Navi dei veleni: più di 30 affondate solo in Italia, una a largo di Livorno.

 

Anni di denunce inascoltate, depistaggi
e connivenze. Per le “navi a perdere” non ci sono scusanti ma
solo responsabilità.

Sono tanti i fattori in campo: una
magistratura inoperosa, una classe politica corrotta, una classe
imprenditrice piegata al profitto senza etica e infine la solita
triade ‘ndrangheta-massoneria-servizi segreti. A costo di risultare
noiosi e petulanti bisogna ripeterlo.

Ci sono 30 navi piene di
scorie e agenti tossici disseminati sui fondali del mar mediterraneo.
Senza pensare al fatto che risalendo negli anni si arriva anche a
trovare i collegamenti con l’omicidio di Ilaria Alpi in Somalia nel
1994 («Da un’analisi complessiva degli elementi indiziari fino ad
oggi raccolti dagli inquirenti – scrive Cersosimo –
la ricostruzione della vicenda più probabile e ragionevole appare essere quella dell’omicidio su
commissione» allo scopo, prosegue, di impedire che le notizie
raccolte «sui traffici di armi e di rifiuti tossici
avvenuti fra l’Italia e la Somalia venissero a conoscenza
dell’opinione pubblica italiana»).

Eppure le avvisaglie c’erano state: ad
Amantea, in provincia di Cosenza, addirittura fecero arenare nel 1990
la Jolly Rosso, e scaricarono barili disseminandoli nel territorio
come testimoniato dagli ultimi ritrovamenti (vedi video). Ma la
magistratura ha sempre chiuso le indagini senza conclusioni. Però
come si spiega il fatto che si producano più sostanze tossiche di
quelle che il sistema possa smaltire? Si parla di un Gap del 70%.

La trama è questa: il nord ricco deve
smaltire i rifiuti tossici ma è troppo caro. Allora chiede aiuto e
lo trova nelle organizzazioni para-mafiose colluse che a prezzi
“modici” trovano soluzioni alternative. Ovvero portano le sostanze
nel sud del mondo, dove ci sono guerra e fame, oppure dove c’è
qualcuno che possa garantire silenzio e rapidità. Il sud Italia è
pieno di navi “abbattute” e affondate con l’appoggio delle mafia.

Ora anche la Toscana potrebbe avere la
sua Jolly Rosso, sui fondali al largo di Livorno. Col suo carico di
morte. Ciò perchè un pentito di ‘ndrangheta sta parlando. I porti
di Marina di Carrara e La Spezia sono definiti “porti della nebbia”
perchè è da lì che sono poartite le navi dei misteri.

Legambiente, che da anni denuncia il
pericolo delle “navi a perdere” non ha dubbi: i rifiuti tossici
sono disseminati ovunque, in mare e sulla terra ferma. Vi sono valori
sballati dalla Basilicata alla Sicilia, dal Tirreno allo Ionio. E i rischi per la popolazione sono ritenuti alti e attuali.

La battaglia contro le eco-mafie dello
stato in questi anni è stata solo di facciata. Dove ci sono di mezzo
soldi e interessi forti nessuno si è mai mosso. La gente lo sa e
conta i suoi morti. Morti per le conseguenze (tumori…) oppure morti
perchè avevano capito qualcosa (Natale De Grazia è morto
misteriosamente il 13 dicembre 1995 durante il suo viaggio verso La
Spezia mentre conduceva indagini sui rifiuti tossici).

Le navi a perdere sono tante e sono
tante le responsabilità di chi sapeva e ha taciuto. La magistratura
di Paola (CS) ha responsabilità gravissime perchè ha ascoltato le
denunce della gente ed ha deciso di non dar seguito agli allarmi e
come dicono gli ambientalisti calabresi non deve essere lì la sede
d’indagine. Se si pensa che ad archiviare l’indagine della Jolly
Rosso fu proprio il Gip Fiordalisi, ovvero colui che si divertì a
costruire il processo contro il Sud Ribelle pochi anni dopo…

Jolly Rosso, Rigel, Four Star I, Marco
Polo, Koraline sono nomi di navi che non si scorderanno facilmente,
non lo scorderanno le famiglie colpite da malattie e non lo
scorderanno I popoli la cui terra è stata invasa da rifiuti tossici
scambiati con armi.

PS: e poi vogliono le centrali
nucleari…

C.Muraglione

Nuova_ecologia_inchiesta_navi_a_perdere_2008.pdf 

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