Milano: non c’è posto per i profughi

La città è in moto, freme per il salone del mobile con lo sguardo proteso verso l’Expo, la grande occasione per dare un nuovo volto alla metropoli Milano. In questa città che va ridefinendo i suoi spazi, e quindi i suoi confini, trovano però difficile collocazione circa 400 rifugiati, uomini e donne eritrei, somali, sudanesi, etiopi.
Sono in esubero: profughi ancora, dopo la fuga dalle persecuzioni, nella città della moda, centro produttive del nord Italia, Unione Europea. 
 
Da giorni vagano per il centro, in attesa di una
sistemazione dopo lo sgombero dal residence ‘Leonardo Da Vinci’. Chiedono una casa e il riconoscimento dello status di
rifugiati.
 
Non è mai opportuna la classificazione in profughi e migranti economici, utilizzata per produrre ancora esclusione, ancora irregolarità e negazione dei diritti, che invece non dovrebbero guardare ai motivi del soggiorno.
 
Certo è però che la vicenda dei 400 rifugiati provenienti dal Corno d’Africa, racconta la realtà delle guerre e dei massacri,  fa impallidire ogni retorica sull’accoglienza, sul controllo delle migrazioni, sul concetto di integrazione.
Sono profughi, sono rifugiati, perseguitati nei loro paesi e quindi in fuga (questo è un diritto stabilito dalla dichiarazione universale dei diritti umani), ma
a Milano le linee di confine si rafforzano e l’accoglienza non è nemmeno accennata.
 
La difficoltà delle pratiche di richiesta della concessione dello status di rifugiati non semplificano le cose. La procedura avviata in uno stato, la inibisce in un altro. Altro che caduta delle frontiere, altro che spazio comune europeo. I confini dell’Europa si spostano secondo una cartografia che non parla il linguaggio dei diritti e delle persone.
 
Lo scorso venerdì, i profughi occupano l’ex-residence Leonardo Da Vinci, in via Senigallia a Bruzzano, lunedì 20 il censimento della Questura, martedì 21 lo sgombero e poi le cariche, i cortei, le assemblee, le notti all’addiaccio. Fino alla proposta di giovedì 23: in cento (altri hanno scelto di ripararsi in altro modo) smistati ancora tra dormitori e sistemazioni temporanee.
 
Ma dopo la notte di ieri (tra giovedì e venerdì 24 aprile) un nuovo capitolo della vicenda: oltre un centinaio di loro, dopo aver passato la notte nei giardini di
Porta Venezia, ha trovato le forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri,
Guardia di Finanza) a tentare di ‘sgomberarli’ nuovamente.

 

Dopo qualche momento di tensione, ai giardini di Porta Venezia è
arrivato il funzionario dell’alto commissariato Onu per i rifugiati,
Riccardo Clerici, che ha preso parte attiva al ‘negoziato’ tra
immigrati e forze di polizia. La trattativa con i funzionari della Questura è stata laboriosa perchè
gli immigrati rifiutavano la verifica delle impronte digitali in
caserma, sostenendo di essere tutti regolari. L’ennesima tappa degli immigrati preluderà
probabilmente a nuove offerte di alloggio da parte del Comune, sistemazioni temporanee e insufficienti, giusto per far calare la protesta e poi dimenticarla.
 
Sono profughi certo, ma hanno saputo regalare una lezione di dignità. La metropoli, invece, dovrebbe vergognarsi.
 
Fonti: MeltingPot.org; Peacereporter.net
Zeliha P.
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