Complesso Marchesi, la linea Tirreno-Amministrazione e la vera questione urbana.

10 Novembre 2009: Conferenza delle associazioni contrarie alla demolizione del complesso Marchesi, densa di riflessioni e propositività. 12 Novembre 2009: La prima pagina del Tirreno rimanda, con un’immagine della struttura titolata “Un gigante da abbattere. O da salvare?”, a pagina undici, interamente dedicata alla questione (si vedano articoli unoduetre).

Il firmatario dell’articolo, Marco Barabotti, propone una miscela di informazioni senza cogliere la complessità della questione e tracciando invece due sponde molto semplificate sulle quali schierarsi, aggrappandosi poi a improbabili opinioni di studenti ormai ben oltre la scuola superiore (è infatti fornita come “voce degli studenti” quella di Valerio Capuzzi dei Giovani Democratici).

E’ da chiarire al Tirreno che il nocciolo della questione non è l’estetica, che opporrebbe architetti in difesa del “bello incomprensibile” e Amministrazione e cittadini richiedenti servizi e funzionalità. Questa è una strada in cui si vorrebbe portare la discussione per renderla più facile, ma non è così. Non è per questo che si sono mobilitati gli architetti d’Italia e, ancor più importante, non si sono mobilitati solo loro in difesa del complesso, ma una porzione ben più ampia di persone che raccoglie cittadini, insegnanti, studenti.

La questione è invece interamente e profondamente urbanistica e dunque intrisa della richiesta di funzionalità e soddisfacimento di bisogni. Ciò è confermato dal fatto che le critiche alla variante e alla demolizione del complesso provengono anche dall’interno dell’Amministrazione stessa e dalle associazioni che la struttura la vivono, ma per le quali il Tirreno non ha speso neanche una virgola.

E’ dunque una questione tutta pisana, che ha ricevuto però molta solidarietà. L’area deve restare – o cominciare ad essere ancora di più – a beneficio della città e additando il degrado per giustificare la demolizione della struttura, l’Amministrazione  non fa altro che puntare il dito contro di sé. E’ infatti lei stessa a dover ammettere errori e responsabilità nella gestione dell’area e di certo l’idea di costruire su terreni vergini le nuove scuole non è solo costosa in termini economici, ma anche stupida e miope in termini ambientali.

La pagina del Tirreno, incalzante e dirompente sulla questione, fa riflettere. Fa venire in mente che forse è stato toccato un nervo sensibile a cui sono necessariamente seguite manovre di vertice per far presa sull’opinione pubblica. E indirizzarla.

La partita è iniziata insomma, ci auguriamo che le molte voci contrarie all’Amministrazione vengano ascoltate, ma è evidente che dovranno fare molta fatica per farsi sentire da palazzi del potere sempre più sordi e mezzi di informazione chiaramente asserviti. Noi siamo qua e continueremo a dar voce alle istanze cittadine.

Zeliha P.

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11 Novembre, 2009

 

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