alla stabilità degli edifici e di ognialtra normativa tecnica». Se si tratta di una nuova fabbrica, poi, non si puòsuperare «di oltre quattro metri l’altezza massima prevista dagli strumentiurbanistici vigenti».

Edifici commerciali. Gliedifici con destinazione commerciale non possono derogare alle disposizioniregionali in materia di programmazione, insediamento ed apertura di grandistrutture di vendita, centri commerciali e parchi commerciali.

Scontifiscali. In caso di ampliamento si prevede una riduzionedel 20% sugli oneri di costruzione, lo sconto aumenta fino al 60% in caso diedificio o unità immobiliare destinata a prima abitazione del richiedente o diun parente o affine entro il terzo grado di parentela. Il contributo dovuto incaso di demolizione e ricostruzione è determinato in ragione dell’80% par laparte eseguita in ampliamento e del 20% per la parte ricostruita. E’ comunqueulteriormente ridotto del 50% in caso di edificio o unità destinati a primaabitazione.

ADDIO ALPERMESSO, SUFFICIENTE LA DIA– Per i nuovi interventi basterà la denuncia di inizio attività e il via liberadel progettista: «La sussistenza di tutte le condizioni previste dal presentedecreto è asseverata sotto la propria responsabilità dal progettista abilitatoche sottoscrive la denuncia di inizio attività».

RISPETTODEL PAESAGGIO – Fuori dal raggio di intervento del decreto le areeinedificabili (parchi, aree naturali e archeologiche), gli immobili abusivi sucui grava una ordinanza di demolizione e gli immobili privati situati su areademaniale. Per tutte le aree non incluse nell’elenco, ma vincolate occorre ilnulla osta delle autorità. Per quelli non soggetti ai vincoli, invece, i comunientro trenta giorni dalla Dia possono imporre aggiustamenti tecnico-estetici.

Parchi e servizi. Nelcaso in cui gli edifici non vengano ricostruiti nella stessa area dove sonostati demoliti, l’area originariamente occupata dal fabbricato avrà il vincolodi inedificabilità oppure sarà ceduta al comune per essere adibita a verdepubblico o a servizi.

Fabbricati abusivi. Nonpotrà essere effettuato nessun intervento di ampliamento sui fabbricati abusivisoggetti all’obbligo di demolizione o sugli edifici che sorgono in areedemaniali o comunque vincolate ad uso pubblico o dichiarate inedificabili per legge.

 

Le reazioni al piano non si sonofatte attendere. I sindacati degli inquilini si sono espressi in modo diversoma comunque critico. La denuncia ricade sul mancato investimento pubblico erelativa mancanza di copertura finanziaria, sull’abbandono delle famiglie ingraduatoria da anni, sull’utilizzo dell’housing sociale come strumento di interventopubblico minimo.

 

 Il“piano Berlusconi-Tremonti” soppianta il piano casa del precedente governo, siaperché ne assorbe le risorse, sia perché avanza la pretesa di realizzare uncambiamento conclusivo delle strategie d’intervento fin qui perseguite dallostato in materia di politiche pubbliche per la casa, con il coinvolgimento dinuovi attori e l’impiego di nuovi modelli di finanziamento e di governancedell’intervento di welfare nel settore dell’edilizia abitativa. La nostraipotesi interpretativa è che il cambiamento ordinamentale in corso miri ad unaristrutturazione del comparto e dell’intervento pubblico verso schemi e stilidi welfare abitativo organici ad un modello di «stato sociale minimo»” “È inquesto contesto che si profila il tentativo di riposizionare le politiche pubbliche per la casa sul comparto del c.d. «social housing», abbandonando deltutto l’intervento diretto sovvenzionato e puntando a realizzare, con regimi diproject financing e di partenariato pubblico-privato,3 offerte abitative la cuiconnotazione sociale risiede solamente nel fatto di proporre una purchessiaedilizia residenziale sottomercato. In ragione dell’entità dell’agevolazionepubblica prestata all’operatore – si tratti di un concorso finanziario, oppuredel trasferimento o dell’incremento premiale di diritti edificatori, o di unafiscalità di vantaggio, o della cessione di diritti edificatori comecorrispettivo della realizzazione di beni di proprietà pubblica – si produrràun’edilizia abitativa a canone moderato, speciale, sostenibile, convenzionatoe, infine, anche quote minime di edilizia a canone sociale.” (Sicet)

