Anche quest’anno, come da prassi, il nostro Ateneo ha approvato un bilancio previsionale per il 2010 in cui vengono applicati senza batter ciglio i tagli della 133.
Il rettore Pasquali naviga a vista: vive in un mondo fatto di fantasie di potere e gioca con i soldi degli altri, i soldi delle nostre tasse. E tutto questo negando ogni volta il confronto con chi l’università la vive e la costruisce giorno per giorno, anche se non è rappresentato in quegli organi accademici che fungono ormai solo da passacarte.
Per questo oggi, in occasione della seduta del consiglio di amministrazione, ancora una volta blindata all’esterno e all’interno, sia materialmente che nei contenuti, abbiamo deciso di attraversare questa data come momento di rilancio per un movimento che non si dà per vinto, che dà l’importanza che si merita al Rettore: nessuna…
Oggi abbiamo stampato le uniche banconote che il rettore si merita di gestire: quelle false! Le banconote dei suoi sogni, con al centro la sua effigie…le abbiamo donate al Rettore per realizzare un suo desiderio, ma anche per avere in cambio i soldi veri, quelli che ci spettano, quelli che devono essere investiti sull’università e sulla ricerca.
Sullo striscione appeso al rettorato c’era scritto “i conti non tornano, ridateci il denaro”. Non è uno slogan, è la dichiarazione di percorso che dovrà aprirsi e svilupparsi nei prossimi mesi, nelle facoltà, nei dipartimenti, nelle biblioteche, dove i tagli andranno ad incidere, ma dove c’è la possibilità di ribaltarli.
Oggi non abbiamo provato ad entrare nela seduta del cda: sappiamo che il bilancio si blocca nella realtà dei percorsi di lotta e nella realtà di un movimento che ha tutto il tempo per riesplodere, che ha tutto il tempo e la volontà di riprendersi il proprio diritto ad opporsi ad una classe dirigente (baronale e di governo), che è la prima causa della distruzione dell’università.
Oggi abbiamo deciso di riprenderci le strade, bloccandole, per affermare la centralità degli studenti in una città come Pisa, perchè i disagi per il traffico sono nulla in confronto a quelli che Pisa avrà senza l’università e senza i cinquantamila studenti che la rendono viva.
Da oggi ripartiamo, verso nuovi obiettivi. Il Rettore, nel pieno della crisi economica, è tornato al vecchio metodo commerciale del baratto: i tagli e la riforma in cambio del mantenimento dei privilegi. Non accettiamo baratti, non accettiamo i tagli, le riforme a costo zero, la precarietà, i privilegi di casta. La nostra università è qui, ora, nei percorsi di ricerca autonoma, nei conflitti sui saperi, nel confronto di idee: e qui e ce la riprenderemo.
I CONTI NON TORNANO, DOVETE DARCI IL DENARO
Oggi è il giorno dell’approvazione del bilancio previsionale 2010.
Ancora una volta il Rettore ha scelto di nascondere le sue scelte gestionali scellerate, con chiusure e decisioni blindate. Sappiamo bene da che parte ha scelto di stare l’amministrazione dell’università. Già dall’anno scorso, la 133 è stata resa operativa nel nostro Ateneo, scegliendo di tagliare su personale, servizi e qualità di didattica e ricerca, pur di avere l’onore rientrare tra gli “atenei virtuosi”e usufruire così di un piccolo sconto sui tagli.
Così, oggi la nostra amministrazione si ritrova di fronte una situazione che non è gestibile, se non gravando ulteriormente sulle spalle di precari e studenti. A inizio anno la CRUI ha dichiarato che non avrebbe approvato i bilanci senza un reintegro dei tagli. Ora , con una situazione aggravata dalla nuova riforma redatta dalla Gelmini, si prova ancora a navigare a vista, senza una politica ragionata in nessun settore.
Alle scarse capacità gestionali dimostrate già negli scorsi anni da Pasquali e dalla sua corte di vecchi baroni e provetti manager, si aggiunge di nuovo un atteggiamento di chiusura totale e becera. In un momento di crisi e di mancanza di finanziamenti devono essere precari, studenti, lavoratori a poter decidere su come rilanciare e gestire l’università. Queste componenti essenziali, che la rendono viva perché ogni giorno rendono possibile la produzione di un sapere di qualità, sono invece escluse e individuate come spese da tagliare per far tornare i conti in pari.
Tutti sanno che è già tanto tempo che i conti non tornano.
Se viviamo la crisi dell’università non è solo per i tagli della Gelmini, ma anche per gli interessi baronali che per troppo l’hanno gestita. Chi ci ha portato sull’orlo del baratro e ora prova a uscirne seguendo la linea aziendalista del governo, non merita di amministrare i nostri soldi.
Lo scorso anno l’approvazione del bilancio è stato un momento di grande elaborazione e rottura rispetto all’atteggiamento dei nostri organi accademici. Quello che ci ha insegnato è come la battaglia per strappare i fondi dalle mani di questo sistema vada fatta giorno per giorno, nelle facoltà e nei dipartimenti.
Al nostro caro Pasquali piace più giocare con l’edilizia e i mutui che trovare soluzioni per rilanciare didattica e ricerca, per questo oggi abbiamo deciso di dargli gli unici soldi che merita di gestire, quelli falsi.