Amministratori in piazza tra contraddizioni e piagnistei, manganelli e telecamere.

Pisa – Le istituzioni locali scendono in piazza
per dire no alle politiche sociali del Governo Berlusconi. Ma di autocritica
nemmeno l’ombra.
Le istituzioni locali, i sindacati e le
organizzazioni del terzo settore sabato 5 dicembre parteciperanno al presidio
in piazza prefettura, per chiedere finanziamenti maggiori, o perlomeno per
chiedere i finanziamenti già previsti e mai stanziati. Come avevano già fatto
notare in un documento unitario gli operatori e le operatrici sociali, il
taglio si aggira intorno al 50% dei finanziamenti.
 
La questione non è però così semplice come gli
enti locali vogliono farci credere. E’ vero, il Governo nazionale sta mettendo
in ginocchio il già precario sistema di welfare del paese e regioni come
Toscana ed Emilia Romagna sono le più colpite.
 
Ma questo non vuol dire che gli
enti locali siano senza responsabilità. Negli ultimi dieci anni, invece di
investire sul sociale con una progettualità di ampio respiro, le
amministrazioni hanno speso una montagna di soldi in interventi nella “sicurezza
ed il decoro urbano”, con l’impianto di decine di telecamere inutili ed
inutilizzabili (si parla di 900 mila euro), con l’assunzione di Vigili urbani
(ormai sceriffi con pistola spray e manganello), con la politica dei rimpatri
assistiti (siamo sicuri che chi è partito non sia già sul territorio?), con l’acquisto
di auto blu e con stipendi da manager (andate a vedere quanto prendono i
dirigenti di quel mostro ibrido che è la società della Salute, oltre i 100.000
euro l’anno).
 
E che dire poi della caccia al senegalese, ai
rom, alle prostitute, agli studenti, ai senza fissa dimora. Quello che
succederà domani sarà un paradosso.
 
Il sindaco vorrebbe farci credere che la
colpa è tutta del Governo nazionale, senza pensare minimamente al fatto che
proprio le sue ordinanze sono la natuale prosecuzione dell’aberrante politica
governativa. Una per tutte: Il Comune non ha chiesto i soldi per proseguire il
Progetto Città Sottili alla Regione, ma li ha chiesti solo per i rimpatri:
quindi non si tratta di taglio, ma di scelta politica.  E non è poco visto che decine di famiglie rom
saranno messe in strada….. o rimandati a casa loro con tanto di minori e
anziani.
 
Ma ancora più grave è il fatto che i servizi sul
territorio non hanno risorse per i propri utenti: strutture senza acqua calda o
riscaldamenti, orari di lavoro ridotti (già dall’anno scorso), e progettini da
pochi soldi per tenere la bocca chiusa al terzo settore.
 
Il terzo settore, con
notevoli differenze all’interno si divide tra coloro che “facendo gioco di
partito” (PD, naturalmente), tacciono perché sanno che tanto a loro le risorse
alla fine arriveranno in un modo o nell’altro e coloro che per paura di perdere
quel poco che hanno sono costretti a tacere. Questo gioco fa rimanere in vita
la Consulta, la SDS pisana, e tutte quelle parrocchie laiche e non che
sguazzano nella precarietà degli appalti, delle convenzioni, delle
esternalizzazioni.
Domattina in piazza ci saranno loro e basta?
 
Le
amministrazioni volevano portare in piazza gli utenti: porteranno in piazza i
rom che questo sindaco vuol mandare via? Porteranno in piazza i migranti che
arrestano e multano tutti i giorni per le strade cittadine? O i
tossicodipendenti e le prostitute (multate al posto di papponi e clienti
italiani) a cui volevano levare i progetti di strada (pare che però la Regione
abbia smosso dei fondi che naturalmente il comune non aveva chiesto…).
 
E gli operatori e le operatrici? Persi e dispersi
nella loro precarietà da 15 ore a contratto, senza garanzie sindacali e senza
garanzie sul lavoro, fluttuano nella contraddizione di chi inviperito vorrebbe
reagire e di chi vuole nicchiare, aspettando Godot, in attesa che la propria
parrocchia, associazione, cooperativa gli consenta di arrabbiarsi. Ma si sa, non si sputa
nel piatto dove si mangia.
 
Se qualcuno domani andrà in quella piazza dovrà
dirlo: anche Filippeschi e Cecchi hanno le loro responsabilità. E sono pure
grandi.
 
Qualche hanno fa c’era qualcuno che gridava "basta spese militari, servizi sociali gratuiti e popolari. Sarebbe il caso di gridarlo anche sabato davanti alla passerella delle amministrazioni locali.
 
C.Muraglione
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