 La proposta di piano casa prospettata dal PresidenteBerlusconi è un insulto al diritto alla casa, un regalo ai palazzinari e aglispeculatori e uno schiaffo in faccia alle 630.000 famiglie  in graduatoria che si sono viste certificaredai comuni il diritto ad una casa popolare.
Il piano casa del Governo, e le agevolazioni fiscali previste, sembrerebberofinanziati da una quota delle risorse previste dagli ex Ministri Ferrero e DiPietro, per il recupero o l’acquisto di 12.000 case popolari da parte di comunie iacp/ater.  Il Governo non ha alcunacognizione del fabbisogno casa e della grave e strutturale emergenza abitativache è vissuta dalle famiglie italiane. Comunque per la vastissima platea degliassegnatari (1 milioni di famiglie, 3 milioni di votanti potenziali) gliannunci sulle vendite che si susseguono dalla campagna elettorale dellaprimavera 2008 rischiano di essere oro colato. Il depistaggio berlusconiano puòfunzionare perché impatta con le controriforme regionali (più alti canoni,maggiorazioni dei prezzi di vendita, mobilità obbligatoria): è una miscelavelenosa, che rischia di scompaginare le migliaia di comitati di autogestione degliassegnatari che ancora resistono nelle case popolari”.
(Unione inquilini)

“Il Piano casa per l’ediliziasociale impantanato da mesi per l’assoluta incertezza e indecisione, provocatedal Governo, sui fondi realmente disponibili, rischia di essere un ulteriorebluff: intanto nell’accordo di ieri in Conferenza unificata Stato Regioni e Comuni,il fondo passa da 550 milioni di euro a 200 a conferma di quanto da noi subito denunciatoe cioè che non era giocando sulle vecchie risorse che si potevano dare le gambead un Piano in cui il reale impegno finanziario dello Stato era pari a zero.Nel frattempo la sopraggiunta gravissima crisi avrebbe obbligato ad unincremento delle risorse non certo a una loro riduzione col risultato che lamisura avrà effetti inconsistenti, sia sul settore edilizio che sulle famiglieche chiedono un alloggio in affitto. In sostanza fondi stanziati nel 2007 nonsono ancora spendibili e a due anni di distanza non hanno prodotto una casa. D’altraparte non è casuale che la mossa del Governo di accantonare il Piano casa dell’ediliziasociale, per mettere i riflettori mediatici sul piano per l’edilizia (anch’essocon malizioso equivoco chiamato Piano casa), dimostri che alla crisiabitativa non vengono date risposte né immediate né di prospettiva e sipreferisce cavalcare la strada di un condono preventivo mascherato che è unulteriore rinuncia al Governo e alla programmazione del territorio. Se poi siriflette al fatto che l’ipotesi iniziale del decreto legge in materiaurbanistica è naufragata in tre giorni, se né può concludere che, con tantodecisionismo, l’avvio di un reale Piano casa avrà se tutto va bene i tempi delPonte sullo Stretto.”(Sunia)

 

Il piano casa è ancora in discussione. E’ evidente che lebriciole non bastano a sostenere il Bisogno di casa in questa fase. Proprio inquesti giorni laAssoedilizia ha dichiarato che “in Italia sono oltre duemilioni le case disabitate e inutilizzate perché abbandonate e diroccate. Sitrovano prevalentemente nelle campagne, in zone boschive o montane, molte inposizioni panoramiche privilegiate. Si tratta di casolari, casupole, baite,ville rustiche, antiche magioni, casali, rocche, cascinali, masserie, iscritteal catasto terreni o al catasto fabbricati ovvero abusive, o ancorasemplicemente non iscritte ai catasti. Non infrequenti sono poi gli immobili del demanio civile emilitare e spesso risalire alla proprietà è assai arduo….Ma, al fine di rendere concretamenterealizzabili questi interventi, occorrerebbe, proprio perché c’è da supporreche nella maggiorparte dei casi non si attivino i proprietari, prevedere per questa ipotesi un terminedi intervento superiore a quello annuale.

Ora, era logico che intervenissero per supportare lafattibilità degli aumenti volumetrici, ma comunque mettono in risalto dueelementi. Il primo che lo Stato avrebbe a disposizione due milioni di alloggiabbandonati su cui intervenire tramite requisizione ed esproprio, condestinazione d’uso residenziale pubblica, il secondo che anche ai mattonai nonsfugge che per fare tutto non ci sono i soldi.

Anche se la proposta è questa, ciò non significa che si possa accettare questa situazione. Un piano d’intervento pubblico va affrontato e con rapidità. Le amministrazioni locali non ce la fanno a sostenere l’aumento delle richieste, e non hanno la forza e la volontà politica di affrontare le contraddizioni sui propri territori.  

Se il Governo trova i soldi sarà avviato un piano senza prospettiva basato sulla svendita del patrimonio immobiliare e su sgravi fiscali per nuove costruzioni, e sull’uso dell’housing sociale. 

Se non trova i soldi non ci sarà risposta per nessuno. 

Come inizio non c’è male.

 

C. Muraglione

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