Delle vostre galere un giorno un buon uso sapremo far. Riflessioni sulle carceri italiane.

Qualcosa di molto significativo sta avendo luogo in molte carceri d’Italia. Qualcosa che non esitiamo a definire rivolta. Il sollevamento generalizzato della popolazione detenuta prende le mosse dalla situazione di collasso in cui si trovano da mesi le carceri. Ma solo in seguito agli eventi degli ultimi giorni, le condizione detentive italiane sono arrivate alle prime pagine.
 
La situazione degli istituti penitenziari ci viene ora come non mai illustrata con dati e statistiche. Il dossier prodotto dai radicali, "Ferragosto 2009 in carcere", relativo a 216 istituti penitenziari, sta avendo risalto e il pubblico dello Stivale conosce adesso nero su bianco le condizioni disumane delle nostre patrie galere.
 
Effetto: sovraffollamento. Il sovraffollamento ha raggiunto cifre record con 21.860 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Si contano 63.211 unità (60.473 uomini, 2.738 donne) contro le 41.351 regolamentari. Gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 34.111, contro i 42.118 previsti dalla pianta organica. Gli educatori sono 684, anziché 1.088. Solo gli psicologi vanno in controtendenza, 352 invece di 124.
I detenuti in attesa di giudizio sono 31.109, di cui 15.363 imputati, 10.381 appellanti e 5.251 ricorrenti in Cassazione. I tossicodipendenti sono 15.660, gli stranieri 22.644. 124 istituti hanno fornito dati relativi alla tipologia del reato relativamente a 34.757 detenuti: il 41,5% è dietro le sbarre per violazione della legge sulla droga, il 27,3% per reati contro il patrimonio e il 18% per reati contro la persona. L’8% è dentro per associazione di stampo mafioso.
Ma non tutti i reclusi sono direttamente imputati di un crimine: nelle carceri italiane ci sono, infatti, oltre un centinaio di bambini. Per la precisione: 116. Eccetto rari casi non escono mai, restano in cella con le proprie madri e la maggior parte dei penitenziari non è dotata di strutture dedicate.
Nel 2009 sono stati 3.974 gli atti di autolesionismo segnalati, 33 i suicidi. E’ evidente che la stessa nozione di diritto viene a perdere senso.
[Fonte dati: dossier "Ferragosto 2009 in carcere"]
 
Causa: leggi dello Stato. Il carcere rispecchia fedelmente le trasformazioni sociali che avvengono fuori. Questo significa che a ogni detenuto corrisponde a priori la sua criminalizzazione e, dal momento che non aumentano i crimini commessi, è evidente che aumentano le tipologie di reati. La criminalizzazione di porzioni sempre crescenti di popolazione porta all’attuale situazione.
Christian De Vito, autore del recente Camosci e girachiavi. Storia del carcere in Italia, scrive che c’erano circa 26mila detenuti nelle carceri italiane nel 1990, 35mila l’anno successivo, 47.316 nel 1992. La "Jervolino-Vassalli" sulle droghe e la legge "Martelli" sull’immigrazione erano alla base di quella crescita rapidissima del numero dei detenuti.
 
Il carcere è, nell’attuale sistema italiano, la forma più diffusa del controllo, e l’immigrazione rappresenta il terreno principale di applicazione di questo sistema. Le leggi degli ultimi anni, a partire dalla Turco-Napolitano, non hanno fatto altro che spianare la strada a una crescente criminalizzazione dell’immigrato.
L’attuale situazione rischia dunque di peggiorare a causa del famigerato “pacchetto sicurezza”: un insieme di norme che puntano alla criminalizzazione e quindi a un appesantimento del codice penale, nella direzione esattamente contraria alla depenalizzazione dei reati minori (a titolo di esempio, si rischia la galera per la semplice vendita di cd musicali contraffatti).
 
Unguento sociale: piano carceri. Appena qualche mese fa, abbiamo letto della proposta del ministro Alfano di dotare il nostro Paese di prigioni galleggianti, piattaforme ormeggiate nei porti italiani, il cui scopo sarebbe quello di ampliare in modo relativamente rapido ed economico i posti a disposizione. Si prevede la costruzione di nuovi istituti di pena nelle principali aree metropolitane italiane: Roma, Milano, Napoli e Catania, ma anche a Genova e a Reggio Calabria. E l’ampliamento di istituti esistenti. Si punta anche alla realizzazioni di "carceri leggere" per i detenuti in attesa di giudizio: si tratterebbe di prefabbricati da costruire in poco meno di un anno in aree demaniali.
Questa sarebbe la soluzione al sovraffollamento? Un progetto faraonico la cui principale fonte di finanziamento individuata è la Cassa delle Ammende, destinata a progetti di reinserimento dei detenuti?
L’intento è solamente quello di far credere a un’opinione pubblica non informata, impaurita e maltrattata che la soluzione ci sia già, quando invece non si fa altro che rinviare la questione.
 
Unione Europea? L’Europa sembrava essersi resa conto della gravità della situazione nella recente condanna dell’ Italia a risarcire un detenuto bosniaco costretto a condividere con cinque persone una cella di 16,20 metri quadri per 18 ore al giorno, disponendo di una superficie di 2,7 metri quadri mentre gli standard stabiliscono uno spazio minimo di 7 metri quadri a persona.
Ma già adesso la “grande madre” si divincola con la giustificazione che i poteri dell’Ue e della Commissione nel campo della giustizia penale sono solo quelli conferiti dal trattato dell’Ue, dove l’articolo 33 stabilisce che solo gli Stati Ue sono responsabili per il mantenimento dell’ordine pubblico sul proprio territorio e per la salvaguardia della sicurezza interna.
Si sventola tanto la bandiera nel no alle torture, ma quando si tratta di detenuti ammassati come animali o dell’assurdo fine pena mai dell’ergastolo tutto tace.
 
Prima pagina venti notizie

ventuno ingiustizie e lo Stato che fa

si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità

(Don Raffaé, Fabrizio De André)
 
Il problema del sovraffollamento non troverà soluzione se non, prima di tutto, sul piano della previsione di pene alternative alla detenzione e di depenalizzazione di alcuni reati. Per fare un passo avanti verso la giustizia si dovrebbe forse pensare a un’amnistia – che estingue il reato stesso e non la sola azione penale, come l’indulto – per i reati di natura sociale, a partire da quello sulla clandestinità e quelli collegati alla condizione di tossicodipendenza, che oggi contribuiscono in maniera determinante al sovraffollamento delle carceri.
Da che esiste, la prigione è sempre stata solo il rimedio di se stessa, non va dimenticato.
 
Zeliha P.
 
 
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