Riportiamo di seguito il comunicato di Rifondazione Comunista riguardante l’ultimo CdA d’Ateneo (23 maggio), quando l’Università ha deliberato in merito alla rimunerazione dei contratti di insegnamento esterni:
Il CdA dell’Università di Pisa continua a negare pieni diritti ai professori a contratto
Rifondazione Comunista è con i precari della didattica e della ricerca, contro l’intenzione di varie facoltà dell’Università di Pisa di ricorrere a contratti gratuiti di insegnamento per coprire le proprie carenze di personale e di risorse. L’insegnamento e la ricerca sono un lavoro a tutti gli effetti. Vanno dunque riconosciuti e remunerati come tali, attribuendo a tutto il personale, strutturato e non, eguali diritti a fronte di eguali responsabilità. Per questo sosteniamo con forza la campagna «Io gratis non lavoro», con cui i ricercatori e docenti precari dell’Università di Pisa hanno annunciato la loro indisponibilità a contratti gratuiti o remunerati solo simbolicamente, chiedendo ai Presidi e ai Presidenti dei corsi di laurea di non avvalersi di tali contratti e di pagare equamente il loro lavoro.
Lo scorso 23 giugno il Consiglio d’amministrazione dell’Università, in attesa che il Ministero comunicasse ufficialmente i nuovi minimi salariali per i professori a contratto, ha deciso di fissare la remunerazione dei contratti esterni di insegnamento tra un minimo di 80 euro e un massimo di 120 euro lordi all’ora. Se la base per il computo fosse quella delle ore di lezione frontale, saremmo molto lontani dal compenso minimo a cui sta pensando il Ministero, ossia 14.000 euro lordi annuali calcolati in riferimento agli stipendi dei professori associati a inizio carriera. Un corso semestrale di medie dimensioni (48 ore, 6 crediti) verrebbe infatti pagato tra un minimo di 3840 e un massimo di 5760 euro lordi.
Rifondazione Comunista considera la delibera del Consiglio d’amministrazione ancora troppo timida e ambigua nel riconoscere i diritti dei lavoratori precari con ruoli d’insegnamento. Fissare il compenso per le ore e non per l’anno lascia queste figure professionali in una intollerabile situazione di incertezza e precarietà. Inoltre, nel clima di stretta finanziaria con cui l’Università di Pisa sta anticipando i tagli della legge 133 in modo da attutirne il colpo il prossimo anno, è prevedibile che anche queste tariffe resteranno lettera morta, preferendo le facoltà bandire contratti gratuiti. Nel caso in cui vengano comunque applicate, chiediamo almeno che le tariffe siano calcolate su base annuale e sull’intero monte ore svolto dai professori a contratto, incluse quelle per la preparazione delle lezioni, i ricevimenti, gli esami e la cura delle tesi di laurea. Le risorse nel bilancio ci sono: è solo questione di volontà politica il fatto di reperirle o meno.
Pisa, 26 giugno 2009
Federico Oliveri
Responsabile provinciale università e ricerca
Rifondazione Comunista – Pisa