Otto anni di guerra in Afghanistan.

Locandina Giovedì 10 Dicembre alle
ore 21 presso il Polo Carmignani, il Gruppo Jagerstatter per la nonviolenza ed Emergency–Pisa presentano:
*Matteo Dell’Aira infermiere per Emergency in Afghanistan*Rita Cerri
ginecologa nell’ospedale di Emergency in Afghanistan*Paolo Busoni
collaboratore di
PeaceReporter.net

Il 7 ottobre 2001 cominciava la lunga guerra afgana, una guerra anche nostra.
Dopo otto anni (la seconda guerra mondiale ne durò “solo” sei), nessuno degli
obiettivi che ci avevano detto di voler raggiungere è stato raggiunto: gli organizzatori
dell’attentato dell’11 settembre sono ancora liberi, le donne sono ancora prigioniere
del burqa (e i loro diritti civili e politici stanno diminuendo sempre più).

I talebani sono molto più forti, soprattutto politicamente, e la loro influeza si è estesa
in Pakistan. In compenso il 90 per cento degli afgani è senza acqua potabile, le scuole
non ci sono, le strade costruite sono solo quelle che servono agli eserciti stranieri.
Ogni giorno spendiamo un milione e mezzo di euro per mantenere i nostri militari lì,
a fare la guerra. In otto anni, invece, solo 40 milioni di euro sono stati spesi per la
ricostruzione, la maggior parte dei quali tornati a casa sotto forma di consulenze e
appalti a società occidentali.

Quanti morti in otto anni di guerra? I dati ufficiali parlano di ventuno soldati italiani,
mille e quattrocento soldati alleati, seimila soldati e poliziotti afgani, circa
venticinquemila “gueriglieri talebani”, e quasi undicimila civili (di cui oltre tremila
uccisi negli attacchi talebani, e almeno settemila uccisi dalle truppe alleate – più di
tremila civili morirono nei soli bombardamenti aerei del 2001-2002).

Ma se pensiamo che ogni giorno sull’Afghanistan cadono decine di tonnellate di
bombe, e che la stessa NATO ammette che “è impossibile contare il numero delle
vittime dei bombardamenti”, ci vuol poco a capire che i morti civili sono molti di più.
E poi, la democrazia, in nome della quale da otto anni i nostri soldati ammazzano
persone: ci sono state due elezioni, una più farsesca dell’altra, il governo Karzai è
sempre più screditato, persino gli Stati Uniti hanno smesso di propagandare
l’”esportazione” della democrazia.

E poi, il traffico di oppio, che negli anni della guerra e dell’occupazione occidentale è
cresciuto esponenzialmente, mentre si colpiscoi piccoli coltivatori che non hanno
alternative e si lasciano arricchire oscenamente i grandi trafficanti, come il fratello
del presidente Karzai.

Uscire da questo pantano è terribilmente difficile, ogni giorno di più: ma di certo si
deve cominciare a interrompere la guerra, ritirare le truppe straniere, ricostruire
quello che è stato distrutto, ridare voce agli afgani.

fonte: PeaceReporter, settembre 2009

**locandina**

Giovedì 10 Dicembre alle
ore 21 presso il Polo Carmignani, P.zza Cavalieri, Pisa
Per info: 338.56.24.830 

Questa voce è stata pubblicata in Iniziative. Contrassegna il permalink.